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Alters: Paul Jenkins e il tema della sessualità “fluida”

Manuel Lucaroni 02/05/2018

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Saldapress sta portando in Italia fumetti anglo-americani al passo coi tempi e di cui, in un mondo sempre meno umano, abbiamo un disperato bisogno.

Che il fumetto fosse una cosa seria, lo abbiamo ormai già capito da diverso tempo, e di spunti di riflessione, in un periodo storico dove razzismi, nazionalismi e forme di violenza stanno surclassando sempre di più l’umanità delle persone, ne abbiamo un disperato bisogno specie se provenienti da una forma di comunicazione ormai diffusa su larga scala.

Nell’ambito internazionale, l’Italia e i suoi autori sono pienamente coinvolti in questa rivoluzione culturale e grande merito va dato a chi, in prima persona, investe fondi per la produzione: ingiusto sarebbe non lodare i meriti, tra le altre, della casa emiliana Saldapress, che oltre a dar fiducia a storie locali, ha da circa un anno acquistato i diritti per il Bel Paese di tutto il catalogo AfterShock, etichetta tra le più attive nel panorama statunitense.

Grazie a questo, quindi, anche i fan italiani hanno potuto leggere e apprezzare – chi nuovamente  o chi per la prima volta – maestri come Paul Jenkins, conosciuto per la miniserie Wolverine: Origin, per la run di Spectacular Spiderman ed il suo lavoro su Hellblazer.

Proprio su di lui vogliamo soffermarci in questo articolo, sottolineando il grande lavoro effettuato su due fumetti diversi ma perpendicolari: Replica e AltersIl primo è un irriverente Sci-Fi poliziesco, il secondo una storia di alterazioni genetiche, poteri e supereroi. Ma dentro a generi apparentemente comuni, si nascondo tematiche imbevute (come detto in apertura d’articolo) di tutte le problematiche politico – sociali della nostra cultura: la razza e la questione di genere. E’ un caso che Jenkins abbia voluto “riempire” due storie fumettistiche con temi così importanti proprio durante il periodo pre e post-elezioni americane? Vista la candidatura (e seguente elezione) di Donald Trump, la risposta viene da sé…

Che si tratti di razze aliene “costrette” a vivere su un pianeta comune e trovare sbocchi diplomatici a seconda delle leggi di ognuna (tra l’altro piuttosto mutevoli, come si evince leggendo la storia…) o di persone viste come emarginate solo perché diverse, “alterate”, il messaggio è chiaro. Inserire poi un personaggio transgender (rappresentato in maniera diversa dal solito stereotipo con cui solitamente si è solito ritrarlo) in una storia che lo vede già “diverso” e “alterato” a prescindere, è un tocco di classe e di intelligenza sopraffina. Provare a vedere un “diverso” come un “eroe” consiste nel così semplice cambio di prospettiva di vedere in ogni transgender non una minaccia a prescindere (culturale, religiosa o qualsiasi altra cosa legata a forma di pregiudizi) ma la persona, coi suoi pregi e i suoi difetti ma sempre con la sua umanità, sacra e da rispettare. Così come sarebbe sempre da rispettare la cultura delle altre comunità sociali, con le figura di Trevor  (protagonista di Replica, intento a salvaguardare la sicurezza e l’equilibro sul Transfer, pianeta comune a tutte le razze) e del suo gruppo grottesche proprio perché, in un mondo evoluto e dominato dal buon senso e dai Diritti Umani, non necessarie. Necessario sarebbe invece costantemente riflettere e dialogare con se stessi, proprio come se si avesse la possibilità di farlo direttamente con altre cinquanta copie di noi stessi, ognuna con un ampliato lato della nostra personalità (fatti e/o riferimenti a ciò che succede al protagonista del fumetto sono puramente voluti).

Ecco quindi che da due storie “tradizionali” del fumetto USA, anche un paese come l’Italia (minacciato dai populismi, dalla caccia al diverso, dal nefasto avanzare di gruppi neofascisti) può beneficiare di spunti di riflessioni profondi, mai banali e, al tempo stesso, colmi d’ironia. Perché il riso è una prerogativa del genere umano e, anche da esso, deve nascere inevitabilmente un pensiero profondo. Saldapress ha capito che con titoli del genere può farci ridere e riflettere e noi la ringraziamo, perché ne abbiamo bisogno più che mai.

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