One-Punch Man e il ribaltamento degli shonen

Pubblicato il 24 Febbraio 2020 alle 12:00

One-Punch Man: A Hero Nobody Knows è un fighting game in arrivo in Italia il prossimo 28 febbraio. Sviluppato da Spike Chunsoft (Pokémon Mystery Dungeon, Dragon Quest, One Piece: Burning Blood, Jump Force) e distribuito da Bandai Namco Entertainment, One-Punch Man: A Hero Nobody Knows è il primo videogioco in assoluto dedicato a questo inusuale personaggio e al suo mondo.

Nel caso in cui voleste già farvi una idea di che tipo di videogioco stiamo parlando, potete dare un’occhiata alla mia recensione della closed beta del titolo, che potete trovare qui.

Detto questo, lo scopo dell’articolo che state leggendo è quello di parlarvi brevemente di come questa straordinaria opera scritta da ONE e magistralmente illustrata da Yusuke Murata abbia il grande merito di apparire a prima vista come incanalata nel genere più classico degli shonen di combattimento, mascherando così molto abilmente il suo intento più autentico: destrutturare e ribaltare tutti i canoni del genere, dimostrandosi, così, appartenere non allo shonen, ma al seinen.

POWER UP? NO, GRAZIE!

L’intento del manga di One-Punch Man è quello, in buona sostanza, di dimostrare quanto i canoni degli shonen di combattimento siano fallaci e, perché no? Ridicoli; insomma, non va preso sul serio, poiché stiamo parlando di un seinen di stampo prettamente umoristico e sarcastico, che cela al suo interno anche tematiche scottanti di denuncia sociale. Ma procediamo per gradi.

Uno degli stilemi divenuti più usuali negli shonen di combattimento grazie principalmente a opere di fondamentale importanza per il genere come Dragon Ball e il suo seguito diretto, Dragon Ball Z, è il potenziamento continuo degli eroi e, sovente, anche dei villain.

ONE ha deciso di portare questo elemento alle conseguenze più estreme creando Saitama, un uomo talmente forte da vaporizzare chiunque con un solo pugno, anche se a volte, per fare un po’ di scena, Mantello Pelato, questo il suo nome da Eroe, ci delizia con colpi speciali come la sua Raffica di Pugni Normali.

Dunque, Saitama non è altro che la parodia di personaggi come Goku, estremizzato però al punto di essere un uomo talmente forte da non poter nemmeno migliorare.

Ma come ha raggiunto un tale livello di potenza? Naturalmente, grazie agli allenamenti! Anche in questo caso, però, si sfocia nella parodia. Pensiamo sempre a Dragon Ball: Goku e i suoi amici trascorrono talmente tanto tempo ad allenarsi per poter combattere al meglio i propri nemici da rendere necessario, a volte, l’utilizzo della Stanza dello Spirito e del Tempo, un luogo speciale all’interno del quale il tempo scorre più lentamente.

Dunque, negli shonen di combattimento classici ci si allena moltissimo prima di riuscire a padroneggiare sempre meglio il proprio potenziale, e non si cessa mai di lavorare per migliorarsi come combattenti; tuttavia, si tratta di qualcosa che però al nostro Saitama non interessa minimamente, proprio perché non può diventare più forte di così.

Dunque, alle innumerevoli, estese ed estenuanti sessioni di allenamento presenti negli shonen di combattimento più classici in questa versione parodiata del genere si sostituisce un’unica fase: esercitandosi, quindi, soltanto per un mese, Saitama riesce a raggiungere in un colpo solo il suo attuale livello, anche se lo sforzo gli è costato la caduta dei capelli!

TUTTO IL RESTO È NOIA. NO, NON HO DETTO GIOIA, MA NOIA, NOIA, NOIA. MALEDETTA NOIA!

Un altro dettaglio da non trascurare è il costante senso di noia che attanaglia il nostro Saitama: il fatto che egli sia imbattibile rende la sua vita di combattente del tutto priva di sfide e stimoli di qualsiasi tipo.

