The Invisibles n. 5 – Il Suono della Fissione – Recensione

Pubblicato il 2 Giugno 2012 alle 09:08

Continua l’angosciante e avvincente saga degli Invisibili di Grant Morrison! Tra atmosfere cospiratorie, situazioni fantascientifiche e viaggi spazio-temporali l’Armageddon si avvicina e niente sarà più lo stesso!

The Invisibles n. 5 

Autori: Grant Morrison (testi), Phil Jimenez, John Stokes, Chris Weston, Michael Lark, Philip Bond (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Provenienza: USA

Genere: Fantascienza

Prezzo: € 19,95, 16,5 x 25,2, pp. 240, col.

Data di pubblicazione: maggio 2012


Come sanno i fan di Grant Morrison, il geniale autore scozzese non è facile e molte delle sue opere richiedono attenzione nella lettura. Lo scrittore di Glasgow è infatti capace di ideare fumetti lineari come All Star Superman, tanto per citarne uno, e altri più complessi come, per esempio, The Invisibles, avvincente serial Vertigo da molti considerato il suo capolavoro.

Morrison nei primi anni novanta concepì il comic-book come un atto magico, mutuato dal suo coinvolgimento nell’occultismo, e come tentativo di veicolare informazioni scottanti utilizzando la forma popolare del fumetto. Sulla scia di un’esperienza mistica avvenuta in India, Grant delineò le vicende degli Invisibili, gruppo anarchico dedito alla magia del caos, al sesso estremo e alle droghe che cerca di liberare il genere umano dai condizionamenti e di contrastare le macchinazioni dei cosiddetti Arconti.

Costoro, nascosti in una dimensione parallela, manipolano e ingannano gli uomini da secoli allo scopo di instaurare una dittatura globale, utilizzando agenti più o meno consapevoli della loro esistenza. Nei primi episodi, inoltre, Grant chiarì che in passato c’erano state altre cellule di Invisibili che annoveravano tra i loro ranghi personaggi del calibro di Lord Byron, Percy Bysshe Shelley e il Marchese De Sade e che ai giorni nostri agiscono numerosi simpatizzanti della loro causa.

The Invisibles è costituito da tre serie, o stagioni, e RW-Lion sta proponendo la season two che rappresenta un cambiamento di atmosfere rispetto all’iniziale. In quest’ultima Grant aveva più che altro posto le basi narrative della saga, introducendo i membri del cast, ambientando le storie in Gran Bretagna e ricorrendo a una scrittura sperimentale non sempre di facile comprensione. Con la seconda stagione, invece, gli Invisibili si trasferiscono negli Stati Uniti e le story-line assumono un ritmo più veloce e serrato e una struttura più semplice e sono altresì presenti gli influssi dei comics supereroici, delle avventure spionistiche e delle teorie della cospirazione.

Coadiuvati dalla nuova aggiunta Mason Lang, ricco manager unitosi da poco al gruppo, gli Invisibili rimangono coinvolti in una missione riguardante la Mano di Gloria, artefatto occulto che potrebbe modificare le sorti della guerra. Per giunta, Ragged Robin, strega telepate leader degli Invisibili proveniente dal futuro, giocherà un ruolo importante e Morrison rivelerà molte notizie sul suo conto relative alle profezie Maya sul 2012 e scopriremo anche lo scopo del suo viaggio nel tempo.

Ma non finisce qui poiché saranno rivelati dettagli impensabili su Boy e riappariranno la veggente Edith e il mago Tom O’ Bedlam. I viaggi spazio-temporali sono la tematica dominante degli episodi e, con uno stile che mixa cyberpunk e new wave, Morrison si sbizzarrisce con trip psichedelici, rituali esoterici, torture, spaziando dall’Europa degli anni venti di surrealisti e dadaisti agli universi teorizzati dai fisici quantistici. E non mancano follie come campi di concentramento nascosti nell’entroterra americano; locali sadomaso; persino i componenti della setta Aum Shinrikyo di Shoko Asahara (quelli che uccisero tantissime persone con il gas nervino nella metropolitana di Tokyo).

Entrano pure in azione strampalati character come Papa Skat, altro alleato degli Invisibili; la Cellula 23, cospiratori dagli intenti simili a quelli di King Mob e soci ma dai metodi più discutibili; e l’Arlecchinata, compagnia di bizzarri esseri che si ispirano alle maschere. A ciò aggiungiamo riferimenti a Burroughs, ai tarocchi, al sesso tantrico, allo zen, a Freud, a McKenna, nonché alla musica, al cinema, alla letteratura, e avremo un tipico fumetto di Morrison, colto e denso di spunti di riflessione. Lo stile di scrittura ha un’incredibile varietà di registri, dal post-moderno al gergale (non esente da influssi hip-hop), dal pulp allo stream of consciousness, e ciò fa di The Invisibles uno straordinario esito creativo.

Alle matite c’è il bravissimo Phil Jimenez che riesce a raffigurare le fantasie di Grant con perizia, ricorrendo a una costruzione della tavola inventiva. In certi momenti si avvicina agli stilemi dei comic-book USA, in altri si collega al pop e all’underground di impronta sixties in una specie di versione aggiornata di Steranko. Jimenez, inoltre, riesce a rendere sexy i character, dando il meglio di sé con la stupenda Ragged Robin, con il sensuale travestito Lord Fanny e con l’efebico, malizioso e ribelle Jack Frost (e con Edith nel suo look anni venti). Ma vanno segnalati i contributi di John Stokes, Michael Lark e Chris Weston che rendono pregevole il tp.

In appendice è incluso un breve episodio tratto da Winter’s Edge, scritto da Morrison e illustrato dall’ottimo Philip Bond, imperniato su Gideon Stargrave, alter ego di King Mob (nato sulla gloriosa rivista 2000 AD), e sulla sua incestuosa sorellina: un fumetto new wave ispirato al Jerry Cornelius di Moorcock. Pur nella sua brevità, è pieno di concetti di vario tipo e chiunque vorrà analizzare il testo impiegherà ore per coglierne i significati nascosti. In poche parole, The Invisibles, al pari di Transmetropolitan di Ellis, è uno dei pochi fumetti che valga la pena seguire. Tuttavia, devo puntualizzare con rammarico che l’edizione RW-Lion non è impeccabile e il capolavoro di Morrison avrebbe meritato di più.


Voto: 7,5

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