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L’Età dell’oro Vol. 1 di Pedrosa e Moreil | Recensione

Davide Landi 26/09/2018

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Bao Publishing ci presenta in edizione italiana il primo volume della saga L’Âge d’or di Dupuis.

Siamo nel Medioevo, più o meno nel XV secolo. Tilda è l’erede naturale del regno, dopo la morte del padre. Tuttavia, a causa di una congiura di palazzo guidata dal futuro reggente Vaudémort, viene estromessa dalla successione al trono e sostituita da suo fratello minore, con il beneplacito della regina.

La principessa si trova dunque da sola a corte, con l’unica eccezione dei suoi fedeli amici Tankred e Bertil; non le resta che accettare l’esilio sull’isola di Malefosse e, quindi, lasciare il castello accompagnata solo da alcuni fedeli servitori. Tuttavia, Tilda ha un carattere forte e non ha certo rinunciato al proposito di riprendere ciò che suo padre, il re, le aveva lasciato: il trono. A lei presto si aggiungeranno anche Tankred e Bertil, che credono in lei e cercheranno di realizzare i suoi propositi. Iniziano così le loro avventure per portare nel regno quella che viene considerata “l’Età dell’oro”…

Ci troviamo di fronte apparentemente ad una storia che vuole essere l’erede moderno di un romanzo medievale, frutto di una tradizione secolare sviluppatasi proprio nella Francia settentronale, ma che molto anche deve alla tradizione occitanica del meridione; e ci riesce anche molto bene, non solo grazie alle tematiche, ma anche per lo stile grafico adottato.

La storia all’inizio sembra piuttosto banale: una principessa, legittima erede al trono, viene spodestata da una congiura di palazzo ordita da un nobile malvagio, che la costringe all’esilio. Ma non fermatevi alle prime pagine, perchè la trama poi si amplia e non poco, coinvolgendo personaggi ben studiati e che dimostrano di essere persone con propri ideali e propri pensieri, ma tutti legati da un manoscritto, L’Età dell’oro. Per esempio Bertil, che nelle prime pagine potrebbe essere il tipico interprete degli ideali dell’amore cortese verso la sua principessa, si rivela un uomo moderno e progressista, che non rinuncerà a far valere i propri pensieri per far accadere ciò che ritiene giusto che accada.

 

E c’è spazio anche per una visione femminista di una Comune, in un tempo in cui evidentemente ciò era difficilmente immaginabile. Come molto moderna è anche la figura della principessa, che non ha bisogno del classico principe, ma impara che non si può fare tutto da sola (un altro stacco dall’idea dell’eroe senza macchia). Il tutto si muove, poi, in un clima in cui il popolo vede nella rivoluzione l’unica speranza per non soffrire più l’oppressione dei potenti senza le garanzie della legge (una pre-lotta di classe).

Roxanne Moreil e Cyril Pedrosa, dunque, riescono a inserire il proprio pensiero e la propria visione nei personaggi, cercando di far riflettere anche il lettore sulle diverse visioni del mondo che animano i protagonisti e per le quali tutti si battono, giuste o sbagliate (ma comunque moderne) che possano sembrare.

Ciò che tuttavia riesce a dare l’idea di trovarsi immersi in un romanzo medievale è l’arte di Cyril Pedrosa (Portugal), che si caratterizza soprattutto per un magistrale uso del colore e per un riferimento artistico che si richiama proprio ai libri miniati appunto di fattura medievale, riuscendo ad immergere il lettore in queste atmosfere lontane e fantastiche, che tuttavia si riversano in tavole dinamiche, frutto anche dell’esperienza che Pedrosa ha maturato nel mondo dell’animazione, anche per Disney (Hercules).

 

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