Dylan Dog – Speciale n. 29: La casa delle memorie – Recensione

Pubblicato il 18 Settembre 2015 alle 10:12

In un futuro prossimo, la Terra è ormai diventata il Pianeta dei Morti e l’umanità è assediata dai Ritornanti. Un Dylan Dog invecchiato, stanco, depresso e perseguitato dagli incubi, vive in un cimitero e vuole sottoporsi al trattamento di morte assistita. Nei giorni che lo separano dalla sua dipartita, l’ex-indagatore dell’incubo è chiamato ad investigare sul fenomeno degli Immemori.

Sul confine sempre più labile tra la vita e la morte, si confondono Ritornanti e Immemori mentre Dylan Dog, ubriaco e disperato, conversa con la Signora con la Falce. Sotto la nuova direzione editoriale della testata, la saga del Pianeta dei Morti, scritta da Alessandro Bilotta, prosegue a cadenza annuale sullo Speciale di settembre. Questo nuovo capitolo rende grande omaggio agli stilemi narrativi di Tiziano Sclavi e si carica di numerose tematiche.

La storia strizza continuamente l’occhio alle origini dell’indagatore dell’incubo che vive qui in un cimitero popolato da Ritornanti, chiaro omaggio a Dellamorte Dellamore, prototipo letterario di Dylan, sempre ad opera di Sclavi. Ed è proprio Sclavi, insieme al disegnatore Angelo Stano, raffigurati da Giampiero Casertano, a riassumere al lettore i capitoli precedenti della saga.

Nell’arco narrativo principale, Dylan indaga sugli Immemori, nome familiare ai fans di vecchia data della serie. Si tratta di individui che si sono rifugiati nelle Oasi, simbolici limbi per anime perdute, e che tornano a farsi vivi dopo quattro anni, privi di memoria e inconsapevoli del fenomeno dei Ritornanti. Nella componente investigativa della vicenda, in assenza di Bloch e Groucho, spalla dell’antieroe è un funzionale sergente Jenkins. Interessante e controverso il ruolo oppressore del Governo che si oppone sia alle Oasi che alla morte assistita. Forse più banale il ruolo salvifico di un’angelica e malinconica Skye.

La scelta narrativa che più richiama alla mente lo stile di Sclavi è quella di inserire nella sceneggiatura brevi parabole, venate da grottesco surrealismo, di gente comune destinata a diventare zombi. I non morti assumono diverse valenze metaforiche passando dalla lotta di classe alle convenzioni sociali. Lo stesso Dylan incravattato e capo di una divisione di Scotland Yard, composta da agenti suoi omologhi nell’abbigliamento, sembra in conflitto con la propria natura anticonformista.

Bilotta sfrutta bene le 160 tavole a disposizione conferendo aria alla sceneggiatura ma senza lentezze. I dialoghi sono punteggiati da riflessioni filososiche e i balloon pensiero sono utilizzati solo quando utili per l’analisi introspettiva dei personaggi. Casertano concede sempre generose secchiate di splatter ed è magistrale nelle caratterizzazioni estetiche con fisionomie peculiari e realistiche.

Il finale apre a nuovi scenari e lascia il discorso aperto per i prossimi capitoli. La storia solleva questioni interessanti di carattere etico, politico e morale ed è una lettura gradevole che mescola tutti gli elementi narrativi più amati della serie. La bravura di Bilotta sta proprio nell’apportare una chiave di lettura moderna al personaggio senza dimenticare quelle che sono le fondamenta. Sarebbe interessante vederlo all’opera anche sulla serie regolare.

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