Recensione Il Ponte di Nogunri – Coconino Press

Pubblicato il 4 Maggio 2010 alle 12:03

Autori Park Kun-woong (disegni), Chung Eun-yong (storia)
Casa Editrice
Coconino Press
Provenienza
Corea del Sud
Prezzo
29€
A cura di Michele Guerrini


4 giorni. Un massacro di 400 persone, tra donne, vecchi, bambini. Nessun soldato. Solo civili, profughi in marcia senza meta, per scappare dal terrore di una guerra. Un conflitto, che si sente arrivare sempre più vicino. Il sangue arriva dentro le famiglie di piccoli, sperduti paesi. I soldati nemici non si vedono. Ma la ritirata è sempre più veloce.

Il Ponte di Nogunri è un opera di memoria e coscienza. In cui l’arte si unisce alla necessità di un ricordo, di ritrovare una verità opportunamente nascosta. Perché a Nogunri furono gli americani, i liberatori della Corea del Sud a compiere questo sterminio.

E come il sangue, gli acquerelli di Kun-woong scorrono veloci, densi sulla carta.

Sudore, sangue, viscere, racchiusi dentro vignette povere e veloci che esprimono un’urgenza di comunicare, di rivivere questa storia nel caos in cui ebbe luogo. I paesaggi, le tavole di più ampio respiro, sono delle foto vecchie, ormai opache, in cui elementi essenziali sono ancora presenti ma scuriti, carichi di angoscia. Al contrario le figure umane, gli animali, il bestiame, sono disegnate come veloci formichine. Viste da un orizzonte più alto, queste decine, centinaia di camice, cappelli, carretti, non hanno pace e riescono a scambiarsi solo piccole, stentate, frasi.

Sebbene certe rassomiglianze con  Guernica di Picasso, probabilmente presa a modello nella rappresentazione delle scene di guerra, e una notevole qualità plastica degli acquerelli, capaci di entrare nella carne viva  delle scene, l’opera in sé è meno retorica di quanto ci potremmo aspettare. L’attacco contro gli USA è presente e chiaro: i soldati sono neri e indifferenziati senza alcun elemento di caratterizzazione e personalità. Sono assassini prima e schiavisti dopo, quando dirigono le operazioni di sbarco nel porto non curandosi della bestialità in cui lavorano i coreani. Curano e poi uccidono i civili, in un non-sense continuo che lascia perduti i coreani e gli stessi lettori. Ma non c’è spazio a metafore od invettive elaborate, politiche; non c’è tempo, tutti quelli che sono attorno a noi stanno morendo.

I lettori vivono un’ opera corale e individuale allo stesso tempo. Facce di testimoni, scavate, quasi intagliate nel legno compaiono di lato ai disegni per raccontare la loro piccola storia; e il lungo viaggio di un padre, sballottato da un parte all’altra, prima per scappare dai comunisti che vogliono linciare chiunque avesse avuto un qualche legame con le autorità, e poi alla ricerca della moglie e dei figli, sperduti tra ospedali da campo e camion di profughi

Dopo aver vinto il Pulitzer nel 2000 per il libro e l’azione di divulgazione di questa tragedia dimenticata per oltre 40 anni, Chun Eun-Yong, si è unito alla grande capacità artistica di Park Kun-woong, donandoci un nuovo\vecchio triste ricordo.

L’edizione Coconino è eccellente e merita sicuramente. Unico difetto il prezzo molto alto, che sarà da aggiungere a quello del  secondo volume di questa opera, in corso di elaborazione in Corea.  Una soluzione ci sarebbe, che nelle biblioteche italiane sia concesso più spazio ad opere di questo tipo, “colpevoli” solo di essere considerabili come fumetti.


VOTO 8

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