Morti di Sonno – Recensione nuova edizione

Pubblicato il 18 Luglio 2014 alle 10:30

Davide Reviati ci guida nella storia nostalgica e cruda di sei bambini, della loro infanzia tra sogni, traumi, calcio e cemento

Morti di Sonno

morti di sonno

Autore: Davide Reviati
Genere: graphic novel
Formato:17×24, 352 pp, brossurato, b/n
Provenienza: Italia
Prezzo: 17 euro

Quello che succede nell’infanzia ha un sapore diverso: tutto sembra magico e speciale, anche le cose peggiori. E’ proprio da questa idea che parte Reviati in questo ambizioso “Morti di sonno”: cercare di ricreare l’infanzia, in maniera autobiografica, di sei ragazzini cresciuti nel villaggio Anic. Il villaggio Anic era sorto intorno all’imponente stabilimento petrolchimico Eni.
Questa fabbrica sarà presente come una sorta di sfondo, intorno a cui si costruiscono le vicende familiari dei protagonisti, inevitabilmente legate al lavoro dei padri in fabbrica, e alle tragedie e i pericoli che la stessa fabbrica comporta.

Ma nonostante la presenza di questo eco-mostro, i ragazzi vivono tra il cemento e qualche albero un’infanzia senza un attimo di sosta: come quando ci si ricorda del passato, la narrazione è composta da brevi episodi, 5-10 pagine, che messi insieme vogliono dare un’idea di quello che è stato il percorso di crescita dell’autore. Un percorso non lineare che però rende la lettura molto scorrevole e a tratti addirittura avvincente, strumento quindi consono al tipo di narrazione ma che anche serve a stemperare un tema che potrebbe altrimenti intimorire il lettore.
Il primo comune denominatore che troviamo nella vita dei ragazzi del villaggio Anic è il calcio, in buona tradizione italiana: nelle partite di calcio ognuno trova il suo ruolo, si può sognare ma soprattutto si litiga e si lotta, e già qui troviamo un episodio che colpisce, quello del “Tulipano”. Ragazzino evidentemente talentuoso molto sopra la media, che un giorno finì vittima di un mostruoso infortunio, quando qualche ragazzo troppo invidioso si accorse che solo così si poteva fermarlo.
E allora, come tante carriere spezzate sui campi di cemento, si limita a lucidare malinconicamente le scarpette da calcio guardando dalla finestra.

Insomma, già da questo si capisce come il villaggio, nel suo essere chiuso, artificiale, cupo, costringa il gruppo di amici a crescere tra frustrazione, violenza gratuita sugli animali, alcol e più avanti droga. La città vicina è vista come qualcosa di mitico ma contemporaneamente da odiare. Il messaggio di critica sociale dell’autore è quindi velato ma permea tutto il testo: quasi che ogni episodio spiacevole possa essere ricondotto al luogo stesso.

Solo ‘immaginazione permette al protagonista talvolta di evadere, con brevi e fugaci immagini che sembrano quasi allucinazioni: ma sono brevi flash che nella vignetta successiva riportano subito alla cruda e triste realtà.
Le uniche immagini quasi poetiche sono le vignette a piena pagina che rappresentano i campi a piena pagina, in netto stacco stilistico e tematico rispetto al villaggio artificiale.
Anche qui però si tratta di brevi fughe: episodio dopo episodio ogni ragazzo svilupperà in qualche modo il proprio dramma personale e si allontanerà sempre di più dal gruppo.
Il finale è pienamente coerente con questa idea di fondo: una rimpatriata tra due amici che di fatto rimpatriata non è: di quel periodo magico non sembra essere rimasto nulla, neppure i ricordi.

Stilisticamente Reviati compie delle scelte riuscitissime. Le partite di pallone sono tecnicamente perfette, anche se possono passare in secondo piano rispetto alla trama e allo scopo del fumetto vale la pena soffermarsi e ammirarle con una seconda lettura.
La mancanza di baloon crea una particolarissima impostazione della vignetta, quasi a voler rappresentare un ricordo anche in questo, che in quanto tale è sfumato, e a voler rendere quindi le parole che vagano nella mente dell’autore.
Il bianco e nero è molto sofferto, talvolta quasi grottesco nelle espressioni: la malinconia di fondo incide sui personaggi, e sembra propri oche l’autore disegni di getto per paura che le varie immagini svaniscano dalla sua mente: questo però non crea un senso di incompletezza nel lettore, che anzi probabilmente rimarrà colpito ancora più a fondo da questi quasi graffi.

Un’opera riuscito praticamente in ogni sua parte, in cui si dimostra come la scena fumettistica italiana possa fornire spunti di grande qualità per quanto riguarda la graphic-novel autobiografica.

VOTO: 8

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