Conan: tornano le avventure del barbaro più famoso del mondo [Recensione]

Pubblicato il 8 Ottobre 2016 alle 11:25

Tornano grazie a Panini Comics le avventure del barbaro più famoso del mondo, arriva in fumetteria Conan 24 –l’Orda dannata.

Dopo aver curato l’adattamento a fumetti del romanzo breve “Gli accoliti del cerchio nero” Fred Van Lente viene chiamato nuovamente dalla Dark horse per scrivere i testi di una testata dedicata al cimmero: Conan the Avenger.

L’albo 24 della collana 100% Panini comics raccoglie i numeri 7/12 americani e prosegue la storia del barbaro esattamente da dove si interrompeva Conan 23: prestato servizio in veste di capitano presso l’esercito del Kush e guadagnatosi le ire del nobile Thuthmes, Conan fugge insieme a Diana, una schiava muta, in cerca di un favoloso tesoro di cui la ragazza è a conoscenza.

Diana spiega al cimmero che l’unica a poter rivelare la sede dell’ambita ricchezza è sua sorella Natala, tenuta prigioniera in una Ziggurat sorvegliatissima. Il cimmero e gli uomini a lui fedeli decidono quindi di violare le sue mura, ma prima di farlo sono costretti a scendere a patti con una banda di briganti, dando vita ad una alleanza forzata. A complicare il tutto ci sarà l’incontro con una vecchia conoscenza di Conan: Toth Amon.

La storia costituisce un anello di congiunzione tra “Il muso nel buio”, il racconto di R. Howard terminato da Lin Carter e L. Sprague de Camp negli anni ‘60, e “L’ombra che scivola”, sempre di R. Howard e ha una struttura canonica, seppur non lineare. Si apre, infatti, mostrando il futuro che verrà e ripercorrendo poi a ritroso gli eventi che lo hanno determinato.

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Conan e Diana

Le matite, affidate a Brian Ching, seguono il filone inaugurato da Becky Cloonan con la testata Conan the barbarian e si caratterizzano per un tratto spigoloso e abbozzato, dunque per una rappresentazione del cimmero atipica, quantomeno considerando la sua iconografia più consolidata. Il barbaro si distingue, infatti per un fisico asciutto e longilineo, allontanandosi pertanto dalle versioni più recenti di Nord e Giorello e da quella più datata dell’immortale Buscema.

La costruzione delle tavole è varia con pagine che raggiungono anche le 4-5 strisce, splash page e piani americani che sforano le vignette, conferendo all’azione più dinamismo. Le didascalie sono caratterizzate, come è ormai abitudine per i fumetti di Conan, da un font semplice che richiama l’idea della macchina da scrivere usata da Howard per dar vita al suo barbaro del nord.

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Nell’insieme, pur essendo un numero di transizione, L’orda dannata risulta una lettura gradevole che ha il compito di spianare la strada alle vicende che verranno e a costruire, anche attraverso invenzioni, quella cronologia completa e dettagliata cui l’editore mira.

La trama non raggiunge le vette qualitative di Busiek e Truman e così anche i disegni di Ching, che potranno non piacere agli estimatori del Conan classico, ma al netto di queste considerazioni, l’albo merita comunque una possibilità di lettura.

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