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Orfani n. 1 – La recensione di Sergio L. Duma

Sergio L. Duma 17/10/2013

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Arriva una delle serie più attese del fumetto italiano: Orfani, serial a colori made in Bonelli scritto da Roberto Recchioni e disegnato da Emiliano Mammucari. Chi sono gli Orfani e che in contesto agiscono? Scopritelo in questo nuovo fumetto fantascientifico!

orfani 1 bonelliOrfani n. 1

Autori: Roberto Recchioni (soggetto e scenggiatura), Emiliano Mammucari (Disegni), Massimo Carnevale (copertina)

Casa Editrice: Sergio Bonelli Editore

Genere: Fantascienza

Provenienza: italia

Prezzo: 4,50 euro

Data di pubblicazione: 16 ottobre 2013

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Di Orfani si sapeva tutto già prima dell’uscita. Che cioè si sarebbe trattato di un fumetto fantascientifico ambientato in un contesto distopico. Che sarebbe stato scritto da Roberto Recchioni e disegnato da Emiliano Mammucari. Che sarebbe stato pubblicato dalla Bonelli e che per la casa editrice avrebbe rappresentato un momento importante perché concepito a colori. Non che gli albi a colori fossero mai mancati e tutti ricordano gli albi di serie che raggiungevano il traguardo del centesimo, duecentesimo e trecentesimo numero che si fregiavano, appunto, della stampa a colori; oppure le collane satellite dedicate a Tex, Dylan Dog e Zagor, anch’esse a colori.

Orfani però si distingue poiché verrà pubblicata regolarmente in questa maniera e le suggestioni del technicolor sono una parte fondamentale dell’operazione. Grazie a una campagna pubblicitaria indovinata, Orfani ha suscitato subito curiosità. E questo albo iniziale introduce i lettori nell’universo narrativo concepito da Recchioni.

Ci troviamo sulla terra ma non quella che conosciamo. C’è stata infatti una catastrofe che ha decimato milioni e milioni di persone. E la storia parte in quarta con immagini scioccanti di distruzione degne dell’Armageddon che possono far pensare a certi manga (a me è venuto in mente, facendo le debite proporzioni, l’inizio di Akira). E quella della Sagrada Familia ridotta in macerie è, nello specifico, la più destabilizzante.

orfani 1 shoot

Poi si passa alla storia vera e propria in un periodo successivo alla tragedia. I superstiti fanno parte di un esercito (non si capisce se si tratta di un’organizzazione globale ma sicuramente avremo dettagli nei prossimi episodi) che si oppone ai responsabili del disastro. Un popolo alieno ha infatti sferrato un attacco al nostro pianeta per ragioni per il momento imperscrutabili e i terrestri rimasti intendono regolare i conti. O perlomeno queste sono le intenzioni della dottoressa Juric, donna forte e volitiva, e del colonnello Nakamura. A loro spetta il compito di addestrare un gruppo di ragazzini, trasformandoli in guerrieri pronti a confrontarsi con gli extraterrestri.

La story-line accelera ulteriormente quando Recchioni ci presenta gli Orfani del titolo che dovranno superare prove difficili per diventare soldati. Ognuno di essi ha una personalità ben delineata e tra essi spiccano il pestifero Ringo e la sensibile Sam. L’autore descrive efficacemente le non facili interazioni tra i componenti della squadra e non mancheranno sorprese di impostazione claremontiana, dal momento che non è detto che tutti riusciranno a cavarsela. Recchioni inventa quindi un mondo impazzito che ha negato la loro infanzia forse ispirandosi agli inquietanti pargoli de ‘Il Signore delle Mosche’ di William Golding.

orfani 2 shoot

D’altronde, il citazionismo, vero e proprio marchio di fabbrica del suo stile, è onnipresente e Orfani risente del cinema di fantascienza degli ultimi decenni, dei comic-book sci-fi, dei manga e dei videogames. Non c’è nulla di originale ma non si scade mai nella mera imitazione e Recchioni imbastisce una story-line avvincente, intrigante, valorizzata da un ritmo veloce e adrenalinico di impronta statunitense; i dialoghi sono secchi e graffianti e non è trascurabile l’intensa introspezione del monologo iniziale che contribuisce a rendere più scioccante la sequenza d’apertura.

orfani 3 shoot

Qualcuno, ragionando sull’opera, ha tirato in ballo il fascismo ma mi pare un’esagerazione. Non credo che Orfani possa essere ridotto a una semplice operazione ideologica. C’è un elemento militarista, specialmente nelle pagine conclusive dell’episodio, ma magari Recchioni ha solo voluto delineare una trama all action ispirandosi alle fantasie tecnologiche di Robert A. Heinlein che con troppa faciloneria negli anni settanta fu tacciato di fascismo, mentre era al massimo un conservatore convinto sostenitore della supremazia bellica statunitense (e che scrisse pure ‘Straniero in Terra Straniera’, a favore della rivoluzione sessuale e non a caso apprezzato da certe frange del movimento hippy).

Orfani è valido anche per la parte grafica e il penciler Emiliano Mammucari con il suo tratto fluido, elegante, semplice e raffinato nonché fortemente cinematico (che farebbe un figurone in un comic-book Marvel o DC), svolge un lavoro eccellente, caratterizzando in modo efficace i personaggi e rappresentando abilmente i paesaggi desolati della terra distrutta dagli alieni e gli ambienti futuribili. E si rivela impeccabile sia nelle tavole più riflessive sia in quelle imperniate sull’azione frenetica con esiti di notevole bellezza formale. Considerando poi che Orfani è la prima serie regolare made in Bonelli a colori, non si possono non citare i bravissimi Lorenzo De Felici e Annalisa Leoni che con le loro scelte cromatiche, a volte vivide e intense, a volte crepuscolari e tenui, si dimostrano più che adatti a questo prodotto. Va inoltre segnalata la splendida copertina di Massimo Carnevale. Nel complesso, quindi, Orfani merita un tentativo.


Voto: 8

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