Intervista a Zerocalcare: “Volevo fare Strappare lungo i bordi senza tradire la mia identità”

Pubblicato il 19 Ottobre 2021 alle 17:23

Abbiamo incontrato Zerocalcare alla Festa del Cinema di Roma 2021 in occasione della presentazione della sua prima serie animata per Netflix, Strappare lungo i bordi (qui la nostra recensione). Ecco cosa ci ha raccontato.

L’animazione era un esperimento in cui voleva buttarsi, gli ha permesso di avere un rapporto molto più diretto coi lettori, perché poteva controllare il più possibile la loro esperienza anche sensoriale attraverso le musiche. E poi è stato anche liberatorio dato che i suoi fumetti sono di norma molto verbosi e lui parla molto veloce. Rebibbia Quarantine a Propaganda Live è stato un banco di prova importante per buttarsi in questo esperimento, era super diffidente di lavorare con una grande produzione, a Netflix ci è arrivato dopo una grande scrematura, anche se era la prima scelta per la maggior diffusione della piattaforma.

Non ha avuto paletti o interferenze però, solo delle discussioni costruttive su alcune sequenze e temi (come la già mitica scena ai bagni pubblici). Ovviamente da divoratore seriale è una grande soddisfazione essere dall’altra parte della barricata su Netflix e per giunta in 180 Paesi. Del resto da un decennio in Italia si è capito che i fumetti non sono un genere ma un linguaggio che permette di fare sostanzialmente tutto.

Come reference date al team produttivo nonostante gli piaccia moltissimo Miyazaki non era funzionale in questo caso. Lui ha fatto loro l’esempio di Les Lascars, una serie francese mai tradotta in Italia, una striscia quotidiana di 3-4 minuti che raccontava la vita di alcuni pischelli della Banlieue francese. Per lui molto divertente e con un’animazione molto fluida e naturale nei movimenti ma molto basic da realizzare. I colori è una parte che ha derogato del progetto “perché non ci capisco un c****” ma ha indicato la scelta dei colori acidi che rendevano più adulto il prodotto, niente violetti o rosetti. Ha poi supervisionato il tratto, che lui magari voleva più grezzo sui personaggi e meno uniforme, ma si ritiene soddisfatto del risultato finale. Un’aggiunta rispetto al cartaceo è stato l’uso dei colori e delle luci, evidente soprattutto nel quinto episodio ambientato di notte. Sentire la sua voce nel doppiaggio gli fa orrore, infatti assistere alla proiezione con il pubblico è stata una tortura.

Tra i prossimi reportage a fumetti continuerà a occuparsi dell’Iraq e della questione curda perché preferisce continuare in modo unitario su una situazione che gli sta a cuore e a cui può contribuire sul lungo periodo, piuttosto che fare una serie di interventi spot che non sedimentano. La sua vita col successo rispetto a prima è semplicemente più piena della passione che ha trasformato in lavoro che non avrebbe mai immaginato, sette giorni su sette sono dedicati a quello che gli dà anche da vivere, e ad un bambino che vuole fare il disegnatore consiglierebbe di iniziare dalla matita, copiare molto e avere molta autodisciplina nel finire quello che inizia.

Intervista a Zerocalcare alla Festa del Cinema di Roma 2021 per “Strappare lungo i bordi”

zerocalcare intervista strappare lungo i bordi

Qual è stata la sfida più grande – o come diresti tu l’accollo – nel realizzare questa serie?

La sfida più grande è stata non tanto vedere se questo prodotto piacerà o meno, ma fare in modo che non tradisse la mia identità. Anche se non piacerà a qualcuno, com’è normale che sia, penso che nessuno potrà dire che non c’è Zerocalcare in questa serie o che lui ha venduto il suo mondo e i suoi personaggi a Netflix che ci hanno fatto tutt’altro. Questo è quello che personalmente mi volevo portare a casa e già così sono contento.

Prima hai nominato che la musica, che è evidente essere importantissima in questa serie. C’è qualche brano che ci doveva assolutamente, lo volevi a tutti i costi, nonostante i diritti e così via?

Ce ne sono tante, sicuramente Billy Idol e Dancing With Myself era una canzone su cui mi ero impuntato, nonostante lui chiedesse un sacco di soldi (ride). E’ stato un lavoro di cesellamento con la produzione, leviamo quello ma teniamo quell’altro brano. Il genere dei pezzi che si sentono è sicuramente quello del mio mondo, quello punk, gli stessi Klaxon che si sentono all’inizio del primo episodio sono un gruppo che tenevo molto fosse presente nella colonna sonora della serie.

Valerio Mastandrea (che è la voce dell’Armadillo, tutti gli altri sono doppiati da Calcare, ndr) nella mia vita ricopriva già il ruolo dell’Armadillo prima di questo progetto, nel senso che ha vissuto un percorso simile al mio ma prima di me perché è più grande, quindi mi ributtava addosso quelle stesse “perle di saggezza” con quel suo tono cinico. Poi lui aveva un rapporto stretto con La profezia dell’armadillo perché doveva essere il suo film inizialmente, conosceva il materiale di partenza”.

C’è mai stato un momento nel processo creativo e produttivo in cui hai pensato di far doppiare ad altri gli altri personaggi, a parte te e l’Armadillo?

L’unica cosa che sapevo era che non volevo doppiare io l’Armadillo perché essendo la mia coscienza e quindi un dialogo a due serviva qualcuno che mi controbattesse, e quando ho sentito la voce di Valerio applicata alla faccia dell’Armadillo ho capito che era fatto per essere lui.

All’inizio pensavo che gli altri personaggi sarebbero stati doppiati da altri in realtà, anzi era l’unica strada percorribile, poi però un po’ per l’esperienza fatta a Propaganda Live, un po’ perché non volevo che lo spettatore fosse uno che guardava un teatrino in cui si muovevano delle storie a cui lui si sentiva esterno, ma volevo che fosse un dialogo a due, in cui qualcuno si siede davanti a te e ti dice che ti racconterà una storia, quindi te la racconta dall’inizio alla fine facendo anche le vocine e così via.

All’estero dovrebbero seguire lo stesso esempio con un unico doppiatore per tutti i personaggi a parte l’Armadillo. Infatti stamattina mi ha scritto in privato su Twitter il doppiatore francese dicendo che la serie gli è piaciuta molto ma che è uno dei lavori più difficili che abbia mai doppiato (ride).

Dopo il fumetto, ti sei tolto il pallino dell’animazione. C’è già un prossimo pallino che vorresti toglierti?

Oh, l’animazione non sappiamo ancora se va bene o no, quindi stamo calmi, piccoli passetti, e poi ci pensamo (ride).

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