I Migliori

10 inquadrature dai migliori registi della storia del cinema

Matteo Regoli 28/01/2016

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Un film non è fatto di sola storia …

La componente più importante della cinematografia è quella della fotografia, un’arte raffinata che in mano ai migliori talenti di ieri e di oggi ha saputo esaltare la qualità di una pellicola, distinguendo i film mediocri da quelli buoni, e quelli ottimi dai capolavori.

Il posizionamento della cinepresa, il sapiente utilizzo delle luci di scena e la disposizione degli attori sul set compongono quella che viene definita “inquadratura”, che in alcuni rari casi arriva a raggiungere vette qualitative da dipinto iperrealista.

Vediamo insieme le migliori inquadrature pensate e realizzate dai più grandi registi del passato e del presente.

Tratto da “Alien” (1979), di Ridley Scott

Ridley Scott traduce in immagine il significato della parola claustrofobia, sensazione suscitata continuamente per tutta la durata della pellicola.

Per l’accuratezza nel dettaglio scenografico e registico, Alien è considerato il capostipite del genere horror-sci/fi nonché uno dei migliori film fantascientifici di sempre.

Tratto da “Vita di Pi” (2012), di Ang Lee

Osannato dalla critica per via dell’intrinseca bellezza delle sue immagini, Vita di Pi è l’impressionante esercizio di stile di uno dei migliori registi di sempre.

In questa inquadratura il protagonista sembra naufragare nel cielo, riflesso sulla superficie limpida e piatta dell’oceano.

Tratto da “American Beauty” (1999), di Sam Mendes

American Beauty

Girato in Super35, American Beauty è una satira al concetto di bellezza che il regista Sam Mendes e il direttore della fotografia Conrad L. Hall hanno scelto di raccontare attraverso immagini dal sapore fortemente classicista.

Non a caso, l’inquadratura dall’alto verso il basso su Angela (interpretata da Mena Suvari), si direbbe uscita da un dipinto di Botticelli.

Tratto da “Inception” (2010), di Christopher Nolan

L’intricata sceneggiatura di Inception viene resa graficamente dalla coraggiosa regia di Christopher Nolan, che propone numerose inquadrature da capogiro.

Quella del “corridoio rotante” è direttamente riconducibile ad un’altra, quella del “furgone capovolto”: le due inquadrature non solo riecheggiano una nell’altra, ma sono direttamente collegate da un rapporto causa/effetto.

Inoltre, il concetto di “rotazione” ritorna molte nel film, basti pensare alla città che si avvolge su se stessa, alla scala di Penrose e alla trottola del protagonista Cobb.

Tratto da “Star Wars: Episodio V – L’Impero Colpisce Ancora” (1980), di Irvin Kershner

Il duello fra Luke Skywalker e Darth Vader è un’esplosione di contrasto fra colori freddi e colori caldi: nell’inquadratura proposta, le spade laser si incrociano in un flusso di luce bianca, mentre il set è avvolto da una nebbiolina azzurra punteggiata di luci rosse/giallo/arancio. Le silhouette dei duellanti si stagliano al centro dell’immagine, separate da un ponte scuro che conduce verso una luce quasi dorata.

Un fotogramma di una bellezza intramontabile, che riassume il concetto dell’intera saga: luce contro oscurità.

Tratto da “Blade Runner” (1982), di Ridley Scott

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Padre del cyberpunk e una dei massimi esempi di neo-noir, Blade Runner è senza ombra di dubbio uno dei film più belli di tutti i tempi. Qui un esempio dello sporco e nebbioso mondo retrofuturista che Ridley Scott ha ricreato per portare su schermo l’opera del romanziere Philip K. Dick.

L’impianto fotografico e d’illuminazione sono il vanto della pellicola, da sempre presi ad esempio nelle scuole di cinematografia e nei saggi di critica.

Tratto da “2001: Odissea nello Spazio” (1968), di Stanley Kubrick

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Dev’esserci una ragione se Stanley Kubrick è considerato quasi all’unanimità come il più grande cineasta della storia del cinema: la simmetria perfetta delle sue inquadrature fa dei suoi film delle vere e proprie opere d’arte, e l’epopea fantascientifica, che nel ’69 si aggiudicò il premio Oscar per i Migliori Effetti Speciali, è l’esaltazione massima dell’estetica applicata alla cinepresa.

Tratto da “Mad Max: Fury Road” (2015), di George Miller

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La potenza della natura si scatena in questa sbalorditiva immagine dal retrogusto fortemente biblico, con la quale George Miller sembra voler evocare la furia degli Dei.

Un campo lunghissimo sul mondo desertico/post-apocalittico di Mad Max, nel quale si scorgono appena i piccolissimi veicoli all’inseguimento dei protagonisti, i più vicini alla tempesta di sabbia che sopraggiunge imponente dalla destra.

Tratto da “Interstellar” (2014), di Christopher Nolan

L’immensità dello spazio interstellare e delle sue meraviglie riassunte in una sola, entusiasmante e drammatica immagine, culmine della visionaria esperienza visiva scaturita dal genio di Christopher Nolan.

Tratto da “The Revenant” (2015), di Alejandro González Iñárritu

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Insieme, Alejandro González Iñárritu e Emmanuel Lubezki, fanno ben 5 oscar (ad oggi, per lo meno), e in The Revenant le immagini del primo si fondono alla fotografia del secondo nella ricerca ossessiva e maniacale della natura incontaminata, che viene ritratta nella sua più assoluta e inospitale bellezza.

A tratti quasi documentaristiche, le immagini del film trasmettono l’idea dell’infernale freddo e del mero sconforto, e il più delle volte trasmettono un senso di disagio allo spettatore,  sconfortato dinanzi a tanta primordiale splendore.

 

Fateci sapere quali sono le vostre inquadrature preferite! Se volete, potete commentare pubblicandone il fotogramma!

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