Preacher Nuovo Testamento – Garth Ennis – recensione

Pubblicato il 1 Aprile 2011 alle 11:56

Preacher Nuovo Testamento

Autori: Garth Ennis (testi), Steve Pugh, Carlos Ezquerra, Richard Case, Steve Dillon, Peter Snejbjerg (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 30,00, 16,8 x 25,7, pp. 568, col.
Recensione


Quando si riflette su Garth Ennis si pensa subito a Preacher. Non che l’autore non abbia realizzato opere altrettanto valide; ma il comic-book imperniato sulle folli vicende del Reverendo Jesse Custer è considerato il più rappresentativo della sua vasta produzione. Secondo alcuni, Preacher racchiude in sé ogni elemento tipico della sua ispirazione: violenza estrema, sangue, turpiloquio, blasfemia, satira, influssi western, omaggi alla tradizione delle classiche ‘war stories’, umorismo nero e sarcasmo.

Forse è per questo che Ennis viene definito manierista; ma, indipendentemente dal fatto che si sia suoi estimatori o detrattori, una cosa è certa: Preacher è stato uno dei mensili di punta della Vertigo, al pari di Hellblazer e Sandman, e ha rappresentato un momento importante della storia della DC Comics e della sua evoluzione. Se pensiamo che la trama era sovente irrispettosa della religione e ricordiamo che, solo pochi anni prima, Rick Veitch si era visto censurare un episodio di Swamp Thing solo per aver disegnato Gesù in un contesto improprio, si può capire quanto Preacher sia stato rilevante per la libertà d’espressione dei comics americani.

Come tutti i fan di Ennis sanno, Preacher si è concluso da tempo e Planeta ha pubblicato l’intera serie in una collana da edicola, per poi ristamparla in due volumi intitolati Preacher Antico Testamento. Tuttavia, nel periodo in cui il comic-book veniva proposto in America, Ennis realizzò miniserie e one-shot dedicati a numerosi, strambi characters del serial. E questo materiale è incluso in un libro dal titolo Preacher Nuovo Testamento.

L’opera è pregevole e il lettore avrà modo di apprezzare storie caratterizzate dal suo stile esagerato e sopra le righe ma con atmosfere e ambientazioni differenti, prova del talento trasversale e poliedrico dello scrittore. Si inizia con la miniserie sul Santo degli Assassini, lo spietato, terribile pistolero le cui origini vengono narrate da Ennis con pathos e incisività. Si potrebbe dire che la vicenda è un western che piacerà ai cultori del genere; ma non mancano elementi horror, con demoni infidi e orribili, che rendono la story-line ulteriormente interessante. Con il personaggio in questione, Ennis analizza concetti come la vendetta e la ribellione a Dio, sullo sfondo di un paese già dominato dal fondamentalismo, con echi di John Ford, Sergio Leone e Joe R. Lansdale. I disegni di Steve Pugh, oscuri e tenebrosi, sono perfetti e un capitolo è illustrato dall’altrettanto valido Carlos Ezquerra.

Con il one-shot imperniato sullo sconcertante (e comico) Faccia-di-culo, Ennis ci porta, invece, in piena era grunge, con commenti ironici sui Nirvana e Kurt Cobain, sulla generazione ‘slacker’, sulla gioventù confusa e precaria dell’America anni novanta; e non mancano riferimenti al razzismo del sud degli Stati Uniti; della cosiddetta ‘Bible Belt’, l’America più profonda e reazionaria. Scopriremo ogni dettaglio sul tentato, e fallito, suicidio di Faccia-di-culo, quindi, con situazioni opprimenti influenzate dallo spettro dell’autoritarismo. La parte grafica è appannaggio di Richard Case che, pur non avendo un tratto eccezionale, si rivela efficace.

È poi il turno del vampiro Cassidy, character fondamentale di Preacher, protagonista di una vicenda che precede il suo ingresso nella vita di Jesse e Tulip. Ambientata a New Orleans, è una geniale satira sul movimento dark e sulla gioventù gotica; nonché una cattivissima presa per i fondelli della fiction vampiresca leziosa, verbosa e kitsch di Anne Rice, nonché della sua creatura più celebre, il vampiro Lestat. La storia è disegnata da Steve Dillon, noto a tutti i Preacher fans, con la consueta perizia.

C’è, inoltre, il one-shot dedicato agli agghiaccianti Jody e T.C., gli psicopatici che avevano reso la vita del giovane Jesse un autentico inferno, tra i personaggi più disturbanti e scioccanti del serial. Ennis ci farà conoscere particolari sconvolgenti sul loro conto, tra stragi, lotte con gorilla, mutilazioni e zoofilia. Ma il tono è comico e abbondano, in questo caso, le prese in giro di un altro genere narrativo, quello dei romanzi d’azione con un tono da spy-story. Il bravo Carlos Ezquerra è il penciler di questa storia.

Si passa poi all’inquietante Herr Starr, uno dei villain ricorrenti della serie, ed Ennis ne narra le origini. Capiremo molte cose sulla sua umbratile personalità, sui traumi e gli orrori (nonché sulle repressioni sessuali) che lo hanno reso un uomo spietato e ossessionato da un contorto concetto di ordine. E’ in questa storia che Ennis si concede la blasfemia di Preacher. Solo i disegni di Peter Snejbjerg, troppo grezzi e poco rifiniti, rendono il one-shot meno godibile dei precedenti.

L’ultimo episodio si concentra, invece, su Jesse e Tulip, in un periodo in cui Genesis non possedeva ancora il nostro Reverendo, e la coppia rubava macchine e gironzolava per l’America in compagnia della bella Amy. La trama è divertente e assurda, come è lecito aspettarsi da Ennis, basata su chef francesi sadici e ladri di cavalli, con influssi, pure stavolta, western. Il penciler del capitolo finale è il grande Steve Dillon.

Il volume è, inoltre, da segnalare poiché include tutte le cover della serie, realizzate dall’ottimo Glenn Fabry, comprese quelle delle miniserie, dei one-shot e delle ristampe uscite in America, commentate da Ennis e Fabry e corredate da schizzi inediti. La cura del libro è buona e, fortunatamente, non ci sono errori di stampa e solo pochissimi refusi. Nel complesso, si tratta di una proposta editoriale convincente e non dovrebbe mancare nella libreria di coloro che hanno letto con passione quella che, lo ripeto, è stata una delle serie di punta della linea Vertigo.


Voto: 8

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