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Fight Club 2: un sequel che non convince [Recensione]

Emiliano Sportelli 07/12/2016

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La Bao Publishing porta in Italia il sequel di Fight Club, fortunato libro di Chuck Palahniuk dal quale Fincher ha poi tratto l’omonima e ancor più fortunata pellicola cinematografica.

Il problema principale di un sequel (che sia un libro, film o fumetto) è sempre quello di non riuscire a scrollarsi di dosso l’ombra dell’esordio, soprattutto se questo si è rivelato essere di alto livello. Si cade spesso nell’errore di aspettare un “prodotto” di spessore solo perché c’è stato un primo libro/film o fumetto di grande valore.

È proprio ciò che è accaduto con il fumetto Fight Club 2, che paga e non poco la forza narrativa posseduta dal primo libro di Chuck Palahniuk, libro che in realtà non ebbe un impatto eccezionale se non dopo il film di David Fincher con Edward Norton e Brad Pitt. In questo secondo episodio, dove c’è sempre Palahniuk a metterci la penna, l’errore di non riuscire a scostare il successo dell’esordio e concentrarsi esclusivamente sul nuovo capitolo è stato purtroppo inevitabile.

Edito in Italia dalla sempreverde Bao Publishing, Fight Club 2 ha la pretesa di essere quasi una sorte di sequel del più famoso predecessore. Palahniuk ce la mette davvero tutta per proporre un lavoro degno di questo nome, ma il risultato che ne vien fuori è un semplice non-prodotto, quasi una storia no-sense che lascia il lettore senza un’idea chiara di cosa accade.

Troviamo sempre il vecchio Tyler Durden, e il gioco del doppio (che tanto aveva attirato la curiosità del lettore nel primo capitolo) in Fight Club 2 risulta quasi inutile. Gli scambi di personalità hanno l’aria di un già visto e non creano quel motivo di “trasporto” che in realtà dovrebbero avere.

Una storia anche difficile da recensire proprio perché sconnessa e senza dei punti cardini che la tengano in vita. Quelle pillole e petali di rose messe a livello di pagina, quasi “oggetti esterni” a coprire parti dei dialoghi, rendono anche la lettura una difficile attività; difficoltà tecniche che sembrano quasi combaciare con l’ardua scelta stilistica dello scrittore americano il quale, decide di entrare egli stesso nel fumetto per cercare di uccidere Tyler Durden con la sua scrittura.

Il disegno di Cameron Stewart insieme ai colori di Dave Stewart sono l’unica nota positiva di questa graphic novel. Un tratto che riempie la pagina e maschera una scrittura troppo asciutta e senza un filo ben chiaro; il colore risalta ancora di più l’alto livello di stile raggiunto da Stewart mettendo sullo stesso piano disegno e colore che si uniscono in una sorta di simbiosi.

Chuck Palahniuk delude e non poco (le pretese nei suoi confronti sono sempre tanto alte); il suo sembra quasi esser stato un modo per attirare quei fans ai quali basterà leggere il titolo del fumetto per correre subito a comprarlo. Non c’era certo bisogno di un sequel di Fight Club anche perché il “primo capitolo” (meglio se fosse rimasto “l’unico capitolo “) era già di per sé più che valido.

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