Guerra Senza Fine – Avengers Serie Oro n. 21, un gioiello narrativo valorizzato dalle matite di Mike McKone – RECENSIONE

Pubblicato il 12 Settembre 2015 alle 11:15

Cosa succede quando l’eversivo Warren Ellis decide di scrivere una storia dei Vendicatori? Succede che realizza un gioiello narrativo valorizzato dalle matite di Mike McKone! Non perdete Guerra Senza Fine, uno dei migliori esiti creativi della Casa delle Idee!

Warren Ellis non è un autore qualsiasi e chiunque abbia letto opere come Hellstorm, Doom 2099, Transmetropolitan, Authority e Stormwatch, giusto per citarne alcune, lo sa bene. Trasgressivo, eversivo, provocatorio, non reprime l’immaginazione, realizzando fumetti non banali che possono essere letti a più livelli. La caratteristica essenziale di Ellis è la versatilità che lo rende capace di scrivere storie dai toni adulti e introspettivi e nello stesso tempo mainstream e di saper spaziare tra i generi narrativi. Ecco perché nella sua vasta produzione si rilevano comic-book horror, fantascientifici, thriller e supereroici.

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Il suo apporto agli universi Marvel e DC è stato notevole. Per la Casa delle Idee, in particolare, si è occupato di personaggi come Thor, i Thunderbolts e in tempi più recenti Moon Knight, senza mai rinunciare a una visione personale e a volte suscitando polemiche sia tra i fan sia tra gli editor. Questo numero di Avengers Serie Oro è imperdibile poiché propone la sua graphic novel Avengers: Endless Wartime che, lo chiarisco subito, è da annoverare tra le più belle storie non solo dei Vendicatori ma della Marvel degli ultimi anni.

I componenti del gruppo di supereroi più potenti della terra diventano nelle mani di Ellis profondi e carismatici come non mai. In apparenza, Warren non fa che narrare una tipica trama vendicativa: una minaccia appare in un paese balcanico e la squadra di Cap e soci decide di affrontarla. Tuttavia, questo è il pretesto che serve a Ellis per analizzare la psicologia di autentiche icone dell’immaginario supereroico collettivo. Lo fa agendo sul testo. In diversi momenti della trama, infatti, Ellis utilizza nelle didascalie la terza persona, tenendosi quindi a distanza dai protagonisti, e tale artificio li rende più mitici. E’ qualcosa che ricorda in parte ciò che fecero Alan Moore in un episodio di Swamp Thing e Frank Miller in Born Again.

Nelle suddette didascalie, inoltre, Ellis chiama Cap con il suo nome da civile, Steve Rogers, umanizzandolo. Avengers: Endless Wartime è infatti una storia di uomini prima che di supereroi. Cap è un soldato tormentato dai ricordi della guerra; Tony Stark, al di là della sua supponenza, è intimamente fragile; Thor reprime il rimorso provocato dal fatto di aver ceduto alla furia combattiva; la Vedova Nera e Capitan Marvel non sono prive di insicurezze emotive che nascondono con atteggiamenti spavaldi; Wolverine è frustrato poiché si sente giudicato da Cap ed è consapevole di essergli eticamente inferiore; Occhio di Falco accetta suo malgrado il ruolo di buffone del team; e Bruce Banner, forse uno dei personaggi meglio caratterizzati da Warren, è torturato dalla sua natura schizofrenica, non riuscendo a trovare un equilibrio tra l’identità di scienziato tranquillo e razionale e quella di furioso mostro dalla pelle verde.

Ellis ricorre alla tecnica del monologo solo nel caso di Thor ma ciò non crea un contrasto. Anzi, rende imprevedibile e varia, dal punto di vista testuale, l’opera. I dialoghi sono magnifici: intensi, riflessivi e ricchi di pathos in alcune circostanze; ironici e sarcastici in altre. E ci sono momenti in cui è impossibile non sentirsi coinvolti emotivamente (basti pensare alla struggente sequenza di Bruce Banner che piange, dando sfogo a tutto ciò che si porta dentro). La sceneggiatura inoltre è ricca di rimandi alle vicende degli eroi e alle complesse dinamiche interpersonali che hanno da sempre caratterizzato le loro avventure. Non manca però l’azione. La minaccia che il team dovrà debellare è sia umana che demoniaca e tutto ruota intorno al passato di Capitan America e di Thor. Senza spoilerare, specifico solo che l’orrore del nazismo e quello delle creature magiche di Asgard avranno un ruolo importante nella trama.

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I disegni sono del bravissimo Mike McKone che con il suo stile plastico, elegante e fluido realizza splendide versioni degli eroi. Capitan America possiede l’aura del soldato pronto a qualsiasi sacrificio; Hulk è enorme e intimidente; la Vedova Nera è sensuale e Capitan Marvel ha una bellezza delicata; Logan sembra sempre sul punto di infuriarsi e attaccare qualcuno; Clint Barton ha un’allure deliziosamente strafottente e così via. Le tavole d’azione sono impreziosite da dinamismo e sensibilità cinetica innegabili e la costruzione del lay-out è inventiva. Vanno altresì lodati i colori di Jason Keith e Rain Beredo che usano sfumature cupe, in linea con l’atmosfera crepuscolare e malinconica della story-line.

Autori come Ellis dimostrano quindi che si possono ancora scrivere storie di supereroi mature e di grande livello, ricorrendo alle abituali tematiche della lotta dei buoni contro i cattivi senza però i consueti cliché. Avengers: Endless War è un gioiello. Non fatevelo sfuggire.

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