Hellblazer di Peter Milligan vol. 4

Pubblicato il 15 Luglio 2011 alle 00:00

Hellblazer di Peter Milligan 4

Autori: Peter Milligan (testi), Giuseppe Camuncoli (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 9,95, 16,8 x 25,7, pp. 96, col.

Recensione

Questa quarta uscita di Hellblazer dedicata alla run di Peter Milligan e che comprende i nn. 267-270 del comic-book originale è particolarmente importante, almeno per il sottoscritto. Innanzitutto, perché devo rilevare, con piacere, l’assoluta mancanza di refusi e di errori grammaticali che avevano compromesso la leggibilità dei volumi precedenti. E, inoltre, per ragioni strettamente collegate alla story-line in questione.

Come ho avuto modo di scrivere in altre occasioni, apprezzo Peter Milligan che, insieme a Moore, Morrison, Gaiman e altri cartoonist britannici, ha avuto il merito di innovare i fumetti statunitensi, con la forte carica visionaria e provocatoria della sua ispirazione. Tuttavia, a differenza dei nomi citati, ho spesso trovato Milligan discontinuo, nel senso che a volte realizza opere trasgressive (vedi Enigma, X-Statix, The Extremist o Greek Street), a volte, invece, si limita a proporre fumetti piuttosto banali (basti pensare ai suoi Elektra e X-Men).

Ma c’è un serial, che poi è quello che lo fece conoscere nel comicdom americano, realizzato subito dopo Skreemer, il suo esordio DC, e cioè il fenomenale Shade The Changing Man. In quello straordinario esito creativo, Milligan riprese un bizzarro super-eroe dei seventies inventato dal mitico Steve Ditko, riproponendolo in chiave moderna, e sconvolse i lettori e la critica. Shade, alieno proveniente dal pianeta Meta, finiva sulla terra, impegnato a combattere le perverse macchinazioni dell’American Scream, un essere che rappresentava la follia dello stile di vita americano.

La tematica del serial era, appunto, la follia, e con un incedere narrativo mutuato dal post-modernismo e dal cut-up burroughsiano, Milligan descrisse un ossessivo viaggio on the road in quelli che definì ‘stati mentali d’America’: ad ogni stato a stelle e strisce, infatti, corrispondeva una differente patologia e, tramite tale riuscita metafora, l’autore denunciò le storture e le contraddizioni degli USA. A Shade, inoltre, Milligan affiancò due splendidi personaggi femminili: l’alcolizzata Kathy e la bisessuale Lenny, meravigliosamente raffigurate dai disegni di Chris Bachalo.

Shade The Changing Man, al pari di Sandman o dello stesso Hellblazer, divenne uno dei mensili di punta della divisione Vertigo e, sfortunatamente, in Italia, a parte i primi episodi a suo tempo pubblicati da Comic Art, questo gioiello è, se non erro, ancora oggi inedito (e mi auguro che Planeta lo proponga al più presto in una degna veste editoriale!). E ora Milligan, con gli episodi di Hellblazer inseriti in questo tp, recupera proprio il character che lo rese famoso, facendolo incontrare con John Constantine.

In verità, il mago tabagista ideato da Alan Moore aveva già avuto a che fare con Shade proprio in un episodio di quest’ultimo. E i due non si erano lasciati in maniera amichevole, dal momento che l’incorreggibile John si era divertito con Kathy, amata da Shade. Ma adesso John ha disperatamente bisogno dell’aiuto dell’alieno, considerando che è rimasto coinvolto in un guaio terribile, provocato, forse, dalla pazzia. E l’unico essere che può contrastarla è Shade. Ma l’Uomo Cangiante sarà disposto a dargli una mano?

Come se non bastasse, il rapporto tra John e la bella alchimista Epiphany si sta deteriorando e forse stavolta subirà un drastico e spiacevole mutamento. Per giunta, alcune sezioni di Londra stanno scomparendo, per ragioni ovviamente legate alla magia nera. E Constantine finisce in manicomio e dovrà confrontarsi con internati inquietanti, infermieri infidi, medici poco tolleranti con i pazienti e orrori assortiti, in un turbine di comportamenti autolesionisti e mutilazioni.

Milligan scrive testi graffianti, forse stimolato dall’utilizzo di Shade, e che ricordano proprio lo stile scioccante e allucinato del serial dedicato all’eroe ditkiano. Appare anche Lenny e, alla fine, lo sceneggiatore farà sconcertanti rivelazioni su di lei, su Epiphany e sullo stesso John. I disegni di Giuseppe Camuncoli, coadiuvato da Stefano Landini alle chine, sono ottimi e, in alcune sequenze, il bravo penciler si diverte a usare un lay out che richiama quello di Chris Bachalo su Shade The Changing Man.

Insomma, ribadisco che questa quarta uscita è importante perché la cura editoriale è finalmente buona e perché Milligan ripesca un personaggio che da troppo tempo era caduto nel dimenticatoio, realizzando, peraltro, una storia pregevole. Se ancora non conoscete Shade, approfittate dell’occasione. E speriamo di poter finalmente leggere in Italia un serial non inferiore a Sandman o a Preacher.

Voto: 8 ½

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