Recensione – The Leftovers 3×02: “Don’t Be Ridiculous”

Pubblicato il 26 Aprile 2017 alle 22:00

“Non camminare troppo sulle acque mentre sarò via!”

Dopo un primo, sconvolgente episodio, il secondo appuntamento con la terza stagione di The Leftovers abbandona la formula corale per proporci una nuova digressione. Ma questa volta ci viene proposta una trovata meta-narrativa geniale che fa valicare i confini fra reale e fantastico, avvicinando il mondo della serie al nostro come mai prima d’ora!

Don’t Be Ridiculous è il nuovo episodio Nora-centrico, che si va ad aggiungere agli altri ottimi episodi pensati per sviluppare il personaggio di questa straordinaria e tristissima donna, come Guest Lens. Ma Lindelof sa che ha solo otto puntate per sviluppare le trame dell’ultima stagione, e per questo l’episodio è molto meno a se stante rispetto alle precedenti digressioni, e anzi serve da forza motrice per destabilizzare la quotidianità dei Garvey a Miracle, smuovendo le acque per i sei episodi rimanenti.

Nora, sempre più nascosta nel suo guscio anti-fede – che la protegge (o dovrebbe) dalle delusioni e dalle sofferenze – riceve una telefonata nel quale gli viene fatto sapere che c’è un modo per rivedere i suoi figli. Anche se fortemente scettica Nora accetta di incontrarsi con questa persona, e l’incontro farà riemergere il dolore che la nostra aveva accuratamente sepolto nel fondo più remoto del suo guscio.

Se vogliamo, la decisione di Nora di partire può essere vista come un’allegoria della “parabola della fedele” vista nella scorsa puntata: come la donna bionda del prologo, Nora decide di compiere un atto di fede nella speranza di una “chiamata”.

In Don’t Be Ridiculous inoltre ne sapremo di più sul fato di Lily, sul perché Nora porti il gesso, su dove sia finita Erika, ma soprattutto Lindelof ci ripropone la sottotrama di Balki e Larry – Due perfetti americani, assottigliando come mai prima d’ora l’universo di The Leftovers a quello in cui viviamo noi.

Nella mitologia della serie creata da Lindelof tutto il cast di Due Perfetti Americani è scomparso il 14 ottobre, ad eccezione dell’attore Mark Linn-Baker. Questo fatto non serve solo a creare un legame di sfortuna cosmica fra l’attore e Nora, ma viene sfruttato da Lindelof per creare un meta-strato narrativo mai visto prima in televisione: Don’t Be Ridiculous è infatti il titolo di un episodio di Due Perfetti Americani, e la canzone che potete sentire nella sigla iniziale di questa puntata viene proprio da quella serie.

La cosa eccezionale di tutta questa trovata di Due Perfetti Americani – citata per la prima volta nel corso della prima stagione – è che, dopo quello show, i membri del cast non hanno più ricevuto incarichi importanti in altre serie o in altri film … in pratica, agli occhi del mondo, è come se fossero scomparsi. Inquietante, eh?

Immaginate cosa ha dovuto passare il povero Linn-Baker: “Pronto, Mark? Si, sono Damon Lindelof. HBO, The Leftovers, hai presente? Senti una cosa, vorresti partecipare al mio show? Ti va? Okay, grande, ora ti spiego: dovresti fingere che tutti i tuoi cari sono scomparsi e che tu sia sull’orlo di una crisi psico-spirituale. Te la senti?”

Scherzi a parte, il confronto nella camera di hotel fra Nora e Mark è stato eccezionale, e per la bravura di entrambi gli attori, e per la situazione assolutamente inedita, che ha saputo mescolare fiction e realtà con estrema precisione.

Insomma, attori che recitano nella parte di loro stessi interagendo con altri attori nei panni di personaggi inventati, la prova straordinaria di Carrie Coon (una vera e propria meteora della televisione moderna, dalla scorsa settimana potete ammirarla anche nella terza stagione di Fargo) tanti piccoli elementi inquietanti (Nora che all’aeroporto non riesce a premere il tasto no alla consolle che gli domanda se è incinta: è il modo che la serie ha per suggerirci che è incinta?), un bel confronto fra Nora e Tom e una grandiosa scena trascendente su un trampolino accompagnata da Protect Ya Neck (The Jump Off) dei Wu-Tang Clan.

Alta scuola, ragazzi.

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