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Old Boy, dal manga al film, la recensione della nuova edizione J-POP

Redazione 06/12/2013

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Un grande ritorno questa volta per i tipi J-Pop, in concomitanza con l’uscita della versione cinematografica firmata da Spike Lee.

Old Boy vol. 1

Storia e disegni: Garon Tsuchiya, Nobuaki Minegishi

Casa editrice: J-Pop

Provenienza: Giappone, 1996 – 1998 (5 volumi, concluso)

Target e Genere: Seinen, Drammatico, psicologico

Prezzo: € 8,00, 12×17, 332 pp, b/n, sovrac.

Data di pubblicazione: Dicembre 2013

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In una stanza angusta e senza finestre un uomo siede su una branda, guardando la tv. Ogni giorno compie esercizi ginnici e ogni sera tra le 7 e le 8 una botola nella porta della stanza si apre e l’uomo riceve un pasto cinese.
Questo è il nostro protagonista e questa è la storia dei suoi ultimi dieci anni di vita.

Old Boy, sceneggiato da Garon Tsuchiya e disegnato da Nobuaki Minegishi, ci racconta la storia di questo anomalo prigioniero che si fa chiamare Yamashita e del suo ritorno alla libertà dopo dieci anni di reclusione.
Tsuchiya pone una base piuttosto semplice, dalla quale però si dipanano interrogativi decisamente complessi e stimolanti: cosa succederebbe se dopo una notte di bagordi ci si svegliasse chiusi in una stanza sconosciuta completamente isolata dal resto del mondo, ignorando tanto il motivo quanto la durata di tale permanenza coatta? Un evento del genere può cambiare un uomo nel profondo del suo essere? Se sì, in che modo? E qualora il prigioniero venisse improvvisamente liberato, quali sarebbero i suoi istinti primari?

Il primo volume di questa riedizione J-Pop del capolavoro di Tsuchiya e Minegishi risponde appunto ad alcune di queste domande: dopo dieci anni di prigionia infatti il protagonista verrà narcotizzato e liberato in un parco di Shibuya, con appena mille yen in tasca e nessun posto dove andare.
La storia si presenta come un noir fortemente incentrato sui personaggi, le cui psicologie sono scandagliate in maniera attenta, minuta, mai banale.

Old Boy è una storia di vendetta e le storie di vendetta presentano un pattern largamente diffuso e rigidamente stereotipato, per cui non è impresa facile mantenersi freschi e originali pur non uscendo dagli stilemi del genere.
Alcuni personaggi interessanti fanno la loro comparsa e si intuiscono i prodromi di diverse sottotrame che invitano a continuare la lettura.

I disegni del maestro Minegishi fanno venire in mente un’ipotetica sintesi tra l’arte di Takao Saito (Golgo 13) e il primo Urasawa: sfondi dettagliati e curati, personaggi dalle pose plastiche, definiti da un tratto sicuro e pulito, quasi calligrafico, e volti carichi di un’espressività tale da descriverne la sfera emotiva spesso senza bisogno dell’ausilio di un baloon.
J-POP ci presenta un’edizione in cinque volumi al prezzo di 8 euro l’uno.

Cosa invoglia un lettore ad avvicinarsi a una storia matura e fuori dagli schemi come Old Boy?
Naturalmente i gusti sono soggettivi, e la qualità non la si può raccontare con una recensione, al contrario va toccata con mano.
Però bisogna dire che si tratta di un manga breve e già concluso, dettagli che in tempi di crisi economica fanno decisamente piacere!

Da questo manga sono state tratte due versioni cinematografiche, una sud-coreana realizzata dal regista Park Chan-wook nel 2003 e un remake americano firmato Spike Lee uscito nei cinema italiani proprio oggi.
Sicuramente sarà interessante mettere a confronto le varie versioni di questa storia che nonostante il passare degli anni e i rimaneggiamenti sembra avere sempre qualcosa da raccontare.

In un mercato del manga afflitto da una dilagante morte dell’originalità, saturato dagli stereotipi e dalle copie delle copie, Old Boy rappresenta un pregevole diversivo: un prodotto di qualità eccellente, adulto, che offre diverse chiavi di lettura.
Leggetelo e consigliatelo a vostra volta: Old Boy è uno di quei manga in grado di far appassionare anche chi con l’arte sequenziale non ha mai avuto a che fare!

Voto 9

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