Zombie contro Zombie di Shinichiro Ueda | Recensione

Pubblicato il 9 Novembre 2018 alle 17:00

Arriva in Italia Zombie Contro Zombie, commedia horror giapponese diretta dall’esordiente Shinichiro Ueda.

Devi avere le idee molto ma molto chiare sul tipo di cinema che vuoi realizzare se, come regista esordiente, attacchi il tuo primo lavoro girando un piano sequenza di trentasette minuti che si fa gioco delle convenzioni del genere horror declinato alla commedia. E Shinichiro Ueda ha le idee chiarissime.

Di film così ne abbiamo visti tanti nel corso degli anni, da Dal Tramonto all’Alba a L’Alba Dei Morti Dementi, da Benvenuti a Zombieland a La Casa, da Il Ritorno dei Morti Viventi a Vita Da Vampiro, opere che hanno saputo prendere l’impianto filmico dell’horror classico, quello sociopolitico di George Romero, e ragionare esattamente alla stessa maniera ma spostando la paura nei territori del divertimento: sempre gli stessi litri di sangue, sempre la stessa violenza efferata degna di una storia incentrata su cadaveri semi-senzienti affamati di sangue … ma con gli elementi da commedia molto più preponderanti rispetto a quelli di tensione.

E abbiamo visto anche tantissimi meta-horror, mockumentary e non (lo stesso Romero ne ha girato uno, Le Cronache Dei Morti Viventi, la sua penultima fatica prima della prematura scomparsa), con troupe cinematografiche intente a girare un film sugli zombie che puntualmente finivano con l’imbattersi in orde di morti viventi veri e propri. Ebbene in Zombie Contro Zombie tutto questo c’è, ma è proposto in un modo nuovo, che trascende e sovverte le definizioni di soggettività cinematografica e conseguente immersione nelle atmosfere, che siano esse orrorifiche, parossistiche, demenziali o tutte e tre le cose insieme.

Siamo in Giappone, una donna viene assalita dal suo ex ragazzo zombie e muore. Stop, grida il regista, ma la cinepresa non stacca. Il regista entra nell’inquadratura, è arrabbiato perché la sua attrice è una vera incapace, gli esigui fondi per finire il film di zombie che sta girando sono ormai agli sgoccioli e la riuscita del capolavoro che vorrebbe realizzare è sempre più improbabile. L’unica cosa da fare è provare ad evocare degli zombie veri e propri, seguendo un rito di sangue che – secondo la leggenda – dovrebbe fare al caso suo.

E infatti per i suoi piani è perfetto, perché gli zombie veri – non quelli impersonati dai suoi attori – non tarderanno ad arrivare, trasformando il suo scalcinato set in un bagno di sangue non più finto ma autentico, purtroppo per i personaggi. Per noi che guardiamo è un altro discorso, per noi il sangue resta sempre finto, e il discorso alla base del film è proprio questo: la finzione.

E’ un film sul potere della finzione, Zombie Contro Zombie, un film su quanto il cinema sappia confondere la realtà e la simulazione, mescolarle fino a farle divenire la stessa identica cosa, postulare un inganno dopo l’altro con il solo scopo di convincere lo spettatore a credere a tutto ciò che sta accadendo davanti ai suoi occhi. E’ uno studio filologico sul mestiere del cinema, non sull’horror in particolare ma sulla settima arte tutta: ci si muove fra i set come in un film di Brian De Palma, ma la linea di separazione fra tecnica e narrazione viene scavallata talmente tante volte da scomparire del tutto. Così come il concetto di film nel film: qualche giorno fa abbiamo visto Orson Welles e L’Altra Faccia Del Vento, e questo Zombie Contro Zombie sembra volergli rispondere per le rime.

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