Inoltre, il fatto che Saitama sia sempre così annoiato è indice di qualcosa di ben più profondo: gli shonen di combattimento in sé sono noiosi; Mantello Pelato si fa dunque portavoce del modo di pensare del suo autore, che tramite questa opera, così tanto più matura di quanto non possa apparire a prima vista, vuole dimostrarci che gli stilemi più classici e maggiormente adottati negli shonen di combattimento diventano banali, una volta portati alle conseguenze più estreme.

L’unico modo che ha Mantello Pelato per potersi sentire stimolato a combattere sono i picchiaduro, ovvero  lo stesso genere videoludico in cui si inserisce lo stesso One-Punch Man: A Hero Nobody Knows.

I videogiochi sono dunque l’unica valvola di sfogo di un uomo che nella sua vita di tutti i giorni non riesce in alcun modo a sentirsi stimolato da alcunché, il che spiega anche l’espressione dei suoi occhi, sempre socchiusi e dall’aspetto così vacuo.

I picchiaduro sono dunque anche per Saitama l’unica vera sfida che gli resta, poiché nel mondo della virtualità la sua reale forza fisica non conta affatto, e sono l’unico posto in cui i ruoli finalmente si ribaltano: laddove King è un Eroe in realtà terrorizzato dai combattimenti e Saitama un Eroe invincibile nella vita reale, nei videogiochi Saitama non è poi così abile, mentre invece King è imbattibile.

Anche in questo caso, ONE ci sta dicendo qualcosa che emerge in maniera quasi indiretta, veicolando ancora una volta un tipo di messaggio non allineato con il modo di pensare della massa: i videogiochi sono una valvola di sfogo, un modo per trovare stimoli a migliorarsi e non sentirsi inadeguati, non solo per Saitama, ma anche per chiunque apprezzi questo medium, il che, in qualche modo, lo nobilita.

LA CRITICA ALLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA

Concludo questo articolo speciale con un appunto su un altro dettaglio che non tutti possono aver notato, ma che fa parte integrante della narrazione di One-Punch Man, un dettaglio che ancor più ci dimostra i motivi per i quali questa opera sia uno shonen di combattimento soltanto in apparenza, mentre in realtà siamo di fronte a un seinen.

Pensiamo per un attimo al sistema di classificazione degli Eroi, che consta fondamentalmente di due tipi di prove: fisiche e scritte.

Basandosi su questa strutturazione delle sfide, il sistema premia quindi chi è in grado di superarle in entrambe le categorie; ma Saitama non è propriamente quello che si potrebbe definire come un secchione, e per questo, nonostante nelle sfide basate su forza e velocità sia nettamente superiore a chiunque, la sua inadeguatezza nelle prove scritte lo fa inserire nella Classe C, mentre Genos, suo discepolo, e King si classificano ben più in alto di lui. Ma cosa significa questo?

Analizzando la questione spostandoci dalla superficie a un livello più profondo, scopriamo che si tratta di una forte critica alla società contemporanea, nella quale si tende a valutare gli individui schematizzandone comportamenti, abitudini, attitudini e abilità personali, senza tenere in considerazione il fatto che semplicemente gli esseri umani non si possono inserire in schemi precostituiti, ignorando quindi tutte le sfaccettature che li caratterizzano e li rendono unici e irripetibili.

Inoltre, il sistema è fallace nel momento in cui una persona come King, incredibilmente pavida, viene classificata come un Eroe di Classe S perché considerato autore delle imprese sovrumane che invece sono state compiute in realtà proprio dal sottovalutatissimo Saitama, che si becca pure un nome da Eroe a dir poco ridicolo.

Dunque, il sistema non funziona per un altro motivo: non tiene in considerazione il fatto che si possa aggirare barando.

Per tutte queste ragioni, infine, One-Punch Man va quindi considerata come un’opera che solo in apparenza si inserisce negli shonen di combattimento più classici, ma che, in realtà, ha come scopo ultimo il ribaltamento di quegli stessi canoni che caratterizzano il genere, inserendosi dunque a pienissimo titoli nel genere del seinen, destinato a un pubblico adulto per le tematiche affrontate, ma che può essere comunque apprezzato da tutti.

One-Punch Man: A Hero Nobody Knows è in uscita il prossimo 28 febbraio e sarà disponibile per PC con Sistema Operativo Microsoft Windows,PlayStation 4 e Xbox One.

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