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Crocevia e lo sguardo sulla realtà di Yoshihiro Tatsumi [Recensione]

Emiliano Sportelli 12/12/2016

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Portato in Italia dalla Coconino Press, Crocevia di Yoshihiro Tatsumi disegna uno scorcia di realtà del Giappone degli anni ’70, mettendo l’accento sull’enorme potenzialità del genere Gekiga.

A dispetto di quello che si può credere, non tutto il fumetto giapponese è semplice intrattenimento. La produzione di “opere illustrate” nel Paese del Sol levante è così varia e stratificata che è facile imbattersi in racconti che indagano sul quotidiano, che diventano lo specchio della nostra società e che nello stesso momento nel quale vengono lette inebriano il lettore di un profumo di verità.

Questa nascita di genere fumettistico giapponese ha una data ben precisa: il 1957, con l’autore Yoshihiro Tatsumi, che insieme ad altri sei autori ha dato vita al movimento Gekiga da “geki” che vuol dire dramma e “ga” ossia illustrazione. Esiste una forte componente di realtà che cresce in netta contrapposizione con i temi dello spettacolo e dell’irreale del più famoso manga.

L’opera Crocevia del già citato Tatsumi si pone come punto cardine della tradizione Gekiga; un lavoro dove la parola realismo diventa il filo conduttore di tutto il volume. Tinte cupe e inquadratura stile storyboard si miscelano in un vortice di pura contemporaneità; sobrio e diretto allo stesso tempo, il fumetto di Tatsumi ha in sé la forza di raccontare storie dove la gente comune non si trasforma in qualcosa di più, ma resta tale per tutto il percorso tracciato dal fumettista.

Apparso sulle pagine della rivista Garo (portavoce di questo alternativo percorso narrativo), Crocevia mette a nudo la figura dell’uomo che diventa il protagonista indiscussi di ogni storia. La figura della donna (seppur presente ed influente) è comunque lasciata ai margini; sono uomini semplici pieni di paure e angosce, uomini che vogliono evadere dalla routine quotidiana e per farlo cercano di infrangere il muro di quella società della quale fanno parte.

È proprio in un contesto di questo tipo che si esalta al scelta stilistica di Tatsumi che crea una semplicità quasi irreale; sceneggiatura e disegno contengono quella vena di sobrietà che li lega indissolubilmente, fertilizzando un campo di valori veri e pieni di spirito.

I timori dei protagonisti sono figli di quella società che loro stessi contribuiscono a far disintegrare; una società che allo stesso tempo li rende schiavi e padroni, in un circolo vizioso di bugie e ricatti. In Crocevia, il denaro, il lavoro e l’amore prendono le sembianze di tre demoni che affogano i sogni dei personaggi di Tatsumi rendendo la realtà ancora più vera in pieno stile Gekiga.

Un volume che lascia quel senso sia di piacere che di amarezza, in una doppia spirale dove tutto è confinato sul piano del reale.

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