Recensione: Hellblazer di Peter Milligan vol. 3

Pubblicato il 1 Marzo 2011 alle 16:38

Hellblazer di Peter Milligan 3

Autori: Peter Milligan (testi), Giuseppe Camuncoli, Simon Bisley (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 13,95, 16,8 x 25,7, pp. 144


Giunge al terzo volume l’Hellblazer di Peter Milligan che comprende i nn. 261-266 dell’originale comic-book dedicato a John Constantine, detective dell’occulto creato dal grande Alan Moore nella sua celebrata run di Swamp Thing (peraltro di prossima uscita, ed era ora!). Come ho scritto nelle recensioni precedenti, comunque, apprezzo Milligan, rappresentante di quella scuola britannica che ha rivoluzionato e svecchiato i comics USA,  ma lo trovo discontinuo.

Peter, infatti, è in grado di realizzare opere eversive e provocatorie come Shade The Changing Man, Enigma, The Extremist, X-Force/X-Statix, ma a volte produce fumetti banali che non rendono giustizia al suo talento. E, nella fattispecie di Hellblazer, ritenevo il lavoro di Peter valido; ma non così estremo come è forse lecito aspettarsi da uno sceneggiatore anti-convenzionale come lui.

Dopo la lettura di questo terzo tp il mio giudizio è cambiato? Sostanzialmente no. Peter stavolta inserisce John in un contesto inconsueto per lui, e cioè l’India, ed è comunque un particolare interessante. Il nostro detective dell’occulto, infatti, nel disperato tentativo di riportare in vita l’amata Phoebe, si trova, per una serie di circostanze, in un paese che, secondo molti, costituirà, insieme alla Cina, l’asse portante dell’economia del ventunesimo secolo.

E qui John avrà a che fare con demoni, spettri vendicativi e minacce occulte di vario tipo; insomma, con quegli elementi che sono da sempre il marchio di fabbrica del serial. Milligan delinea una trama indubbiamente ben costruita, con dialoghi ironici e situazioni visionarie, e non mancano i riferimenti alla cultura di Bollywood o alla contrapposizione tra gli stili di vita indiano e occidentale.

E ci sono commenti sul colonialismo e su problematiche scottanti come quella del turismo sessuale e i fan della serie troveranno pure accenni impliciti alla classica run di Jamie Delano. Tuttavia, come ho affermato in passato, da Milligan mi aspettavo di più e invece anche questa story-line non si discosta molto da quelle di altri autori che lo hanno preceduto. E, malgrado un certo sarcasmo nei testi, la presenza della simpatica e sexy Epiphany e gli efficaci disegni di Giuseppe Camuncoli, in alcuni momenti ho trovato la lettura noiosa.

Le cose vanno meglio con la sequenza finale, intitolata ‘No Future’, evidente omaggio al punk e ai Sex Pistols: un graffiante attacco al conservatorismo inglese, non esente da palesi intenti di satira e di denuncia politica; e Milligan, acutamente, riesce persino a fare un parallelismo tra l’anarchia del punk e il liberalismo di stampo thatcheriano (cosa che, comunque, aveva già intuito Jamie Delano nel primo, mitico annual di Hellblazer).

Tra punk e skinhead violenti, ministri in combutta con demoni, golem forse abitati dallo spirito di Sid Vicious e altre stranezze, Peter scrive una storia aggressiva che, in parte, può far pensare ai suoi esiti creativi migliori. La parte grafica è appannaggio del bravissimo Simon Bisley, leggendario penciler di Slaine e Lobo, e il suo tratto sporco, oscuro, quasi iperrealista e con vaghi influssi caricaturali è perfetto per le vicende immaginate da Milligan. Concludendo, questo volume non è da bocciare; ma non può essere messo sullo stesso piano delle altre produzioni da me citate all’inizio della recensione.


Voto: 7

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