Elektra: Black, White & Blood | Recensione del Marvel Giants dedicato alla letale ninja

Il personaggio creato da Frank Miller è protagonista di un'antologia in tre colori

Pubblicato il 23 Agosto 2022 alle 19:00

Autori: AA. VV.
Formato: 23.4X33, 136pp., B., colori
Prezzo: € 24,00
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Data di pubblicazione: 14/07/2022

Tobia Brunello
Tobia Brunello
2022-08-23T19:00:41+02:00
Tobia Brunello

Autori: AA. VV. Formato: 23.4X33, 136pp., B., colori Prezzo: € 24,00 Casa Editrice: Panini Comics Provenienza: USA Data di pubblicazione: 14/07/2022

La collana Marvel Giants di Panini si arricchisce dell’ultima raccolta antologica in tricromia, ovvero Elektra: Black, White & Blood

Dopo Wolverine, Carnage e Deadpool e prima di Moon Knight, è il turno di Elektra di essere protagonista di una raccolta di storie brevi in bianco, nero e rosso, appunto Black, White & Blood.

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Recentemente sulla cresta dell’onda per aver assunto il manto, condiviso con Matt Murdock, di Daredevil nel ciclo di Chip Zdarsky e Marco Checchetto culminato nell’evento Devil’s Reign, Elektra è un personaggio che si presta benissimo all’esperimento Black, White & Blood: in primis da un punto di vista grafico, dato la sua classica tenuta da ninja completamente rossa, ma anche per il suo passato di killer spietata che offre ampio spazio per raccontare storie crude e violente.

Il volume, che raccoglie i quattro numeri originali della miniserie Elektra: Black, White & Blood, contiene dodici storie brevi (circa 10 pagine l’una), firmate da un gruppo estremamente variegato d’autori.

Si va dalle classicissime firme Marvel come Mark Bagley, Peter David, Greg Land o Al Ewing a autori completi e complessi come Peach Momoko, Greg Smallwood e Paul Azaceta, fino ad astri nascenti come David Pepose, Danilo Beyruth e Federico Sabbatini.

Quest’ultimo è disegnatore di una delle due storie più interessanti da un punto di vista “storico” del volume, scritta da Ann Nocenti che negli anni ‘80 ha firmato uno dei cicli più celebri di Daredevil, soffermandosi moltissimo sulle figure femminili ma non potendo mai utilizzare Elektra.

All’epoca infatti era in vigore una sorta di gentlemen’s agreement tra la Marvel e Frank Miller, creatore della letale ninja, che precludeva l’utilizzo di Elektra da parte di altri autori. Nocenti creò quindi un’altro conturbante interesse amoroso e allo stesso tempo antagonista per Matt Murdock, ovvero la tormentata Typhoid Mary. In questa breve storia scopriamo un inedito incontro in gioventù tra le due, vicenda che sarà poi ripresa anche nelle storie attuali.

Altra storia di particolare interesse è l’ultima, firmata da Kevin Eastman, creatore delle Teenage Mutant Ninja Turtles, insieme al suo frequente collaboratore Freddie E. Wlliams II.

Il travolgente successo globale delle Tartarughe Ninja negli anni ‘90 infatti nacque da quel piccolo fumetto indipendente creato da Eastman (insieme a Peter Laird) come una sorta di parodia dei fumetti Marvel dell’epoca, gli X-Men (da qui il “mutant”) ma soprattuto il Daredevil di Miller. Vedere Eastman all’opera sulla più celebre creazione di Frank Miller, in una storia che è un’enorme omaggio grafico al suo ciclo sul Diavolo Rosso, è una sorta di chiusura del cerchio.

Tra le altre innumerevoli storie sono da segnalare gli omaggi al folklore giapponese realizzati da Peach Momoko e da Greg Smallwood. Nel secondo caso però si registra l’utlizzo delle tavole malamente “censurate” dal Bullpen Marvel, evento che suscitò un’aspra polemica con l’autore.

Per il resto, degno di nota anche il macabro episodio iniziale disegnato da un Mark Bagley che raramente ha l’occasione di rappresentare scene così crude, e un Peter David che in 10 pagine riesce a raccontare una vicenda ricca d’azione ma allo stesso tempo con una trama strutturata e un discreto colpo di scena. Graficamente notevole anche il lavoro di Paul Azaceta, che sfrutta l’effetto “retino” in una storia carica di passione e sensualità, e l’omaggio ai film di Hong Kong realizzato da Al Ewing e Rod Reis, una sorta di “fumetto sottotitolato”.

Come tutte le antologie, non è tutto allo stesso livello ma la media qualitativa si mantiene alta, e l’edizione Panini in formato gigante nella maggior parte dei casi valorizza molto il lavoro dei disegnatori. Da segnalare anche la raccolta di copertine originali (oltre a quella di John Romita Jr, ci sono firme del calibro di Adam Hughes o Bill Sienkiewicz), oltre ai profili di tutti gli autori coinvolti e un discreto accompagnamento redazionale.

In Breve

Storia

7

Disegni

8

Cura editoriale

8

Sommario

Una 'antologia ricca e variegata, soprattutto dal punto di vista grafico, con alcune storie assolutamente degne e altre meno, ma comunque con un valore medio di buonissimo livello. L'edizione in formato gigante è di gran pregio e valorizza al massimo i disegni.

7.5

Punteggio Totale

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