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Castro di Reinhard Kleist, la biografia a fumetti [Recensione]

Sergio L. Duma 12/02/2017

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Chi era veramente Fidel Castro? Un rivoluzionario amante del popolo o uno spietato dittatore? Prova a darci una risposta Reinhard Kleist in questa biografia a fumetti pubblicata da Mondadori Comics!

In più di un’occasione ho scritto che il fumetto, grazie alla sua immediatezza, è adatto alla narrazione di eventi realmente accaduti e di biografie di personaggi storici.

E questo volume su Fidel Castro, una delle personalità più discusse e controverse di sempre, è l’ennesima dimostrazione. Se devo essere sincero, prima di leggere quest’opera di Reinhard Kleist  non ero entusiasta, non essendo mai stato, francamente, un estimatore del cosiddetto Lider Maximo.

Mi aspettavo un lavoro favorevole alla figura di Castro. Per fortuna, mi sbagliavo. Kleist ha infatti deciso di raccontare l’intero percorso esistenziale di Fidel senza ignorarne gli aspetti più detestabili e discutibili.

E lo fa tramite la figura di Karl Mertens, giornalista giunto a Cuba per intervistare Castro e che poi, intrigato dal suo carisma, decide di stabilirvisi definitivamente, divenendo uno strenuo sostenitore della rivoluzione.

All’inizio del libro, Kleist ce lo presenta ormai stanco e invecchiato ed è lui che rievoca i giorni gloriosi del passato. Tuttavia, all’interno della sua narrazione ce ne sono altre, quelle delle persone che per una serie di circostanze hanno avuto a che fare con Castro.

In pratica, quindi, la sceneggiatura è composta da storie incastonate in altre storie e un simile artificio dà modo all’autore di dimostrare le sue indubbie capacità di scrittura.

Il ritmo della story-line è serrato e adrenalinico, senza molti momenti introspettivi. Kleist opta per i registri espressivi del genere avventuroso; e in effetti, perlomeno in principio, Fidel sembra un eroe dei romanzi e dei film.

Lo vediamo dunque adolescente irrequieto e già ribelle mentre studia dai gesuiti e ha un rapporto difficile con il padre. E lo seguiamo negli anni successivi, quando inizia a sviluppare idee e opinioni personali che lo spingeranno a contrastare il regime di Fulgencio Batista.

Nella visione di Kleist, Fidel è un uomo che crede fermamente nelle sue idee, tanto da rifiutarsi di prendere in considerazione la realtà effettiva delle cose. Un individuo animato da un’utopia. Il paradiso da lui vagheggiato, però, si trasforma in un inferno, non appena ottiene il potere.

Ed è qui che Kleist non si allinea al conformismo e ce lo descrive come ciò che realmente è: un cinico dittatore, pronto a eliminare chiunque osi contraddirlo; un perfido tiranno che fa eliminare coloro che possono ostacolarlo; un despota che reprime la libertà d’espressione, incarcerando poeti e scrittori; un ipocrita che parla di benessere mentre il popolo cubano fa la fame; un omofobo che costringe gli omosessuali a vivere nel terrore. In pratica, il vero Fidel Castro.

Kleist, tuttavia, denuncia altresì quegli intellettuali che hanno difeso a spada tratta Fidel, rifiutandosi di vedere la realtà perché soggiogati dalla personalità di un uomo fuori dal comune e obnubilati da un’ideologia fallimentare.

Costoro sono rappresentati dallo stesso Mertens che, in maniera decisamente ottusa, lo giustifica sempre e comunque, arrivando persino a compromettere il rapporto con la donna che ama, un’ex rivoluzionaria che invece comprende la vacuità e l’insensatezza dei discorsi retorici del Lider Maximo.

I testi e i dialoghi di Kleist sono curati ed efficaci. L’autore si è occupato inoltre dei disegni, optando per uno stile naturalistico e dettagliato, a tratti legnoso, che non concede nulla all’estetica.

Con un bianco e nero suggestivo, rappresenta in modo convincente gli ambienti di Santiago De Cuba e personaggi come Che Guevara, Kruscev, Nixon, lo stesso Fidel e gli altri attori di pagine fondamentali e cruciali della storia del Novecento.

Soprattutto riesce a evocare il magnetismo di un uomo che, al di là delle sue mancanze, ha ammaliato molte persone.

Castro, a mio avviso, più che essere la cronaca di un percorso esistenziale, è la cronaca di un fallimento chiamato rivoluzione, nonché un’aspra condanna di una delle personalità più negative del Novecento.

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