Spider-Punk: Anarchy in The U.S.A | Recensione del volume di Ziglar e Mason

Lo Spidey anarchico di Terra 138 è protagonista di un avventura a ritmi forsennati

Pubblicato il 22 Maggio 2023 alle 19:00

Autori: Cody Ziglar, Justin Mason
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: America
Prezzo: € 14,00
Brossurato a colori 17X26 – 120 pagine
Data di pubblicazione: 9/3/2023

Tobia Brunello
Tobia Brunello
2023-05-22T19:00:40+02:00
Tobia Brunello

Autori: Cody Ziglar, Justin Mason Casa Editrice: Panini Comics Provenienza: America Prezzo: € 14,00 Brossurato a colori 17X26 – 120 pagine Data di pubblicazione: 9/3/2023

L’uscita nelle sale cinematografiche di Spider-Man: Across the Spider-Verse è imminente, e tornano a farsi vedere sulle pagine dei fumetti alcune delle più celebri varianti di Spider-Man, in primis lo scatenatissimo Spider-Punk.

La genesi di Spider-Punk è una storia decisamente singolare: nel corso della prima saga dedicata allo Spider-Verse, lo sceneggiatore Dan Slott aveva bisogno di una variante di Spider-Man facente parte del Corpo dei Capitan Bretagna (un gruppo di varianti dello stesso supereroe che monitora il multiverso), chiamato Spider-UK.

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Mentre Spider-UK era stato introdotto in alcune storie d’appendice, la sceneggiatura della storia principale era stata trasmessa al disegnatore Olivier Coipel che, non avendo indicazioni precise sul personaggio, reinventò un possibile “Spider-Man britannico” secondo la sua sensibilità, ovvero uno Spider-Man con un look punk anni ‘70.

Accortosi dell’errore, Slott dovette far inserire lo Spider-UK come lo intendeva nella storia, ma il look ideato da Coipel era troppo accattivante per essere cancellato, e quindi inserì nella storia anche questo nuovo Spider-Punk.

Un paio di storie brevi hanno definito il background di Spider-Punk (la cui identità segreta non è Peter Parker, bensì Hobie Brown, colui che nella realtà principale era il primo Prowler), raccontando la sua lotta a suon di musica punk contro il regime fascista del Presidente Norman “Ozzy” Osborn e introducendo due suoi alleati, Capitan Anarchia (ovvero il nativo americano Karl Morningdew) e Robbie Banner, capace di trasformarsi nell’incredibile Hulk.

La miniserie Spider-Punk scritta da Cody Ziglar e disegnata da Justin Mason riprende i personaggi e gli avvenimenti di quelle due storie brevi: dopo che Hobie ha decapitato con la sua chitarra elettrica il presidente Osborn (legato al simbionte Venom) ha continuato a fare musica e lottare per la comunità insieme al resto della Spider-Band: oltre a Spider-Punk e Capitan Anarchia, facciamo la conoscenza di Riri Williams, RiotHeart, e di Kamala Khan.

Un attacco da parte della band rivale Kraven e i Cacciatori e del mercenario Ta$kmaster fa scoprire a Spider-Punk e al resto della Spider-Band un piano per instaurare un nuovo regime fascista negli Stati Uniti che ha l’obiettivo di controllare tutti i cittadini e governare con il pugno di ferro. 

La band si prepara quindi ad un tour, a bordo dello Spider-Van, con l’obiettivo di andare a Washington per abbattere il regime resurgente, facendo una piccola deviazione per Philadelphia dove incontrano Mattea Murdock, la batterista Daredevil, e con lei combattono il malvagio impresario Kingpin e i suoi Marauder.

In questo volume di Spider-Punk si unisce il classico gusto Marvel per le realtà alternative, con una carrellata di curiose varianti di personaggi noti, e una sorta di allegoria musicale ricca di citazioni (più o meno esplicite, anche nelle traduzioni) di brani che hanno fatto la storia della musica punk.

È tutto un po’ sopra le righe, come è giusto aspettarsi da un’opera punk appunto: non ci sono mezze misure, gli eroi sono anarchici dal cuore d’oro e dalla straordinaria attitudine positiva, mentre i cattivi sono fascisti la cui promessa di ordine è in realtà una sete di controllo che spenga qualsiasi scintilla di individualità.

Proprio come un disco punk, parte subito a mille senza perdere tempo a spiegare l’ambientazione o il pregresso dei personaggi (il tutto viene poi accennato in maniera bene o male esaustiva nel corso della vicenda): ogni episodio della mini è adrenalinico, con accelerazioni di trama continue e un ritmo narrativo che sembra scandito dal rullante della batteria.

Cody Ziglar non va certo per il sottile nello sfruttare l’ambientazione e rende tutto folle e divertente, anche se in certi punti rischia di scadere nella parodia. I disegni di Justin Mason seguono bene, riuscendo a richiamare un certo feeling indie, talvolta con pose ed effetti che sembrano usciti direttamente dal poster autoprodotto per un concerto, pur restando sempre nei canoni di un fumetto Marvel.

Dopo i primi flash, questa Terra 138 (numero dato per omaggiare We Are 138, pezzo dei Misfits) del Multiverso Marvel viene raffigurata in maniera più esaustiva e fa venire voglia di conoscere qualcosa in più (cosa potrebbero essere gli X-Men in un mondo in cui tutto è un’analogia musicale? Ed è scontato pensare ai Fantastici Quattro come ad un quartetto stile Beatles?).

In Breve

Storia

6.5

Disegni

7.5

Cura editoriale

6.5

Sommario

Una storia sicuramente sopra le righe che trasporta i personaggi Marvel in un mondo che è una sorta di allegoria basata sulla musica punk. Suggestivo dal punto visivo e sicuramente azzeccato anche nel tono narrativo, anche se in certi punti forse si esagera un po' arrivando alla parodia.

7

Punteggio Totale

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