Era Mio Padre 3 – Return To Perdition – Recensione

Pubblicato il 5 Marzo 2012 alle 10:57

Si conclude l’acclamata saga noir di Max Allan Collins: seguite le vicissitudini di Michael Santariano in una spietata ricerca di vendetta, tra ville hollywoodiane, gangster e atmosfere cospiratorie, in un volume targato Panini Comics!

Era Mio Padre 3 – Return To Perdition

Autori: Max Allan Collins (testi), Terry Beatty (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 19,90, 14 x 20, pp. 194, b/n
Data di pubblicazione: febbraio 2012

Max Allan Collins è uno degli scrittori noir più acclamati del panorama letterario anglosassone ma negli ultimi anni ha lasciato il segno anche nel mondo dei comics, soprattutto grazie all’intensa e drammatica saga di Michael O’ Sullivan, protagonista di quello straordinario esito creativo intitolato Road To Perdition che ha pure avuto una riuscita trasposizione cinematografica.

L’opera uscì originariamente per la divisione Helix della DC e il successo dell’iniziativa ha spinto Collins ad ideare alcuni one-shot collegati alla story-line principale nonché una graphic novel che conclude la vicenda (senza prendere in considerazione, però, due romanzi sempre connessi a Michael O’ Sullivan e che Collins spera in futuro di trasformare in fumetti).

Trattasi, quindi, di un’operazione trasversale e coloro che hanno avuto modo di leggere i due precedenti volumi di Road To Perdition, proposti in Italia da Panini Comics, si saranno resi conto delle capacità di scrittura di Collins. La storia di Michel O’ Sullivan inizia nel periodo del proibizionismo. L’uomo è un killer della mafia e agisce al soldo di gangster del calibro di Al Capone. I figli, però, non sanno nulla della sua attività e un giorno uno di essi si nasconde nell’auto del genitore allo scopo di scoprire qualcosa. Ed è così che assiste a un regolamento di conti e da quel momento la sua vita cambia.

Michael, infatti, si accorge di lui e lo convince a mantenere il segreto. Tuttavia, un collega di Michael, non fidandosi di un ragazzino, una sera decide di ucciderlo. Per errore, però, ammazza il fratellino e la madre e da quell’istante Michael O’ Sullivan e il figlioletto vanno in giro per gli Stati Uniti in cerca di vendetta, facendosi coinvolgere da una fitta rete di intrighi riguardanti clan mafiosi, politici corrotti e sicari prezzolati. Con questa drammatica story-line, Collins ha concepito uno dei più memorabili capolavori noir degli ultimi anni, entusiasmando numerosi lettori.

Con il terzo volume, l’autore si diverte, però, a spiazzare i fan, perlomeno in principio. L’azione, infatti, si svolge non più negli anni venti ma nei sixties caratterizzati dalle contestazioni giovanili, dalla guerra in Vietnam e dalle macchinazioni del mondo malavitoso colluso con gli ambienti finanziari e politici statunitensi. E il character principale della storia è Michael Satariano Jr., soldato che ha combattuto in Laos, sperimentando gli orrori e i traumi di un campo di prigionia. Viene liberato dall’esercito americano e trascorre qualche mese in una clinica. Ben presto, però, Michael capisce che le cose non sono ciò che sembrano e quando riceve la visita di un rappresentante dei servizi segreti scopre che le sue intuizioni non erano sbagliate.

Per una serie di circostanze, infatti, suo padre e sua sorella sono stati uccisi per ordine di gente legata alla criminalità organizzata. E, come in una spy story, i servizi segreti gli chiedono di infiltrarsi nei clan per eliminarne i principali esponenti. Ovviamente Michael, spinto dal desiderio di vendetta, accetta la proposta. Ma siamo sicuri che ciò che gli è stato detto corrisponda al vero? E, soprattutto, cosa c’entra il dramma di Satariano Jr. con quello di Michael O’ Sullivan narrato nei tp precedenti? Qual è il legame?

Non rivelerò altro ma anticipo che la risposta è inaspettata. Collins descrive con maestria un’America preda del vizio e del crimine, ricorrendo a uno stile narrativo dai toni chandleriani di chiara matrice hard-boiled e costruendo una story-line dai ritmi veloci e avvincenti nonché ricca di suggestioni cinematografiche. Inoltre, si collega al clima autentico degli anni sessanta con echi del mancato attentato a Fidel Castro, dell’assassinio di JFK, delle infiltrazioni mafiose nel mondo di Hollywood, degli agghiaccianti delitti della Family di Manson, tra ville lussuose con piscina, agenti infidi, boss realmente esistiti come Santo Traficante e Sam Giancana, studentesse hippy e ribelli e procaci ballerine di lap dance, in un’atmosfera di generalizzata ambiguità in cui tutti mentono e i confini tra bene e male sono labili. E risultano onnipresenti le influenze bibliche con l’insistenza sul senso di colpa di impronta cattolica e i concetti del peccato e della punizione divina.

La parte grafica è affidata a Terry Beatty che forse molti ricorderanno come inchiostratore di Batman The Animated Series. Il suo stile, pur a tratti grezzo, è efficace e nel complesso funzionale, specie nelle sequenze più dark in cui i giochi d’ombra (elemento irrinunciabile di un noir) rivestono un ruolo importante. Di conseguenza, la conclusione di Road To Perdition non è affatto deludente e ne consiglio vivamente la lettura.

Voto: 7,5

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