Supereroi Le Leggende Marvel 18 – Planet Hulk

Pubblicato il 10 Novembre 2011 alle 11:23

La raccolta completa della saga che ha portato atmosfere blockbuster e da space opera nella serie del Golia Verde, modificando radicalmente lo status narrativo dell’Incredibile Hulk, scritta da Greg Pak.

Supereroi Le Leggende Marvel 18

Autori: Greg Pak (testi), Carlos Pagulayan (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 9,99, 18 x 28, pp. 192, col.

Hulk è senza ombra di dubbio uno dei personaggi storici della Marvel, nonché uno dei più popolari, grazie ai telefilm con Lou Ferrigno degli anni settanta e alle più recenti pellicole cinematografiche a lui dedicate. Al pari, quindi, dell’Uomo Ragno, il Golia Verde ha una fama extra-fumettistica e rientra pienamente nell’immaginario pop collettivo. Ma non è trascurabile dal punto di vista concettuale e narrativo.

Quando, nel 1962, Stan Lee e Jack Kirby lo proposero in una prima, sfortunata serie della durata di appena sei numeri, erano consapevoli della sua anomalia.

Al pari della Cosa dei Fantastici Quattro, infatti, Hulk era un mostro e fino a quel momento i mostri dei comics americani erano sempre stati cattivi.

Effettivamente, il pubblico, in principio, lo fraintese, considerandolo alla stregua delle creature orrorifiche presenti nei comic-book della Golden Age (ai quali, comunque, Hulk doveva molto, benché non siano da negare le influenze del Dr. Jeckyll e di Mister Hyde del romanzo stevensoniano, al quale in parte Lee si ispirò) e ignorandolo. Tuttavia, le ripetute apparizioni in Fantastic Four e in Avengers fecero capire al pubblico che Hulk era parte integrante del Marvel Universe e perciò, quando Lee ricominciò a scrivere altre storie imperniate su di lui, il personaggio trovò i suoi estimatori.

A parte la produzione dei sixties, comunque, le avventure di Hulk degli anni settanta e ottanta erano sostanzialmente monotone. E il pelleverde era sempre descritto come un mostro ingenuo, dal quoziente intellettivo basso e facilmente soggetto ad attacchi di collera distruttiva. E Incredible Hulk, fondamentalmente, si riduceva spesso a un mero ‘slugfest’, in cui lotte e risse costituivano il piatto forte della narrazione. Non mancarono eccezioni, chiaramente, ma nel complesso la serie si riduceva a questo.

Dopo la metà degli anni ottanta, però, giunse il grande Peter David che rivoluzionò il mensile, modificando radicalmente le atmosfere delle story-lines e, soprattutto, la psicologia del character, che divenne complesso e sfaccettato; e David, con i suoi irresistibili testi, si sbizzarrì inserendo nuovi personaggi, rendendo il mensile uno dei più adulti, maturi e sofisticati prodotti della Casa delle Idee, affrontando a volte tematiche scottanti come la pena di morte o l’Aids, in episodi passati alla storia.

Le cose belle, però, finiscono e David abbandonò il mensile. Si susseguirono, quindi, alti e bassi qualitativi (io ipotizzerei più bassi, in verità). Poi giunse Bruce Jones che riportò la serie a un livello adulto e non commerciale. In un certo senso, la run di Jones rappresentò uno dei momenti migliori e più innovativi della gestione Marvel di Quesada e Incredible Hulk divenne un mensile ‘for mature readers’, con atmosfere paranoiche e cospiratorie, a tratti horror, poco convenzionali, peraltro con la scelta coraggiosa di far comparire pochissimo il Golia Verde. Sfortunatamente la gestione di Jones non incontrò il favore del pubblico e la Marvel corse ai ripari assoldando Greg Pak, l’autore della run denominata Planet Hulk, raccolta in questo volume della serie Supereroi Le Leggende Marvel.

Va detto che il comic-book di Hulk, con questa sequenza, fu apprezzato dai fans e, nel complesso, si rivelò un successo. In seguito a una discutibile decisione di Mr. Fantastic, Iron Man, il Dr. Strange e un riluttante Sub-Mariner, Hulk viene allontanato con l’inganno dalla terra, intrappolato in un razzo programmato per atterrare su pianeta disabitato. Dal momento che il pelleverde è ormai incontrollabile, meglio toglierselo di torno: perlomeno è ciò che pensano gli altri eroi. Per un errore, però, Hulk finisce in un pianeta popolato da molte razze aliene e qui viene costretto a combattere come gladiatore. Ma, naturalmente, alla prima occasione buona, il verdolino si libera e diventa il leader di una ribellione intesa ad abbattere il potere costituito di quel mondo.

In tutta onestà, ritengo Planet Hulk non solo uno dei punti più bassi mai raggiunti dalla Marvel di Joe Quesada ma persino uno dei momenti in assoluto peggiori della più che decennale vita editoriale del mensile. Molti ritennero originale l’idea di Hulk gladiatore; ma già negli anni settanta si era verificata una cosa simile, quando il mostro era giunto nel Micro-mondo di Jarella. Per giunta, Pak non fa altro che descrivere lotte insulse e scazzottate ripetitive che lasciano il tempo che trovano, tanto per accontentare i gusti, ammettiamolo, infantili dei lettori americani, poco avvezzi, infatti, a capire la profondità della gestione Jones.

I testi di Pak, inoltre, non sono niente di particolare e non vanno oltre le consuete modalità di tanti comics mainstream americani e le psicologie dei vari personaggi non spiccano mai del tutto (con, forse, la sola eccezione di Caiera l’Impetuosa). Incredible Hulk, quindi, per colpa di Pak, torna ad essere uno ‘slugfest’ privo di inventiva. Un tipico esempio di fumetto spazzatura che ben simboleggia la Marvel di Joe Quesada. Nemmeno i disegni di Carlos Pagulayan sono il massimo. Il penciler è certamente efficace ma il suo stile non è personale e, anche in questo caso, non si discosta dalle impostazioni illustrative imperanti nel comicdom. Come considerare, quindi, Planet Hulk? Come una saga da bocciare sotto ogni punto di vista (e lo stesso vale per le sequenze successive, del resto). Da evitare.

Voto: 4

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