Il Tempo Materiale di Luigi Ricca e Giorgio Vasta – Recensione Tunué

Pubblicato il 12 Marzo 2013 alle 14:00

È possibile che una semplice fantasia possa spingere un gruppo di ragazzini a compiere atti indicibili? È possibile eccome e ce lo dimostra Luigi Ricca con Il Tempo Materiale, spiazzante graphic novel pubblicata da Tunué!

Il Tempo Materiale

Autore: Luigi Ricca (testi e disegni)

Casa Editrice: Tunué

Provenienza: Italia

Genere: Noir

Prezzo: € 14,90, 17 x 24, pp. 160, b/n

Data di pubblicazione: ottobre 2012


Mi capita di rado di leggere fumetti in grado di spiazzarmi e Il Tempo Materiale, graphic novel di Luigi Ricca che adatta il romanzo omonimo di Giorgio Vasta, appartiene alla categoria. Chiarisco subito che l’ho apprezzato molto e non vorrei che ci fossero fraintendimenti al riguardo ma la story-line mi offre parecchi spunti di riflessione e per ragionarci mi servirebbe uno spazio che va al di là di quello che di solito uso per una recensione.

La vicenda si svolge a Palermo nel 1978 e l’Italia rappresentata è lontana anni luce da quella odierna. La DC è al potere, il paese è in uno stato di tensione a causa della violenza delle BR, Aldo Moro è stato rapito e c’è già la presenza ossessiva della televisione che plasma l’immaginario collettivo. Ricca si concentra su tre ragazzini di undici anni, all’apparenza non diversi dai coetanei. Vanno a scuola, giocano a calcetto, se ne hanno l’opportunità leggono giornaletti porno, cercano di passare il tempo in qualche modo e la loro fantasia è plasmata dai film di Bud Spencer e Terence Hill o dai cartoni animati giapponesi stile Heidi.

Ma è impossibile non sentir parlare delle Brigate Rosse e dopo aver analizzato attentamente i comunicati dei brigatisti, divulgati dai quotidiani, decidono di fare un gioco: immaginano di formare un gruppo eversivo, creano un linguaggio fatto di segni e di frasi cifrate, incominciano a comportarsi come rivoluzionari in procinto di sferrare un attacco alle istituzioni e si comportano di conseguenza. Naturalmente, l’istituzione che maggiormente li coinvolge è la scuola e si rendono perciò responsabili di atti di vandalismo che suscitano la riprovazione degli insegnanti e del preside.

Tuttavia, è ancora un gioco. Ma si sviluppa una dicotomi tra il mondo che li circonda e quello costituito dalla loro psiche. In questo universo interiore, il gioco non è più tale, i ragazzini si convincono sempre più di essere rivoluzionari e tutto degenera. Senza anticipare nulla, specifico che il senso del limite sparirà con conseguenze agghiaccianti.

In una specie di incubo ballardiano (mi pare evidente l’influenza del concetto di ‘inner space’ dell’autore di Crash ma pure di un romanzo crudele come Lord of The Flies di William Golding o di certi racconti di Martin Amis e Ian McEwan), Ricca delinea una story-line ansiogena e claustrofobica, rappresentando il degrado di un paese che è semplicemente specchio di un degrado più destabilizzante, quello dell’animo umano.

All’inizio della lettura, a dire il vero, trovavo poco credibili i dialoghi, troppo intellettuali, colti e maturi per un trio di undicenni, che trasmettevano un senso di irrealtà. Ma adesso credo che l’effetto sia stato consapevolmente perseguito dall’autore poiché la vicenda è chiaramente paradossale. Uno dei personaggi infatti afferma: ‘Non siamo realistici. Siamo iperrealistici.’ Non saprei stabilire se è vero ma la trama ha la valenza di un delirio claustrofobico e metaforico che distorce il quotidiano, rivelandone la sua  essenza deviante.

Del resto, la storia è solo in apparenza realistica. In alcune sequenze la dimensione onirica e surreale è palese (basti pensare alle pagine in cui uno dei ragazzi instaura un dialogo con un uccello) e credo che sia proprio tale elemento la chiave di lettura dell’opera. O perlomeno una della chiavi di lettura poiché il pregio de Il Tempo Materiale è quello di poter essere interpretato in svariati modi.


I testi sono intensi e profondi, di matrice letteraria, ma anche i disegni di Ricca sono pregevoli
. Hanno un’impostazione grezza e ruvida, accentuata da giochi d’ombra e tratteggi di grande potenza espressiva, e inoltre è apprezzabile la particolare e inventiva costruzione della tavola. Tante pagine sono piene di simboli ed elementi che conferiscono un’ulteriore mole di significato e ciò costituisce forse uno degli aspetti più intriganti del lavoro. Di conseguenza, a mio avviso, il volume è di ottimo livello e non va trascurato.


Voto: 8

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