Mondadori Comics e La Morte di Stalin [Recensione]

Pubblicato il 22 Dicembre 2016 alle 10:05

Arriva un volume della collana Historica che affronta uno dei momenti più drammatici e rilevanti della storia del Novecento, quello successivo alla morte di Stalin! Non perdete un’opera di gran pregio firmata da Fabien Nury e Thierry Robin!

I fedeli lettori della collana Historica di Mondadori Comics sono ormai da tempo abituati ad avere a che fare con opere di alto livello, quasi sempre di area bd. Anche stavolta la qualità non latita, dal momento che il lavoro di Fabien Nuy e Thierry Robin non può certo passare inosservato.

Come si può intuire dal titolo, lo sceneggiatore Nuy si occupa di uno dei personaggi cruciali della storia del Novecento, Josif Stalin, l’uomo che regnò indisturbato su tutte le Russie instaurando una spietata dittatura.

Tuttavia, il fumetto non ne racconta l’intero percorso esistenziale. Nuy si concentra sul periodo immediatamente successivo alla sua morte. Sebbene la figura del tiranno esca quasi subito di scena, però, è comunque onnipresente: nei discorsi dei seguaci e negli incubi e nei pensieri dei cittadini russi. Stalin è il protagonista ‘assente’ di un lavoro profondo e adulto nei toni, caratterizzato da un ritmo narrativo avvincente come quello di un romanzo di spionaggio.

Stalin quindi muore a causa di un’emorragia cerebrale e ciò dà il via a una sequela di avvenimenti drammatici. La scomparsa del dittatore, infatti, provoca caos innanzitutto tra i componenti del Comitato Centrale, ufficialmente composto da strenui sostenitori del comunismo staliniano in realtà avidi di potere.

Nessuno di essi ha seguito Stalin per autentica convinzione ma piuttosto per paura delle sue rappresaglie. Ora che il tiranno non c’è più, si scatena una lotta interna. L’obiettivo è uno solo: prendere il posto di Stalin e assumere il comando della Russia.

Tra costoro si distinguono due individui: Berija, ributtante funzionario di partito propenso a ricatti sessuali e a bassezze di ogni tipo; e Chruscev, vigliacco e meschino ma, a suo modo, estremamente furbo. Loro, così come gli altri colleghi del Comitato, sono l’effetto della crudele politica staliniana, creazioni di un uomo che ha costretto un intero popolo a vivere nel terrore.

Da questo punto di vista, sono significative le pagine iniziali relative a un’orchestra che si sforza di registrare un’esecuzione musicale in piena notte solo perché il dittatore l’ha richiesta.

Ed è esemplare la prole di Stalin che Nuy di certo non presenta in una luce positiva. La figlia, infatti, è vittima della personalità paterna e incapace di agire in maniera indipendente; il figlio, dal canto suo, è un frustrato alcolizzato buono solo a organizzare orge.

Sia loro sia i cittadini russi hanno vissuto all’ombra di un uomo responsabile di morte e disperazione. L’opera può essere interpretata come un’aspra condanna del comunismo ma non è delimitabile in un angusto discorso politico. La Morte di Stalin è infatti molto di più: è la denuncia della mancanza di scrupoli del potere che schiaccia deboli e indifesi, giustificando l’ingiustificabile con i falsi miti dell’ideologia.

I testi di Nuy sono profondi e intensi, con dialoghi vivaci ed efficaci. Il tratto di Thierry Robin non è realistico e potrebbe, anzi, essere definito quasi caricaturale. E’ una scelta consapevole, poiché i tratti grotteschi dei personaggi evocano la natura contorta delle loro anime e le pulsioni animalesche che li ossessionano. Lo stile di Robin fa pensare, facendo ovviamente i debiti distinguo, a certi esiti creativi dell’espressionismo tedesco.

Il penciler si concede inoltre suggestivi chiaroscuri, appropriati per una vicenda a forti tinte come questa, e la griglia di molte pagine è inventiva. Robin spesso utilizza simboli specifici o si concentra su dettagli a volte infinitesimali che acquisiscono un’importanza innegabile ai fini della trama immaginata da Nuy. In poche parole, La Morte di Stalin è consigliabile agli estimatori dei fumetti di provenienza francofona e a coloro che sono intrigati dalla storia.

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