Piccoli Brividi 2: I Fantasmi di Halloween di Ari Sandel | Recensione

Pubblicato il 19 Ottobre 2018 alle 15:00

Arriva in Italia Piccoli Brividi 2: I Fantasmi di Halloween di Ari Sandel, sequel del film del 2015 diretto da Rob Letterman.

E’ di nuovo quel periodo dell’anno, quello del dolcetto o scherzetto e delle maschere dei film dell’orrore, ma questa volta il fatidico trentuno ottobre non sta arrivando solo per i fan di Michael Myers e i maggiorenni: Ari Sandel infatti con Piccoli Brividi 2: I Fantasmi di Halloween ha preparato un dolcetto saporitissimo che farà felici tutti i ragazzini, che forse non è all’altezza della portata principale cucinata nel 2015 da Rob Letterman ma basta comunque per saziarsi.

Era molto divertente il primo Piccoli Brividi, con Jack Black che interpretava l’autore dei famosi romanzetti horror per ragazzi R.L. Stine, ma anche se in questo sequel lo Stine di Black comparirà solo fugacemente il film continua a reggersi molto bene su una trama solida, che saprà anche regalare qualche simpatico spavento, e soprattutto su degli effetti speciali molto piacevoli da guardare: il malefico Slappy riesce a sfuggire da un libro di Piccoli Brividi che l’autore ha lasciato incompiuto e che è rimasto segreto per anni, ma dopo che due ragazzi si trovano a sfogliarne accidentalmente le pagine la notte di Halloween smette di essere un gioco di fantasia e si trasforma immediatamente in realtà.

I mostri prendono vita, le inquietanti decorazioni di Halloween che abbelliscono le case e le vie pure e la città finisce nel caos. Spetterà proprio ai ragazzi che hanno scatenato il maleficio trovare un modo per interromperlo e rimediare a tutti i guai che il libro magico sta portando nel quartiere.

Piccoli Brividi 2: I Fantasmi di Halloween non è quel tipo di film che prende del tempo per descrivere approfonditamente i suoi personaggi e spiegarli al pubblico, e non è neanche interessato a fermarsi per impartire lezioni morali. Fa anche questo, si, ma lo fa a cento all’ora e mentre sta cercando di impedire l’apocalisse, vale a dire l’unico modo sensato che un prodotto del genere – indirizzato ad un determinato tipo di pubblico – dovrebbe usare per farlo.

Nel film Ari Sandel butta dentro tutte le cose che possono piacere ai bambini (e contemporaneamente spaventarli, perché quel senso di malsano divertimento che si prova da adulti nel farsi spaventare da un horror terrificante lo si prova anche da bambini), e lo fa usando effetti speciali degnissimi, quel tipo di ironia un po’ scontata ma efficace che ci si aspetterebbe da un film simile (un cane scheletro che fa la pipì su un idrante antincendio) e anche delle citazioni cinematografiche sottili indirizzate ai più grandi.

Tutto andrà come pensate, sparato in direzione dell’immancabile e degnissimo lieto fine educativo: i buoni trionferanno sul cattivo e gli adulti impareranno molto più di quanto debbano farlo i bambini. Il film di Sandel non coinvolge come quello di Letterman e non è così denso, è ben lontano dai modelli cui chiaramente aspira come The Nightmare Before Christmas o ParaNorman (il primo Piccoli Brividi ci si avvicinava molto), ma comunque riesce a trovare il giusto equilibrio tra umorismo e spavento che lo rende un prodotto degno di nota per i più piccoli.

 

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