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Sailor Moon: 25 anni fa andava in onda in Italia il primo episodio

Davide Landi 23/02/2020

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Sono passati ben 25 anni (era il 21 febbraio 1995) da quando Sailor Moon è sbarcata sugli schermi televisivi italiani, precisamente su quelli di Italia 1, a quel tempo una rete che presentava il meglio degli anime, anche se era necessario accettare il compromesso di alcune censure/adattamenti per farli piacere ad un gruppo più ampio e, soprattutto, ai genitori.

Ricordo ancora quel pomeriggio, ero alle superiori e studiavo, ma mi ero preso una pausa e, facendo un po’ zapping, arrivo su Italia 1 e vedo una giovane studentessa con due grandi codini biondi che si sta fiondando verso casa con la sua classica divisa alla marinaretta e la cartella in una mano. Penso che sia la trasposizione animata del classico shojo a tema scolastico, anime che in quegli anni andavano di moda in TV. Solo dopo vedo che la stessa ragazza si trasforma in una guerriera, ma mantenendo la sua classica divisa scolastica. Questo è stato il mio primo contatto con Bunny Tsukino.

Certo, quel giorno era difficile prevedere quanto quell’anime sarebbe stato importante in Italia, ma anche in Giappone.

In Italia è stato un importante apripista per confermare il successo degli anime presso il pubblico femminile, anche se Sailor Moon ha fatto sicuramente breccia in pari misura sul pubblico maschile; finora infatti il gusto del pubblico femminile veniva limitato agli anime basati su veri e propri shojo (Kiss me, Licia o anime tratti da classici della letteratura); invece Sailor Moon era diverso, e questo è anche uno dei motivi per cui fu così rivoluzionario anche in Giappone: quell’anime (il manga in realtà era molto più radicato nel genere shojo) riusciva a mischiare sapientemente i temi classici dello shojo (amore e relazioni complicate) con molti elementi del genere shonen, tra cui combattimenti, nemici affascinanti e ben caratterizzati, trame autonome che si esauriscono spesso in un solo episodio e, soprattutto, una squadra di supereroine.

Kazuko Tadano (charadesign), Jun’ichi Sato (regia) e SukehiroTomita (composizione della serie) hanno avuto il merito di tutto ciò, distaccandosi fin da subito dal tratto di Naoko Takeuchi, la mangaka originale del manga, sicuramente troppo ancorato alla tradizione dello shojo.

Si è scelto poi di cambiare le trame, decidendo di creare molti episodi autoconclusivi, che presentavano un mostro ad episodio; inoltre anche i cattivi ne guadagnavano in relazione alla trama, anzi alcuni di loro interagivano con i personaggi buoni (il buon Nevius/Nefrite).

Una rivoluzione rispetto al manga, che confermava la capacità della Toei Animation di allora di saper creare prodotti di successo modificando quanto necessario, conscia che un medium diverso richiede cambiamenti alcune volte profondi (poi si fa sempre a tempo a produrre Sailo Moon Crystal se proprio si vuole, con i risultati visti); una tradizione che ci ha regalato versioni animate di Saint Seiya, delle opere di Go nagai, de L’Uomo Tigre, per certi versi derivati superiori rispetto alle opere originali da cui sono tratti.

Da allora si sono succedute 5 serie “classiche”, alcune più riuscite, altre meno, ma tutte costantemente baciate dal successo e non solo in Italia. Un successo che non si è mai fermato e ha portato Sailor Moon a tradursi in una infinità di prodotti, dall’abbigliamento, ai giocattoli, all’essere mascotte della Tokyo Tower, ai musical; insomma, come da tradizione giapponese, il successo macina successo.

Anche grazie a tutto ciò, e nonostante gli anni passino, Sailor Moon rimane forte e viva nei ricordi di chi l’ha vista e, come Dragon Ball, I Cavalieri dello Zodiaco, Devilman, Ken il guerriero, Piccoli problemi di cuore, ha segnato una generazione e anche oltre.

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