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Recensioni Comics

Flash: La Morte di Iris West | Recensione

Tobia Brunello 26/08/2023

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  • Autori: Cary Bates, Alex Saviuk, Don Heck, altri
  • Casa Editrice: Panini Comics
  • Provenienza: Stati Uniti
  • Prezzo: € 31,00
  • Data di pubblicazione: 15/06/2023

L’uscita nelle sale del film di Flash è l’occasione per Panini Comics di proporre alcuni cicli di storie particolarmente significativi della storia del Velocista Scarlatto, come questo volume DC Evergreen Flash: La Morte di Iris West.

Il volume raccoglie The Flash #270-284, usciti originariamente tra il febbraio 1979 e l’aprile 1980, una lunga saga incentrata sulla morte della moglie di Barry Allen, Iris West, che traghetta in maniera definitiva il personaggio che ha dato vita alla Silver Age dei comics all’interno della Bronze Age, epoca che per convenzione si fa iniziare dalla morte di Gwen Stacy sulle pagine di Amazing Spider-Man nel 1973.

La DC era stata più lenta ad assimilare le novità introdotte dai concorrenti della Marvel negli ultimi decenni, e dopo la clamorosa “Implosion” del 1978, quando furono chiuse in fretta e furia una trentina di testate, cerco di adeguarsi rapidamente alla nuova sensibilità dei lettori.

Ecco quindi che sulle pagine di Flash va in scena questa saga in cui si respira proprio una sorta di cambio d’epoca: si inizia con un nemico squisitamente Silver Age, un Clown criminale muto e dotato di letali gadget a tema circense, per passare alla scioccante morte di Iris West, moglie di Barry Allen e suo interesse amoroso fin dall’inizio della serie, e la disperata ricerca del suo assassino da parte di Flash. 

Nel mezzo trame e sottotrame che iniziano a riflettere maggiormente il mondo moderno, arrivando anche a gettare un’ombra sulle forze dell’ordine raccontando di un traffico di eroina in cui sono coinvolti poliziotti corrotti (cosa che sarebbe stata proibita dal Comics Code qualche anno prima) e l’abuso psicologico sui detenuti, in una trama che ricorda moltissimo il controverso film cult di Stanley Kubrick Arancia Meccanica del 1971, anche se non vengono abbandonate le atmosfere Silver Age, rappresentate dallo scontro tra un Flash sconvolto dal dolore con i colleghi della Justice League e da tutta la risoluzione della saga che unisce ad alcune situazioni fantascientifiche tipiche del Flash anni ‘60 (ripescando l’Anti-Flash, già antagonista nella storia del matrimonio tra Barry e Iris) una sorta di realismo e di gravità che rendono il tutto molto meno innocuo e più inquietante.

Regista di tutto ciò è Cary Bates, sceneggiatore classe ‘48 a dir poco poliedrico e versatile, in forza alla DC da quando aveva 17 anni (ma inviava soggetti per le copertine dall’età di 13 anni), alle redini di Flash dal 1971. È evidente lo sforzo di Bates di rendere più moderne le storie di Flash, ricorrendo non solo allo shock della morte di Iris West, ma anche l’introduzione della giovane Melanie, ragazzina dalle doti extrasensoriali ossessionata da Flash e inserita nella “scena giovanile” del momento (decide di conoscere Flash dopo essere stata delusa dalla conoscenza di John Travolta). Melania ha un ruolo fondamentale nella vicenda, ma così come viene introdotta viene poi rapidamente abbandonata quando la vicenda del mostruoso serial killer Clive Yorkin viene risolta, per poi non comparire più. Evidentemente lo stesso Bates si è reso conto di quanto fosse poco opportuno avere una ragazzina di 16 anni, sexy e disinibita, a fianco dell’eroe maturo e da poco vedovo. 

Dal punto di vista grafico anche i disegni segnano un’evoluzione: il primo episodio è firmato da Irv Novick, storico disegnatore DC dallo stile classico e ben aderente ai dettami della casa editrice, mentre nei successivi due si trova maggior dinamismo e spettacolarità con un Rich Buckler meno definito come tratto ma decisamente più d’impatto.

La parte centrale, dove si compie la tragica morte di Iris West, è opera di un giovane Alex Saviuk, che trova un ottimo equilibrio tra uno stile classico e dettagliato e il dinamismo che un personaggio come Flash richiede, oltre a lavorare estremamente bene anche sull’espressività dei personaggi.

L’ultima parte del volume è invece firmata da Don Heck, probabilmente mai così dinamico e stilizzato nella sua carriera (in Marvel era noto per le grazie dei suoi personaggi femminili ma per una certa legnosità delle sue figure). Il tratto e la composizione della tavola appaiono decisamente più moderni, ma Heck non sembra sempre padrone di queste innovazioni e certe scene d’azione (in particolare quando ci sono in azione Flash e l’Anti-Flash) appaiono un po’ confuse.

In breve

Storia

7

Disegni

6.5

Cura editoriale

7

Sommario

Un passaggio fondamentale nella storia di Flash, in cui si respira proprio l’atmosfera da cambio d’epoca. Letta con gli occhi moderni la storia presenta sicuramente qualche ingenuità, ma allo stesso tempo è appassionante e costruita in maniera intelligente. I disegni testimoniano anch’essi un’evoluzione interessante nel corso dello svolgimento della saga.

Punteggio Totale

6.8

stars

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