Ennis’ Battlefields vol. 2: Recensione

Pubblicato il 19 Dicembre 2011 alle 11:11

Prosegue la splendida serie Battlefields di Garth Ennis con un secondo tp pubblicato da Magic Press che presenta una delle più intense e sconvolgenti opere del geniale e trasgressivo autore di Preacher!

Battlefields 2 – Caro Bill

Autori: Garth Ennis (testi), Peter Snejbjerg (disegni)
Casa Editrice: Magic Press
Provenienza: USA
Prezzo: € 10,00, 17 x 26, pp. 80, col.
Data di pubblicazione: novembre 2011

Garth Ennis, il trasgressivo autore di Preacher, è notoriamente un estimatore delle storie di guerra e già in passato ha realizzato pregevoli opere a tematica bellica, come nel caso degli one-shot intitolati War Stories o di miniserie come The Adventures in the Rifle Brigade.

E bisogna anche inserire il progetto Battlefields, costituito da tre story-line pubblicate nell’arco di tre miniserie, proposte negli Stati Uniti dalla Dynamite e tradotte in Italia da Magic Press.

Avevo recensito con piacere il primo tp di Battlefields che presentava un’avventura di aviatrici sovietiche impegnate nel secondo conflitto mondiale. Con il successivo volume, dal titolo Caro Billy, Ennis racconta una storia che può essere definita di guerra, sebbene la definizione sia riduttiva e non renda giustizia all’opera. Scrivo subito, tanto per chiarire le cose, che a mio parere la miniserie va annoverata in assoluto tra gli esiti creativi migliori dello sceneggiatore irlandese. E malgrado non manchino violenza e a volte turpiloquio, marchi di fabbrica dello stile di Ennis, la story-line è sofisticata, specie nella delineazione psicologica della protagonista.

L’inglese Carrie Sutton è un’infermiera che, come altre colleghe, decide di andare in Estremo Oriente per prestare le sue cure ai soldati feriti in battaglia. La Seconda Guerra Mondiale non sembra destinata a finire presto e peraltro la situazione a Singapore e nei dintorni è problematica, poiché è in corso la terribile invasione giapponese. E se in genere, quando si riflette sul secondo conflitto mondiale, si tende a pensare ai nazisti come al male assoluto, bisogna tenere presente (come scrive lo stesso Ennis nella post-fazione del tp) che i giapponesi, quanto a crudeltà ed efferatezza, non furono da meno dei tedeschi.

Claire lo prova sulla propria pelle. È lei che racconta la sua storia, scrivendo una lettera a un certo Billy (e l’autore usa abilmente gli stilemi tipici della grande tradizione narrativa memorialistica ed epistolare anglosassone), e il volume si apre in modo sconvolgente: Claire e altre donne si trovano in una spiaggia. Alle loro spalle, gli spietati soldati giapponesi sono in procinto di fucilarle. Prima dell’esecuzione, ognuna di esse è stata brutalmente stuprata. I soldati quindi fanno fuoco e tutto pare concludersi lì.

Ennis descrive tutto questo in maniera fredda e spiazzante, senza indulgere nei toni grotteschi che gli sono consueti. E tali pagine, con la loro scioccante immediatezza, catturano immediatamente l’attenzione del lettore. Claire sopravvive miracolosamente e in seguito inizia a lavorare come infermiera in un ospedale. È qui che conosce Billy, fascinoso tenente pilota. E presto tra i due nasce una storia d’amore.

Claire non parlerà mai a Billy della terribile esperienza subita. Né lo farà con le colleghe. Ma può una donna vittima di uno stupro tenersi tutto dentro senza conseguenze e superare come se niente fosse un simile trauma? Può non odiare ogni giapponese poiché le ricorda ciò che è accaduto? E che succede se alcuni soldati nipponici vengono accolti nell’ospedale in cui lavora? Medici e infermieri, indipendentemente da tutto, hanno il dovere morale di curarli, nemici o no che siano. Claire ne è consapevole però… in che modo reagirà?

Con il pretesto di un fumetto che è un mix di romance e guerra, Ennis affronta un argomento scottante e una piaga tipica di ogni conflitto: lo stupro. Sfortunatamente, nelle guerre, anche in quelle recenti (pensiamo alla Bosnia), le donne sono tra le prime vittime, soggette alla brutalità dei soldati. Ennis aveva sfiorato la tematica nel precedente volume di Battlefields, ma qui va in profondità, dimostrando una delicatezza e una sensibilità impensabili per un autore solitamente associato alla provocazione esagerata. E la storia, avvincente nella sua drammaticità, non avrà un lieto fine. L’ultima pagina, infatti, è un vero e proprio colpo allo stomaco che non lascerà nessuno indifferente.

Va da sé che una story-line del genere richiedeva un penciler attento alle sfumature emotive dei character e, da questo punto di vista, Peter Snejbjerg si è dimostrato la scelta adatta. Il disegnatore rivela una cura dettagliata nei confronti degli sfondi, degli ambienti, delle divise e dei tanti particolari presenti nella trama ma dimostra abilità sopraffina nelle espressioni facciali dei personaggi, a cominciare da quelle di Claire, e basta osservarle per comprendere lo stato d’animo tumultuoso di una donna tormentata. E osservate con attenzione l’ultima tavola, con la sua tragicità, per notare in che modo Snejbjerg sia riuscito a rappresentare la crudezza del contesto con una raffinatezza encomiabile, senza indulgere in facili sensazionalismi e in dettagli morbosi. Vanno segnalati, inoltre, i suggestivi colori di Rob Steen e le cover del grande John Cassaday.

Aggiungo, infine, che il tp dovrebbe essere letto da coloro che, anche solo per una volta nella vita, hanno provato la tentazione di usare violenza a una donna, sperando che possano provare un minimo di vergogna, ammesso che ne siano capaci. Una lettura del genere forse potrebbe essere utile per qualche associazione anti-stupro. E non ho dubbi nel definire il secondo volume di Battlefields un capolavoro.

Voto: 8

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