Supereroi Le Leggende Marvel 48 – Iron Fist – Recensione

Pubblicato il 1 Maggio 2012 alle 08:00

Panini Comics ripropone il primo arco narrativo dell’acclamato The Immortal Iron Fist, comic-book di Ed Brubaker, Matt Fraction e David Aja dedicato al campione di arti marziali Danny Rand, alias Pugno d’Acciaio!

Iron Fist
Supereroi Le Leggende Marvel 48

Autori: Ed Brubaker, Matt Fraction, Duane Swierczynski (testi), David Aja, Travel Foreman, John Severin, Russ Heath, Sal Buscema, Giuseppe Camuncoli (disegni)

Casa Editrice: Panini Comics

Provenienza: USA

Genere: Supereroi

Prezzo: € 9,99, 18 x 28, pp. 192, col.

Data di pubblicazione: aprile 2012


Ho scritto spesso che quando negli anni settanta Roy Thomas divenne uno degli autori più importanti della Marvel, sostituendo il Sorridente Stan Lee che abbandonò la macchina da scrivere per assumere incarichi dirigenziali, la Casa delle Idee propose materiale non sempre imperniato sui supereroi e ciò a causa proprio del geniale Roy, come nel caso del capolavoro Conan The Barbarian o dei numerosi fumetti horror sulla falsariga di Tomb of Dracula e Ghost Rider.

Thomas reputava giusto concentrarsi su molteplici fasce di mercato e sfruttare i trend dilaganti nel contesto statunitense e si accorse che i film di arti marziali con protagonista il leggendario Bruce Lee stavano avendo molta presa sul pubblico giovanile e decise di approfittarne. Perciò nacque Shang-Chi Master of Kung-Fu, una delle pietre miliari della Marvel dei seventies, che proponeva concetti dei romanzi di Sax Rohmer (di cui la casa editrice deteneva i diritti) inserendoli nel Marvel Universe propriamente detto.

Il successo di Shang-Chi diede il via ad altri character analoghi: tra essi ricordiamo i Figli della Tigre o le meno note Figlie del Drago; e soprattutto Iron Fist, creato da Roy Thomas e Gil Kane sull’antologica Marvel Premiere, da noi conosciuto come Pugno d’Acciaio. Anche se si trattava di un eroe abile nelle arti marziali, le vicende di Danny Rand erano contrassegnate da atmosfere esoteriche e mistiche, in parte ambientate nella mitica dimensione di K’un-Lun, e suscitarono l’interesse dei lettori, tanto che nel volgere di breve tempo nacque una serie regolare, Iron Fist, appunto, che divenne un must quando si avvalse della perizia della fenomenale coppia Chris Claremont/John Byrne.

In seguito, le vicende di Iron Fist confluirono nel serial di Luke Cage, e il mensile si trasformò in Power Man & Iron Fist, basato sulle avventure dei due giustizieri divenuti titolari di un’agenzia investigativa. E questo fino all’apparente dipartita di Danny. Ma, come sanno gli utenti, nessuno muore davvero nel Marvel Universe e nei primi anni novanta John Byrne lo riportò in vita in un episodio di Namor The Sub-Mariner e da quel momento Pugno d’Acciaio è apparso in vari albi, fino a ricoprire un ruolo non secondario nelle testate dei Vendicatori. E nel 2007, in un Marvel Universe sconvolto dalle conseguenze di Civil War, nasce The Immortal Iron Fist, originariamente concepita come miniserie ma poi trasformata in serie regolare.

L’iniziale story-arc del comic-book, fu affidato a Ed Brubaker e Matt Fraction, in pratica due tra gli scrittori più acclamati della Marvel odierna, e al bravissimo disegnatore spagnolo David Aja, ed è ora incluso in un volume della collana Supereroi Le Leggende Marvel.

Danny Rand non è cambiato e dirige la sua compagnia con l’ausilio del suo vecchio collaboratore, il pavido avvocato Hogarth, ma si trova coinvolto in un attacco da parte dell’Hydra. Stavolta però il gruppo terrorista ha deciso di giocare una partita più sottile, cercando di impadronirsi della società con metodi ostili ma legali. E il tutto sembra legato alle macchinazioni di Davos, nemico storico di Pugno d’Acciaio.

Brubaker e Fraction non fanno un pessimo lavoro ma delineano una story-line superficiale e priva di profondità, ricorrendo a discutibili luoghi comuni: per esempio, denunciano la Cina per la questione dei diritti umani calpestati, ma non prendono in considerazione gli Stati Uniti che, quanto a questo, non possono fare la morale a nessuno. Usano guest star come Luke Cage e le Figlie del Drago senza caratterizzarle e la trama si riduce a lotte che lasciano il tempo che trovano. Inseriscono, comunque, un’interessante novità: si scopre, infatti, che Danny non è l’unico Pugno d’Acciaio ma ce ne sono stati molti in passato e introducono il suo predecessore, Orson, che agiva negli anni venti. Quanto al resto, appaiono fascinose donne orientali, entità ancestrali, organizzazioni eversive e cliché assortiti.

Sono gli splendidi disegni di David Aja a risollevare le sorti del fumetto e lo stile del penciler spagnolo, con i suoi giochi d’ombra e l’impostazione cinematica delle tavole, è eccellente (alcuni flashback sono illustrati da artisti del calibro del compianto John Severin, Sal Buscema, Russ Heath e Travel Foreman). Nell’albo, inoltre, è incluso un one-shot dedicato all’Iron Fist Orson, ambientato nel periodo d’oro di Hollywood. Scritto dal romanziere Duane Swierczynski e disegnato dal bravo Giuseppe Camuncoli, è un contributo pulp e ironico che tra infide femme fatales, culti esoterici legati ai pezzi grossi di Hollywood, snuff movies e altre amenità riesce a tener desta l’attenzione del lettore. Nel complesso, il volume potrà piacere agli estimatori di Pugno d’Acciaio ma non c’è da aspettarsi chissà cosa.


Voto: 6 ½

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