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Recensione: Kobane Calling di Zerocalcare, un libro importante

Federico Salvan 13/04/2016

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Nel gennaio 2015 Internazionale pubblicò il primo di reportage a fumetti (o “storioni” come preferisce chiamarli Zerocalcare) realizzato durante e in seguito alla spedizione organizzata dall’associazione Rojava Calling a cui il fumettista ha partecipato per sostenere la resistenza curda di Kobane, che si oppone all’ISIS tra Siria e Turchia. Arriva ora il volume con tutte le storie dal Kurdistan dall’autore di Rebibbia.

… e bello. Importante e bello. A renderlo importante sono le storie, i temi e le persone che il Michele Rech AKA Zerocalcare testimone ci mette dentro, mentre a renderlo bello ci pensa il Michele Rech AKA Zerocalcare fumettista.

Che poi sono una persona sola, fortunatamente, cosicché testimonianza e racconto a fumetti si bilanciano egregiamente appoggiandosi alla formula ormai collaudata del far uso di riferimenti pop o situazioni familiari a tutti per far entrare subito il lettore in quello che sta leggendo.

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Formula che tuttavia qui Zero usa molto meno del solito (e mai quando lascia la parola alle testimonianze dirette, segnalate da pagine col bordo nero), giustamente preoccupato che l’abuso potesse banalizzare gli eventi che racconta, a cui evidentemente tiene in maniera particolare e che meritano un po’ di approfondimento.

Kobane Calling è il reportage sui tre viaggi fatti dal fumettista di Rebibbia tra Turchia, Siria e Iraq nei territori che il popolo curdo (che vive costantemente represso in quegli stati) rivendica e difende dall’ISIS con ben poco appoggio (eufemismo) da parte dei “vicini” formalmente alleati nella lotta al Califfato.

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Territori che i curdi stanno anche provando a riorganizzare e governare seguendo principi progressisti su emancipazione femminile, libertà religiosa e tutela dell’ambiente. Lì, portando aiuti umanitari, l’autore ha incontrato guerrigliere, funzionari statali corrotti e profughi con alle spalle torture e persecuzioni.

Leggendo Kobane Calling capita spesso di fermarsi un attimo per riflettere fissando il vuoto e un posto molto lontano (3400 km da Roma secondo Google Maps).

Ma capita anche di sogghignare (Là! sui monti di Qandil! Dove il cielo è sempre blu!) e soprattutto di immergersi nelle storie dei personaggi, anzi, delle persone che animano e sono al centro del racconto con le loro esperienze drammatiche, i momenti toccanti o catartici.

Oltre che di persone questo è anche un libro di ideali, che per Zero trovano una sublimazione e un’applicazione pratica nella lotta dei curdi per l’autodeterminazione e nella loro resistenza ai tentativi diretti (dei terroristi in nero e dei turchi) e indiretti (della politica occidentale indifferente per convenienza) di soffocarli.

Inutile negarlo, è un libro politico, anche se nel senso più alto. Fa capolino inoltre nelle sembianze di un burbero mammut il familiare tema dell’appartenenza, del trovare un posto nel mondo.

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Zerocalcare porta tutto sulla pagina con affetto ma dimostrando un piglio da graphic journalist inaspettato – anche nella costruzione delle tavole e delle schede esplicative – e una curiosità, dovuta anche alle ansie che chi ha già letto qualcosa di suo conosce bene, che gli ispira domande e dubbi che sono anche i nostri.

Non è inaspettata invece la decisione con cui affronta argomenti scottanti come il ruolo della Turchia nella guerra all’ISIS, minaccia sempre presente nel libro ma mai fisicamente, al contrario dei turchi.

Meno personale dei suoi lavori passati – ne è un indizio la rarefatta presenza del fedele Armadillo, sostituito dal un più inquisitorio “mammut dell’appartenenza” – Kobane Calling funziona proprio perché Zerocalcare riesce riesce a renderlo, come al solito, personale per tutti e a raccontare situazioni e avvenimenti alieni per un lettore italiano con le consuete onestà, empatia e ironia. E che la smetta di preoccuparsi, i suoi “pipponi” non annoiano nessuno.

Merita di essere commentato anche il libro come oggetto: grazie alle grandi dimensioni e alla copertina rigida dai bei colori il volume Bao fa un’eccellente figura anche come coffee table book, ruolo nel quale darebbe sicuramente il via a discussioni interessanti in salotto.

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Kobane Calling non è tuttavia importante solo per ciò di cui parla, ma molto più prosaicamente per ciò che ha generato: un libro a fumetti stampato in 100.000 copie la sera del suo debutto ha portato in quattro librerie italiane migliaia di persone e troupe di diversi tg.

E ci è riuscito raccontando non di Cavalieri dello Zodiaco o zombie, ma di ISIS, Kurdistan e PKK. Un risultato ottenuto grazie al nome del suo autore (ma quando diventerà un successo lo sarà in virtù dei suoi propri meriti) e che probabilmente porterà a qualche riflessione nel mondo del fumetto.

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