Malignant Man 1 – BOOM! Studios – review

Pubblicato il 27 Aprile 2011 alle 12:44

Malignant man n. 1

Autori: James Wan e Michael Alan Nelson (testi); Piotr Kowalski (disegni); Jordie Bellaire (colori); Trevor Hairsine e Sébastien Lamirand (cover a); Rael Lyra (cover b).
Casa editrice
: BOOM! Studios
Provenienza
: USA
Prezzo
: $ 3.99
Recensione


“Quello che non ti uccide ti rende più forte” è lo slogan utilizzato da BOOM! Studios per promuovere Malignant man, la nuova serie creata da James Wan, regista del primo Saw, e da Michael Alan Nelson. L’inizio è dei più drammatici e tristemente realistico. Il povero Alan Gates sta morendo per un tumore maligno al cervello. La chemioterapia non ha funzionato e gli resta meno di un mese di vita. La disperazione del protagonista si unisce alla frustrazione per l’amnesia che il cancro gli provoca lentamente.

Mentre vaga per la città in preda allo sconforto, Alan tenta di sventare uno scippo e il rapinatore gli spara alla testa. Incredibilmente il protagonista non muore, ma viene condotto di corsa in ospedale dove un chirurgo gli scoperchia il cranio per tentare di rimuovere il proiettile. Il tumore di Alan sembra prendere vita nella forma di una serie di tentacoli neri che non solo comunicano con lui ma gli trasmettono i pensieri di chi lo circonda.

In quel momento fa irruzione la bella Sarah, una coraggiosa bionda, abile combattente armata fino ai denti, che porta via Alan ricucendogli il cranio in tutta fretta con una spillatrice chirurgica. I due vengono inseguiti da un gruppo di uomini in nero armati di strane falci che compiono una strage all’interno dell’ospedale. Durante la fuga Alan ha delle visioni di quella che sembra la sua infanzia.  Sarah sembra avere le risposte a tutte le domande che il lettore e lo stesso Alan si pongono ma che alla fine di questo primo albo non vengono inevase.

Quello che appare certo è che nella testa di Alan non c’è affatto un tumore bensì qualcosa di sovrannaturale che gli ha salvato la vita dal colpo di pistola del rapinatore. A darci qualche indizio in più c’è la copertina disegnata da Trevor Hairsine con i colori di Sébastien Lamirand e quella alternativa di Rael Lyra che ci mostrano un protagonista in piena forma mentre sfoggia come naturale estensione del suo braccio una lama falciforme identica a quella impugnata dagli uomini in nero.

Siamo dalle parti di prodotti come Preacher di Garth Ennis o The darkness dello stesso Ennis insieme a Marc Silvestri e David Wohl, ma apparentemente più prevedibile e, nonostante una sana dose di violenza splatter anche abbastanza gratuita, più edulcorata nei contenuti e priva del caratteristico linguaggio politicamente scorretto. I disegni di Piotr Kowalski sono realistici e funzionali ma anche abbastanza convenzionali e non convincono del tutto nei momenti in cui l’azione si fa più dinamica. Buoni i colori di Jordie Bellaire che ricorre a diverse sfumature di rosso per i flashback di Alan, come se stesse guardando attraverso una patina di sangue, e scurisce i balloon quando i pensieri di chi lo circonda vengono avvertiti dal protagonista.

Un avvio che scorre in modo abbastanza piacevole ma che lascia anche qualche perplessità risultando a prima vista solo una variazione su temi già visitati in serie adulte e dal sapore horror pubblicate da etichette come la Vertigo, la Image o la Top Cow. Tuttavia merita il beneficio del dubbio che solo i prossimi albi potranno chiarire.


Voto: 6

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