Perchè Scissione (Severance) è la serie di cui nessuno parla ma che tutti dovrebbero vedere

L'8 aprile il finale di stagione, la serie già rinnovata per un capitolo 2.

Pubblicato il 7 Aprile 2022 alle 20:35

Apple Tv+ si sta facendo notare sempre più come piattaforma streaming per aver puntato (come Amazon Prime Video e al contrario di Netflix) su pochi contenuti di medio-alta qualità, che ultimamente però stanno aumentando al ritmo quasi di una novità a settmana. La conferma di questo trend arriva con una serie passata fin troppo in sordina in queste settimane: stiamo parlando di Scissione (in originale Severance), un office drama con venature decisamente thriller di cui l’8 aprile va in onda il finale di stagione – la serie è appena stata rinnovata per un secondo ciclo di episodi, a conferma della fiducia di Apple Tv+ nel progetto.

Creata da Dan Erickson (alla sua opera prima) e prodotta da Ben Stiller, che dirige anche gran parte dei 9 episodi che la compongono, Scissione (Severance) in una storia a metà strada tra Black Mirror e Mr. Robot, mostra cosa succederebbe se i dipendenti di una misteriosa e importante multinazionale, la Lumon, accettassero di farsi “scindere” il proprio cervello e quindi la propria coscienza in due parti: quella lavorativa e quella personale. Ne deriverebbero due esistenze che co-esistono (perdonate il gioco di parole) e allo stesso tempo non sanno niente l’una dell’altra, perché cancellano i rispettivi ricordi una volta varcata la soglia del luogo di lavoro.

E’ quello che accade prima di tutti a Mark Scout (Adam Scott) nuovo team leader di una divisione specifica della compagnia, i Macrodata Refiner, che non comprendono appieno il proprio lavoro né quale sia quello generale dell’azienda per cui lavorano. Svolgono gesti meccanici, in giornate monotone e tutte uguali, scombussolate solamente da qualche vacuo premio aziendale come un waffle party o un momento musicale. Qualsiasi loro eccesso di zelo o di qualsiasi tipo di sentimento è frenato sul nascere per mantenere un ambiente di lavoro il più possibile asettico (anche le scenografie e la fotografia contribuiscono a questa atmosfera). Un arredamento e un vestiario che sembrano usciti direttamente dagli anni ’60 e da Mad Men ma che ci ricordano improvvisamente che siamo nel presente quando qualcuno prende in mano uno smartphone per riprendere un concerto.

Perchè Scissione (Severance) è la serie di cui nessuno parla ma che tutti dovrebbero vedere

scissione severance

Scissione (Severance) porta lo spettatore a riflettere proprio sulla condizione di lavoro dell’uomo medio e su quanto spesso si dica agli stacanovisti e a coloro che vengono assorbiti eccessivamente dal proprio lavoro, che dovrebbero imparare a distinguere le due “vite”. Ma perché accettare una simile operazione -di fatto- chirurgica? Mark ad esempio vuole riuscire a non pensare almeno per otto ore al giorno alla propria defunta moglie, che ha amato moltissimo e dalla cui morte sembra non essersi del tutto ripreso. Anche gli altri dipendenti – come John Turturro, Britt Lower o Zach Cherry – hanno evidentemente degli aspetti della propria vita che preferiscono non raccontare ai propri vicini di scrivania al punto che scelgono di non ricordarli loro stessi. Che cosa ci porta a voler dimenticare?

E’ quasi una perdita di bussola morale e lavorativa quella messa in scena e, ancora una volta, la tv ci racconta di un mondo in cui si torna indietro, a meccanismi -per quanto sofisticati- dal sapore medievale, piuttosto che andare avanti, come unica via d’uscita. Piuttosto che diventare maggiormente liberali, come corpus umano preferiamo chiuderci su noi stessi, aggiungere regole e dittami su ciò che è proibito fare, anziché leggi su quante azioni siamo liberi di compiere. Scissione (Severance) è una sorta di manuale dell’impiegato perfetto, o modello, che rispetta la scala gerarchica – quasi fossimo nell’esercito – e non eccede mai. Quasi fosse una macchina, proprio quei robot che col progresso spesso ci lamentiamo stiano fin troppo sostituendo il fattore umano.

Come la legge di Newton ci insegna, ogni azione produce una reazione uguale e contraria e quindi è inevitabile per i protagonisti ad un certo punto mettere in discussione il proprio nucleo di rapporti sociali, in questo caso lavorativo, generando una sorta di “ribellione interna” simile a quella delle macchine di una certa filmografia sci-fi, ma compiuta da esseri umani. Esseri umani che nel serial vengono ridotti il più possibile a mammiferi respiranti e poco più di questo: è meglio che non pensino, non si interroghino, facciano poche domande e accettino le risposte della Lumon come oro colato. C’è anche una metafora della Setta -e quindi dell’attualità- presente nel serial, della Lumon come religione da seguire pedissequamente non uscendo mai dal seminato, negli occhi gelidi di Patricia Arquette, in quelli senz’anima di Dichen Lachman e ancora in quelli dolci che sembrano chiedere aiuto di Christopher Walken.

Insomma Scissione (Severance) è la serie di cui nessuno parla ma che tutti dovrebbero vedere, perché ci ricorda come quando desideriamo qualcosa ci siano sempre delle conseguenze e soprattutto ci ricorda, al netto di test e ragionamenti psicologici, che noi siamo ciò che siamo grazie ad entrambe le nostre identità, personale e lavorativa, che una non esclude l’altra e anzi si arricchiscono a vicenda, anche quando subiscono traumi importanti. E, a dirla tutta, siamo molto più di quelle due sole anime: siamo lavoratori, amici, colleghi, zii, madri, figlie, e così via. E più si cerca di chiudere una persona in una scatola, metaforica o fisica che sia (come gli uffici senza finestre della Lumon), più il risultato non potrà che essere disastroso.

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