“Wicked Lovely – I racconti del deserto”: Recensione

Pubblicato il 11 Dicembre 2011 alle 01:54

Arriva in Italia per Fazi Editore il fumetto ispirato alla saga “Wicked Lovely” di Melissa Marr, per un racconto fantasy dalle forme orientaleggianti.

Autore: Melissa Marr (soggetto), Xian Nu Studio (disegni)
Editore
: Fazi Editore
Provenienza
: USA, 2011
Prezzo
: € 9,90
Anno di pubblicazione:
2011

Fazi Editore porta in Italia il fumetto ispirato alla serie “Wicked Lovely – I racconti del deserto” di Melissa Marr, saga che vanta un nutrito gruppo di lettori anche nel nostro Paese e che è stata annoverata dall’ABC (Associazione di librai per ragazzi) e dall’American Library Association tra i migliori libri per ragazzi.

“Un rifugio sicuro”, questo il titolo del primo capitolo della trilogia, è una storia fatta di creature magiche, per un’opera fantasy che, almeno per quanto riguarda la sua realizzazione a fumetti, non convince.

Innanzitutto, l’assenza di una qualsiasi presentazione dei personaggi spiazza il lettore e non gli permette di orientarsi nel mondo di “Wicked Lovely”, omettendo del tutto le necessarie premesse, per una storia che manca di comprensibilità. Anche a dare per scontata una conoscenza di base dei racconti della Marr, il fumetto, presentato di fatto come uno spin-off della serie principale, fallisce miseramente nel suo fondamentale ruolo di rendere chiaro a chi legge il contesto e la natura dei protagonisti.

Alle matite il collettivo Xian Nu Studio, un duo di fumettiste spagnole (Irene Díaz Miranda e Laura Moreno Fernández) che approdano a questo progetto grazie alla collaborazione con Tokyopop, per un prodotto di chiara estetica orientale, che manca tuttavia di chiara consapevolezza del mezzo e del linguaggio usato. I c.d. global manga soffrono spesso di un’identità instabile che riflette il gusto per le forme della produzione fumettistica nipponica, ma che al contempo non riesce a fare proprio il modo di narrare dei manga, vero punto di discrimine con i fumetti occidentali. E questo titolo non fa eccezione, anzi, rappresenta una delle peggiori prove del fumetto occidentale nell’aprirsi al modo di raccontare del Sol Levante.

Il risultato è un’opera che appare come una misera imitazione di superficie del fumetto giapponese, con una narrazione non scorrevole e frammentaria, aggravata da un adattamento italiano non fluido. Nel complesso, lo storytelling è pessimo, e si traduce in una triste giustapposizione di vignette slegate tra loro, statiche e prive di una continuità narrativa.

Il design di base guarda ai modelli dello shojo manga, ma non ne recepisce le ragioni di fondo, optando per linee spesse e marcate e un’inchiostrazione uniforme e pesante che priva le figure della giusta tridimensionalità nonché della dovuta differenziazione dalle – pur scarse – scenografie. L’uso di vignette scontornate, dalle forme irregolari, l’adozione di uno stile deformed non bastano certo a ricreare la scintilla che sta alla base della buona letteratura a fumetti giapponese, presentandosi piuttosto come un goffo tentativo di emulazione di uno stile che sembra non essere poi così congeniale alle disegnatrici. Buono invece l’uso dei retini, impiegati in modo ponderato e coerente.

L’edizione curata da Fazi Editore è buona sotto il profilo della confezione, pur peccando di traduzioni e adattamenti non sempre comprensibili. Tenendo conto che le produzioni occidentali di questo tipo normalmente costano più degli omologhi giapponesi, il rapporto qualità-prezzo è comunque accettabile.

In conclusione, “Wicked Lovely” è un titolo che presenta gravi mancanze non solo nell’esecuzione e nella struttura di fondo, ma anche all’origine stessa del progetto. Da evitare.

VOTO: 4

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