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Recensione – DOOM

Matteo Regoli 20/05/2016

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id Software si cimenta con lo shooter originale proponendo un reboot dal gameplay adrenalinico e fluido come pochi altri.

La produzione di questa nuova iterazione di Doom è stata a dir poco travagliata: tra membri importanti dello staff di sviluppo che hanno abdicato in corso d’opera e presentazioni che del gioco hanno messo in luce più gli aspetti negativi che quelli positivi (pensate alla recente beta multiplayer, che ha fatto storcere parecchi nasi).

E non poteva che essere così, vista l’importanza di un brand che ha fatto la storia dei videogiochi e del genere shooter.

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Per loro fortuna, id Softaware e Bethesda non hanno sbagliato una virgola. La software house statunitense aveva già tirato fuori un reboot/sequel un paio di anni fa, quel Wolfenstein The New Order che aveva saputo sia divertire che impressionare tecnicamente. E questo nuovo Doom riesce in entrambi i campi.

La storia è basilare e di certo non rappresenta il perno intorno al quale ruota l’esperienza di gioco: siamo su Marte, e un gruppo di demoni crudeli e sanguinari vuole collegare l’inferno col pianeta rosso attraverso l’apertura di un portale.

L’azione frenetica del gameplay non viene quasi mai interrotta: i pochi dialoghi arriveranno nel corso del gioco, senza l’utilizzo di cutscene (giusto due o tre, a voler essere precisi).

I collezionabili da trovare, che sono sparsi all’interno del mondo di gioco, rappresentano le più sfaccettate vie traverse grazie alle quali gli sviluppatori hanno dato coerenza al mondo immaginario e sopra le righe di Doom, e nel raccoglierli il giocatore potrà apprendere numerosi dettagli riguardanti la trama.

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Il primo plauso quindi è tutto per il level design ideato da id Software: le mappe sono vastissime, completamente esplorabili e caratterizzate da una buonissima verticalità.

Fra una folle sparatoria e l’altra, che probabilmente sarà ancora più folle, avremo tutto il tempo di controllare passaggi segreti e vie secondarie che fra il volare dei proiettili e gli schizzi di sangue ci erano sfuggiti. Inoltre, raccogliere collezionabili ci garantirà punti extra, spendibili per la caratterizzazione del protagonista.

Esplorazione a parte, però, la parola chiave rimane shooter: sparare è ciò che faremo dall’inizio alla fine, e il concept del gioco – com’è chiaro e come dev’essere per un titolo del genere – è farsi largo fra orde di demoni infernali a colpi di proiettili, crivellando o trafiggendo o torcendo colli e spaccando crani nel corpo a corpo.

La difficoltà cresce man mano che si avanza nella storia, ma i più temerari potranno selezionare vari livelli di sfida scegliendo fra quelli messi a disposizione dagli sviluppatori. Il più alto livello di difficoltà vi chiederà di completare il gioco con una sola vita, quindi in bocca al lupo.

Il gameplay fa della fluidità il suo cavallo di battaglia: non ci sarà il tempo per fermarsi e pensare, l’unica cosa da fare per completare il livello e sopravvivere ai nemici è prendere la mira e sparare. Nel farlo, potremo sfruttare gli elementi interattivi che caratterizzano gli scenari.

La furia del gameplay è suggerita anche da un particolare non trascurabile: non è possibile ricaricare, e potremo continuare a sparare ininterrottamente fino a che non esauriremo i proiettili di una determinata arma, dopo di che potremo passare alla successiva … ma fate attenzione a non rimanere a secco!

Per ricaricare energia e armatura dovremo cercare per la mappa i vari pack sparsi intorno a noi, stessa cosa per le munizioni. Una formula usata negli sparatutto in voga negli anni ’90, e quasi del tutto dimenticata oggigiorno.

Certo, chi è videogiocamente cresciuto con Battlefield e COD potrebbe trovare Doom un po’ ripetitivo nelle sue interminabili meccaniche, che si basano esclusivamente sulle abilità che il giocatore ha col controller alla mano, ma squartare diavoli e demoni infernali con la motosega è e sarà sempre una delle cose più divertenti di questo mondo.

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Ci sarebbe anche una componente multiplayer, ma è decisamente trascurabile se confrontata con la concorrenza: gli stessi Call of DutyBF , ma anche un titolo seminale come Halo, non solo sanno offrire di più da un punto di vista del contenuto online, ma sono anche dotati di una spina dorsale molto più resistente di quella che sorregge il multiplayer del titolo Bethesda.

Apprezzabile, invece, l’idea di Snapmap: in sostanza, all’interno del multiplayer, potremo creare nuovi livelli, mappe di gioco online e addirittura modalità inedite, garantendo una longevità non solo a noi stessi, ma anche all’intera community (cross platform, perché quando condividerete una delle vostre creazioni, ad esempio, su PS4, la stessa potrà essere usata dai giocatori di Xbox One e PC).

La versione PS4 si vanta di un framerate stabile sui 60 fps, che accentua la fluidità del frenetico gameplay. Abbiamo già parlato del level design, quindi rimangono da citare i modelli incredibilmente dettagliati dei demoni infernali, alcuni inediti e altri che reinterpretano gli storici nemici degli “antichi” capitoli precedenti.

Qualche pop-up su schermo, forse troppi, ma nulla di più per quanto riguarda i difetti tecnici.

Altro plauso alla colonna sonora, che a colpi di rock, elettronico e metal psichedelico accompagnando splendidamente le orge di violenza in cui ci fionderemo senza indugi.

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