Salvezza: le verità ancorate di M. Rizzo & L. Bonaccorso | Recensione

Pubblicato il 9 Maggio 2018 alle 10:00

Feltrinelli Comics porta nelle librerie un audace esperimento di graphic journalism su un tema tragico e terribilmente scottante come quello dell’ immigrazione.

Il clima politico dell’ultimo anno e le successive elezioni, oltre a non aver ancora fornito all’Italia un governo stabile, hanno lasciato in eredità ai cittadini un clima sempre più cupo, fitto d’odio e intolleranza e, cosa ancora più grave, con sempre meno speranza.

In un contesto così carico di tensioni, un fumetto capace di riportare in maniera intensa un’esperienza in mare a bordo di una nave da salvataggio, non può che far discutere e, forse, anche riflettere.

UNA NAVE CARICA DI PREGIUDIZI

Quando hanno deciso di imbarcarsi nel novembre 2017 sulla nave da salvataggio Aquarius di SOS Mediterranee, il duo siciliano composto da Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso sapeva di stare per iniziare, oltre che una profonda e intensa esperienza di vita, anche un lungo cammino contro i pregiudizi.

Parlare della trafila dei salvataggi dei migranti in mare significa imbattersi nei falsi complimenti “buonisti” delle persone pronte a mostrarsi e con l’onda dell’odio di chi, dal canto suo, crede che fatti come quelli riportati in Salvezza siano soltanto leggende metropolitane. Il rischio di prendere in pieno lo scoglio dunque, ovunque li avrebbe portati la corrente era, per il duo Rizzo – Bonaccorso, piuttosto alto. Ma quando il cuore, la passione e l’amore per la verità ti spingono oltre l’ostacolo, non c’è rischio che tenga e dunque l’Aquarius, attraverso Salvezza, ci guida verso un faro lampante, umile ed ultimamente così poco inseguito come quello della verità.

 

 

STAYING ALIVE

Il fumetto risulta essere il classico esempio di graphic journalism, dove il viaggio dei due astisti è descritto in maniera puntuale così come le persone con le quali sono entrati in contatto e le esperienze vissute a bordo dell’Aquarius: dall’equipaggio agli “ospiti” delle imbarcazioni, fra cui molti giornalisti, passando per le attività di esercitazioni, l’avvistamento dei barconi fino al vero e proprio salvataggio dei migranti. Salvezza si presta ad essere letto come un vero e proprio libro”didattico” ed informativo, con dati precisi e documentati introdotti da un tenero passerotto.

 

Potrebbe anche bastarci un approccio puramente didattico ed informativo, se pensassimo che le vicende riportate siano “solo”storia da ricordare e poi chiudere in un cassetto – ed effettivamente vicende simili sono già parte dei libri di scuola, ma come tutti sappiamo il passato non si può cambiare…a differenza del presente – e che in gioco ci siano solo dati, accessori da salvataggio, una semplice imbarcazione e non, principalmente, vite umane.

Quest’ultimo punto è, ovviamente, il cuore del viaggio e del reportage fatto dai due autori: le persone, le loro vite e soprattutto il terribile contesto dietro ai viaggi in mare, gestiti e regolati da un vero e proprio traffico scaturito dall’instabilità politica della Libia, sono il punto nevralgico della discussione.

 

“Non scappano mica tutti dalla guerra” è il luogo comune più usato da politici e cittadini, come fosse un hashtag da appiccicare alle proprie frustrazioni nate, magari anche giustamente, da problemi più complessi e radicati piuttosto che dall’arrivo di un semplice migrante.

E’ vero, quest’ultimo potrebbe decidere di partire anche “solo” per sfuggire alla leva obbligatoria, per far fruttare al meglio una laurea ottenuta, o anche semplicemente per un “banale” senso di libertà, ma quando l’unico modo per partire è finire su un barcone illegale ormeggiato in Libia, dove il caos regna sovrano, la guerra prima o poi ti raggiunge. E’ dura, scomoda e parecchio complicata, ma dobbiamo guardare in faccia la realtà e completare, nella nostra profonda intimità, il viaggio fatto dai due artisti. Non possiamo e non dobbiamo fermarci, semplicemente, ai meri costi di tutti i salvataggi poiché sarebbe davvero un insulto alla nostra umanità.

ANCORA DI SPERANZA

Attraverso dialoghi essenziali, disegni sfumati con poche tonalità cromatiche ma pieni di un’immensa carica emotiva, Salvezza non vuole essere un semplice reportage su come si svolgono i salvataggi nel Mediterraneo: vuole essere uno strumento per impedire che essi avvengano, per impedire ai trafficanti di persone di arricchirsi, per evitare a donne, uomini e bambini di morire verso un sogno che dovrebbe semplicemente essere una possibilità di una vita diversa, quella stessa possibilità che a noi europei sembra sia implicita alla vita di ogni essere umano.

Proviamo per una volta a chiudere gli occhi ed aprire mente e cuore, onde evitare di vivere una vita scheletrica, al pari del povero passerotto-guida alla fine del viaggio… per i fantasy e per i fumetti dei supereroi, ci sarà tempo domani.

 

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