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Inner City Blues, la recensione

Sergio L. Duma 13/03/2014

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Volete scoprire un interessante fumetto blaxploitation? Allora leggete Inner City Blues, realizzato dal duo Ammari-B/Bruno. Gangster, spogliarelliste, spacciatori, jazz e funk sono gli ingredienti di una graphic novel che vi coinvolgerà.

inner City Blues coverInner City Blues

Autori: Fatima Ammari-B, Bruno (testi), Bruno (disegni)

Casa Editrice: Bao Publishing

Genere: Blaxploitation

Provenienza: Francia

Prezzo: € 16,00, 18 x 25, pp. 144

Data di pubblicazione: marzo 2013

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Si intuisce sin dal principio che un fumetto intitolato Inner City Blues ha a che fare con l’immaginario black statunitense. Non a caso si riferisce a una delle canzoni più celebri di Marvin Gaye. E in effetti quest’opera realizzata da Fatima Ammari-B e da Bruno è un tipico esempio di storia rubricabile nel genere blaxploitation, nato negli anni settanta e rappresentato da pellicole cinematografiche incentrate su detective di colore le cui storie, ironiche e violente, erano ambientate nei ghetti delle grandi metropoli americane.

Gli autori hanno voluto fare un omaggio a quella stagione creativa e in effetti la story-line, veloce e sincopata, strizza appunto l’occhio alle atmosfere di quei film. C’è pure un’attitudine alla Quentin Tarantino che negli ultimi anni ha sdoganato la blaxploitation, un tempo reputata di serie b, e non mancano dialoghi sarcastici e sopra le righe che fanno indubbiamente pensare allo stile del regista di Pulp Fiction.

inner City Blues 01

La storia inizia con un equivoco. Due fratelli, mezze tacche che bazzicano l’ambiente criminoso, rubano un’auto ma commettono un errore clamoroso poiché l’automobile in questione appartiene a un potente malavitoso. I Brown, questo il nome dei fratelli, capiscono quasi subito di essersi messi nei guai e cercano di rimediare come meglio possono. Il boss, tuttavia, decide di essere magnanimo e ordina loro di fare un lavoro. I due naturalmente accettano ma, come è facile prevedere, la situazione diventerà complicata.

Il boss fa parte di un cartello criminale composto da vari gangster in lotta tra loro e pronti a farsi le scarpe a vicenda. Dediti al traffico di droga, sono disposti a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere gli obiettivi. Date le premesse, sembrerebbe che la trama sia carica di suspense e tensione, in ossequio alla tradizione crime. Ma Inner City Blues è divertente e l’opera potrebbe essere interpretata come una parodia del genere blaxploitation. Un particolare interessante è dato dall’esasperato citazionismo presente nella sceneggiatura. Gli autori infatti si collegano al jazz, al blues e specialmente al funk degli anni settanta. Abbondano perciò i rimandi ad Isaac Hayes, a Sun Ra e a Curtis Mayfield. E si prendono di mira certi attori di Hollywood, per esempio Tom Cruise e John Travolta, i cui nomi vengono piacevolmente storpiati.

E ci sono sfottò persino nei confronti di movimenti pseudo religiosi come Scientology, considerati alla stregua di attività losche buone a spennare soldi agli sprovveduti. E dal momento che stiamo ragionando su una storia blaxploitation non mancano inseguimenti, sparatorie, locali fumosi, discoteche e procaci spogliarelliste afro. Il ritmo della story-line è veloce e adrenalinico e ha il pregio di tener desta l’attenzione del lettore.

inner City Blues 02

La parte grafica di Bruno è forse l’elemento debole del volume. Non che il suo stile non sia valido, tutt’altro, ma l’impostazione cartoon e sostanzialmente umoristica non sempre è adatta alle situazioni rocambolesche della trama e forse un tratto più realistico sarebbe stato preferibile. Ciò non toglie che Bruno sia in grado di impostare le tavole in maniera dinamica; è evidente specialmente nelle sequenze degli inseguimenti notturni che hanno la valenza di un cartone animato; e bisogna tenere d’occhio le tavole finali imperniate su un incredibile incidente automobilistico.

Inner City Blues, a mio avviso, non è un capolavoro ma è comunque un’opera da prendere in considerazione, anche perché non sono numerosi i fumetti blaxploitation presenti in fumetteria. Si tratta dunque di una proposta editoriale diversa dalle solite che potrà interessare gli estimatori della cultura black, del funk e delle gloriose pellicole stile Shaft.

Voto: 6 ½

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