Wheeling e Leggende Indiane di Hugo Pratt – Recensione

Pubblicato il 27 Novembre 2012 alle 10:32

Arriva in libreria uno dei capolavori del leggendario Hugo Pratt: Wheeling, intrigante romanzo grafico ambientato nell’entroterra americano, corredato dalle Leggende Indiane, sempre illustrate dal padre di Corto Maltese!

Wheeling e Leggende Indiane

Autore: Hugo Pratt (testi e disegni)

Casa Editrice: Rizzoli/Lizard

Provenienza: Argentina

Genere: Western

Prezzo: € 22.00, 17 x 24, pp. 304, b/n

Data di pubblicazione: ottobre 2012

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Come i suoi estimatori sanno, Hugo Pratt non è solo l’autore di Corto Maltese e nel corso della sua attività artistica il compianto maestro ha avuto modo di realizzare altre pregevoli opere. Una di esse è Wheeling, da tempo pressoché introvabile in Italia e che ha assunto con il passare del tempo una valenza quasi mitica. Classificarla in un genere preciso è arduo. Scelgo di utilizzare il termine western ma chiarisco che, pur presentando elementi che possono far pensare a questo tipo di storie, Wheeling non si riduce ad essere una mera vicenda di bianchi e indiani in lotta tra loro.

Una delle tematiche fondamentali è costituita dalla colonizzazione dell’Ovest nordamericano e bisogna specificare che la storia, decisamente complessa nella concezione e di ampio respiro, ebbe una lunga gestazione. Originariamente serializzata negli anni sessanta sulla rivista argentina Misterix, rimase incompiuta finché Pratt la riprese in Francia all’inizio degli eighties per concluderla nel 1995, poco prima della sua scomparsa. E il lettore attento, infatti, vedrà che l’opera presenta differenze stilistiche; in principio il disegno è più realistico mentre gli ultimi capitoli hanno il tratto stilizzato tipico del Pratt della maturità.

L’attuale edizione Rizzoli/Lizard merita di essere presa in considerazione poiché Wheeling è uno dei vertici artistici del maestro. Malgrado la story-line sia ricca di personaggi, i protagonisti principali sono due ragazzi: un inglese snob appartenente a una famiglia aristocratica; e un americano, più semplice e ingenuo. I due sono coinvolti in una serie di conflitti collegati alla faticosa opera di colonizzazione. Basta un pretesto, in questo caso l’uccisione di una donna indiana, per scatenare un dissidio che causerà centinaia e centinaia di morti.

La denuncia della guerra è onnipresente e Pratt utilizza toni conradiani (con echi di Stephen Crane) per analizzare l’ambiguità dell’animo umano in balia di sentimenti contraddittori. Spesso i due adolescenti dimostrano di odiare le uccisioni, gli scontri sanguinosi, le battaglie, i disagi della vita nell’esercito, in poche parole, l’istinto bellico; ma, in una sorta di ‘divided attitude’ shakesperiana, se ne sentono pure attratti, ammaliati dallo spirito di avventura e da un’esaltazione del concetto di eroismo e del senso militaresco del dovere. A un livello superficiale si potrebbe pensare che in Wheeler si parli di una lotta tra bianchi e indiani. Ma non è esattamente così, sebbene i pellirossa giochino un ruolo importante e sovente possano sembrare i villain della situazione.

Non esistono etichette predefinite: i bianchi considerano gli indiani inferiori; ma nemmeno loro sono uniti e il razzismo e le discriminazioni (altri temi rilevanti della saga) dilagano. Gli inglesi, per esempio, reputano gli americani meri sempliciotti e li trattano in modo sprezzante. E questi ultimi non stimano i britannici. E persino tra gli indiani esistono divisioni, con le numerose tribù caratterizzate da mentalità e tradizioni divergenti. Le amicizie e le alleanze sono labili. Ci si può schierare con un bianco e poi magari, a causa degli eventi, combattere fianco a fianco con un indiano. Pratt ci fa quindi comprendere che le contrapposizioni sono il male endemico della natura umana ed è tale aspetto a provocare le guerre.

La trama ha un incedere lento e riflessivo e i testi di Pratt sono di livello letterario, valorizzati da un lirismo e un’intensità notevoli e da dialoghi di una profondità innegabile. Ciò non significa che manchi l’azione ma il tono generale è malinconico e crepuscolare. Dal punto di vista grafico, ho già scritto che ci sono stili diversi. La prima parte è, a mio avviso, più convincente, ma è questione di gusto personale poiché preferisco il Pratt prima maniera a quello degli ultimi anni di attività.

In ogni caso, l’artista fa un lavoro spettacolare, rappresentando da par suo i soldati, le battaglie, le stazioni militari, i campi insanguinati dalle sparatorie, gli accampamenti indiani, i suggestivi paesaggi di un continente ancora tutto da scoprire con un segno essenziale e altamente espressivo; ed è abilissimo nella raffigurazione delle emozioni e si concentra sugli sguardi dei personaggi che evocano sensazioni forti così come forti sono le loro esperienze.

Il volume include un altro gioiello: Le Leggende Indiane. Si tratta di brevi storie che hanno a che fare con vicende mitiche riguardanti gli indiani d’America. Nell’arco di quattro pagine, con tavole che presentano due o al massimo tre grandi illustrazioni, Pratt si avvicina al mondo dei pellerossa con rispetto, descrivendo gli svariati aspetti della loro civiltà. È notevole la mutevolezza delle atmosfere narrative: c’è il western, ma anche l’umorismo e il fantasy e il disegno è di una raffinatezza incredibile. E il libro si conclude con alcuni delicati acquerelli che rivelano il talento pittorico del padre di Corto Maltese.

Wheeling e Leggende Indiane vale l’acquisto, anche se avrei preferito leggere un’introduzione relativa all’opera in questione, e devo evidenziare pure che una delle Leggende Indiane è stata pubblicata due volte.


Voto: 8 ½

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