Tex – L’ultima Vendetta | Recensione

Pubblicato il 27 Gennaio 2019 alle 11:00

L’albo del settantennale di Tex raccolto in un volume di pregio.

Arriva anche in libreria quello che è stato l’albo del settantennale di Tex. Presentato in un volume di pregio, arricchito da una serie di disegni preparatori e da un apparato paratestuale con prefazioni e postfazioni, “L’ultima Vendetta” rappresenta una delle tante storia (in pieno stile boselliano) che prendono spunto da flashback ed eventi del passato di Tex, con conseguenze che ricadono nel presente di Aquila della Notte.

Protagonista di questo albo è Moss Keegan, un campione da rodeo, con il quale Tex ha spesso gareggiato anni prima a Loredo. Moss ritorna nella vita di Tex, nel momento in cui il figlio Kit, salva un giovane indiano braccato dai fuorilegge nella riserva Navajo. Di mezzo c’è una lotta per il possesso di un terreno appartenente ai Pima, e Tex non perderà occasione per cercare di restituire agli indiani ciò che appartiene loro, e per confrontarsi nuovamente con il suo vecchio rivale di rodeo Moss.

Questa storia ripresenta personaggi decisivi nella vita di Aquila della Notte come lo sceriffo Mallory, complice della morte del fratello Sam Willer. A frapporsi tra il protagonista ed il nemico c’è Moss Keegan, un personaggio un po’ avversario un po’ alleato dello stesso Tex.

Per il numero del settantennale il disegnatore scelto da Boselli, per dare vita ai suoi testi, è stato Giovanni Ticci. L’artista senese, rievoca con il suo tocco lo stile espressivo dei maestri Villa e Galeppini, rispettando alla perfezione la gabbia bonelliana, dando dinamicità alle scene d’azione, nonostante l’impostazione classica.

Veramente interessante è la postfazione di Graziano Frediani intitolata “Un Fuoco che non si Spegne”, con la quale traccia prima i punti base del successo editoriale di Tex (nasce nel 1948 quando, in mezzo alla povertà post-bellica, in molti cercavano strumenti d’evasione dalla realtà) e poi trova il punto di comunione tra l’Italia della fine degli anni Quaranta, e gli Stati Uniti di metà Ottocento. L’epoca in cui il nostro Paese cercava di ricostruirsi, ripartendo dalle macerie delle Seconda Guerra Mondiale, era un periodo in cui c’era bisogno di trovare punti di riferimento e d’immedesimazione. Stessa cosa accadeva negli Stati Uniti della Frontiera, che cercavano di legare una Nazione grande quanto un Continente. E se nell’Italia post-bellica per raccontare una storia bastava un fumetto, negli Stati Uniti di Frontiera era necessario sedersi attorno al fuoco ed ascoltare un narratore di racconti più o meno leggendari. Insomma, ieri come oggi, i grandi personaggi hanno bisogno di essere raccontati, e quel pubblico voglioso di racconti e narrazioni sembra essere diventato sempre più vasto.

Nell’era del trionfo della cultura nerd, il racconto (sotto forma di fumetto, o di altri mezzi di comunicazione) è diventato lo strumento principale per propagare un sentire collettivo, una coscienza comune, che utilizza come propri simboli i personaggi al centro delle nostre storie preferite.

La Sergio Bonelli Editore negli ultimi settant’anni è stata la casa editrice italiana che ha maggiormente promosso la nascita di fenomeni della cultura popolare. E questo volume di Tex è l’ulteriore testimonianza di come quelle antiche storie del focolare raccontate nell’America di Frontiera oggi si sono trasformate in volumi di pregio, capaci di dare dignità ed esaltare quelle storie che amiamo alimentare con la nostra fantasia da centinaia di anni.

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