Transmetropolitan n. 4 – Recensione

Pubblicato il 24 Novembre 2012 alle 12:00

Continuano le provocatorie e trasgressive avventure del reporter Spider Jerusalem in una delle serie Vertigo più dirompenti di sempre! Cosa accade quando il mondo distopico ideato da Warren Ellis è alle prese con le elezioni presidenziali?

Transmetropolitan n. 4

Autori: Warren Ellis (testi), Darick Robertson (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Provenienza: USA

Genere: Fantascienza

Prezzo: € 13,95, 16,5 x 25,6, pp. 160, col.

Data di pubblicazione: ottobre 2012

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RW-Lion sta continuando a proporre Transmetropolitan, una delle serie Vertigo più trasgressive e provocatorie mai realizzate e non potrebbe essere altrimenti, considerando che l’ideatore è Warren Ellis. Come altri colleghi britannici, infatti, Ellis ha un’ispirazione decisamente iconoclasta e la sua attitudine arrabbiata e punk l’ha sovente messo nei guai con Marvel e DC.

L’autore irriverente di capolavori del calibro di Hellstorm, Doom 2099 e Planetary, tanto per citarne alcuni, con Transmetropolitan ha realizzato una violenta e incisiva satira della società occidentale con il labile pretesto di una story-line dalle spiccate connotazioni cyberpunk. E se la fantascienza cyber di Gibson e Sterling, effettivamente, si pone finalità di critica e denuncia, lo stesso vale per il comic-book in questione.

Protagonista della serie è il reporter Spider Jerusalem che firma una rubrica sul giornale The Word dal titolo Odio Questo Posto. Nei tp precedenti Spider si era confrontato con la realtà discutibile dei Transitori, culto che si basa su operazioni chirurgiche in grado di trasformare gli uomini in alieni; con svariate e allucinanti sottoculture e con un clima di violenza, degrado e corruzione che, pur inserito in contesti futuribili, richiama metaforicamente tanti spaventosi aspetti della nostra realtà contemporanea.

Ma è arrivato il momento delle elezioni presidenziali e Spider, suo malgrado, è stato costretto a seguire l’evento: i due contendenti sono di fatto loschi politicanti il cui unico scopo è quello di manipolare e ingannare la collettività. Pur ponendosi apparentemente su fronti ideologici opposti, sono reazionari della peggior specie e intimamente fascisti nel modo di considerare l’attività di governo. Tutto ciò accade in un mondo in cui la tecnologia, le droghe e un sistema mediatico di controllo hanno obnubilato la mente dei cittadini.

Spider si era avvicinato all’affascinante Vita Severn, direttrice politica della campagna elettorale di uno dei due candidati, e ciò sembrava preludere alla nascita di una love story. Ma l’uccisione di Vita, avvenuta per bassi motivi elettorali, spinge Spider a denunciare il marciume di uomini disposti a tutto pur di ottenere il potere. Se in principio Ellis aveva descritto Spider come un uomo cinico, sarcastico e sprezzante, stavolta lo umanizza. Al di là del suo modo di fare, infatti, Spider dimostra di essere uno dei pochi ancora capaci di provare empatia nei confronti dei sofferenti, dei disadattati, dei non privilegiati, quelli, in poche parole, definiti dai potenti ‘la feccia’. E, con uno spirito che pare anticipare i movimenti antagonisti e no global odierni, Spider tenta di diventare il loro portavoce.

Questo tp che include i nn. 19-24 del comic-book originale, è forse quello più politicizzato in assoluto ed Ellis condanna non solo il potere ma anche un’opinione pubblica corresponsabile della situazione. Evidenzia a più riprese il vuoto di valori dell’individuo, distratto dal sesso, dalla corsa al successo, dal materialismo dilagante, e l’innegabile perdita di coscienza civile. Ma l’autore non si mette sul piedistallo e meno che mai ricorre a barbose prediche. I testi sono, anzi, tra i più ironici e dissacranti da lui scritti, con dialoghi irresistibili che sembrano mutuati da una sit-com impazzita, e la storia ha un ritmo veloce, caratterizzata da interruzioni arbitrarie che la rendono imprevedibile

E non mancano le consuete, strampalate invenzioni ellisiane: prostitute che cambiano sesso; bambini dei bassifondi che divorano cadaveri; vermi schifosi utilizzati nella produzione di snack nauseabondi; politicanti che si cibano di estratti di bimbi cileni; bevande con scarafaggi inclusi nelle bottiglie; militanti pro-aborto responsabili di atti di terrorismo nei confronti di quelli pro-life; fanatici fondamentalisti che lapidano chiunque non condivida le loro opinioni. E un ruolo preponderante nella story-line lo assumono l’ex assistente di Spider, la splendida Channon, e Yelena, colei che l’ha sostituita e ha passato una notte con il reporter.

Dal canto suo, Darick Robertson, penciler regolare della testata, rappresenta con perizia e abilità il mondo distopico immaginato da Ellis, grazie a un tratto fluido ed elegante, una caratterizzazione raffinata dei personaggi (specie quelli femminili) e un’interessante costruzione della tavola, ricca di dettagli infinitesimali. Chi vincerà le elezioni? La risposta non è scontata e i futuri sviluppi narrativi di quella che, al pari di The Invisibles di Morrison, è una delle poche serie realmente incazzate disponibili in fumetteria, sono tutto tranne che banali.


Voto: 8

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