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Brooklyn Dreams – Sogni a Brooklyn: Recensione

Sergio L. Duma 17/01/2012

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Uno dei capolavori dello scrittore de L’Ultima Caccia di Kraven giunge in libreria con un volume targato Magic Press dal titolo Sogni a Brooklyn: quando fumetto, illustrazione e letteratura si uniscono in un riuscito connubio!

Brooklyn Dreams – Sogni a Brooklyn

Autori: J.M. De Matteis (testi), Glenn Barr (disegni)
Casa Editrice: Magic Press
Provenienza: USA
Prezzo: € 15,00, 15 x 21, pp. 376, b/n
Data di pubblicazione: novembre 2011

Che J.M. De Matteis sia uno degli scrittori più anti-convenzionali e versatili del comicdom statunitense è un dato di fatto e se si dovesse analizzare la sua vasta opera fumettistica si dovrebbe svolgere una mole di lavoro non indifferente, considerando la complessità della sua ispirazione nonché la varietà, dal momento che lo sceneggiatore è capace di spaziare in numerosi generi.

I fan dei supereroi certamente ricordano le run di The Defenders e Captain America per la Marvel e in quel caso De Matteis, pur agendo in ambito mainstream, non mancò di realizzare story-line innovative ed eversive per gli standard dei comic-book anni ottanta.

Ciò vale altresì per le sue storie dell’Uomo Ragno ed è quasi un luogo comune citare L’Ultima Caccia di Kraven come uno dei vertici indiscutibili non solo dei mensili di Spider-Man ma del fumetto americano in generale (senza trascurare altre memorabili sequenze come Il Bambino Dentro).

Se De Matteis può scrivere avventure caratterizzate da notevole senso del dramma e da profonda introspezione psicologica, è pure in grado di produrre opere piene di humour, come JLI della DC, realizzata insieme a Keith Giffen e Kevin Maguire. Non si possono nemmeno trascurare, inoltre, prodotti più sofisticati e maturi come Blood: A Tale, Moonshadow e Dr. Strange: Into Shambhala, nelle quali sono peraltro evidenti gli interessi nei confronti della spiritualità e del misticismo.

L’ennesima prova del suo talento è fornita da Brooklyn Dreams, originariamente pubblicato dalla DC in una miniserie di quattro numeri, e tradotto in Italia da Magic Press. Va chiarito che si tratta di un’opera di elevato livello qualitativo ma richiede una lettura attenta. La struttura narrativa, infatti, è caratterizzata da una costante fluttuazione di passato e presente, con rimandi, citazioni e digressioni che comunque rendono avvincente la trama. In un percorso sul filo della memoria, Vincent, il protagonista, racconta (e rievoca) i momenti più salienti della sua vita, relativi all’infanzia, l’adolescenza e la prima giovinezza.

Tuttavia, l’ambiguità permea l’intera story-line, dal momento che la memoria è in sé imperfetta e, come ribadisce lo stesso Vincent, molti ricordi sono filtrati dall’immaginazione e da vere e proprie menzogne. In ogni caso, seguiamo Vincent, figlio di un italiano e di un’ebrea, nelle sue vicissitudini. Nasce a Brooklyn, in un ambiente familiare in cui convivono faticosamente diversi retaggi culturali, ebraici e cattolici, e il rapporto con i genitori non sarà sempre idilliaco. Crescendo, Vincent inizia ad interessarsi all’arte, alla scrittura, alla letteratura e, nel clima dei seventies ancora legati alle controculture, alle filosofie orientali e alle droghe.

La droga, in effetti, è uno degli elementi ricorrenti di Brooklyn Dreams e l’incedere della narrazione, con sconnessioni, brusche interruzioni e mutamenti di prospettiva, ricalca i processi mentali di una psiche compromessa dagli allucinogeni. Vincent è inoltre un abile analista e, in maniera impietosa, affronta le proprie paure interiori, i segreti reconditi della sua anima, la sua sessualità, le sensazioni ambivalenti nei confronti del padre e della madre, con una franchezza che lascia sconcertati. È evidente l’influsso della psicoanalisi e dell’esistenzialismo e non mancano riferimenti letterari, da Hesse ad Henry Miller, da William Blake a Dostoevsky (punto di riferimento di Brooklyn Dreams); ma non è da ignorare il cattolicesimo. Victor, effettivamente, chiarisce che l’argomento della storia è Dio (e coloro che leggeranno il libro capiranno ciò che intende).

I testi di De Matteis sono letteratura allo stato puro e in determinati momenti sfiorano la poesia. Per giunta, l’autore rivela una straordinaria varietà di stili espressivi: il diaristico, il monologo interiore, il post-moderno; e va da sé che un fumetto simile necessitava di un disegnatore in grado di rappresentare le proteiformi atmosfere della trama. E costui è l’ottimo Glenn Barr, uno dei fondatori del pop surrealismo: Barr alterna pagine pittoriche e quasi iperealliste ad altre più underground e cartoon (poiché non manca l’ironia!), costruendo in maniera altamente creativa la tavola. Tante pagine sono piene di simboli e figure che sovente assumono una valenza metaforica, rendendo ancora più surreali (ma suggestive) le situazioni oniriche e visionarie descritte da De Matteis.

Per concludere, quindi, Brooklyn Dreams, che si può considerare semi-autobiografico (e Vincent è una specie di alter ego di J.M.), è l’ulteriore dimostrazione delle capacità di uno degli autori di punta del panorama fumettistico a stelle e strisce e non può mancare nella vostra libreria. Da provare.

Voto: 8

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