Jurassic World Nuove Avventure, intervista a Scott Kreamer: “Abbiamo dovuto adattarci come i ragazzini nella serie”

Pubblicato il 23 Gennaio 2021 alle 16:00

Dopo soli quattro mesi dalla prima stagione, è approdata su Netflix la seconda stagione di Jurassic World Nuove Avventure (in originale Jurassic World Camp Cretaceous). 8 nuovi episodi su Netflix dal 22 gennaio. Per l’occasione abbiamo incontrato Scott Kreamer, uno degli showrunner della serie animata, ecco cosa ci ha raccontato.

jurassic world nuove avvenure scott kreamer intervista

Sono passati solo quattro mesi dalla pubblicazione della prima stagione e già arriva la seconda su Netflix. Come mai una finestra così ridotta, per riempire il vuoto nei fan del franchise nato dal rinvio dell’uscita di Jurassic World: Dominion al cinema (10 giugno 2022, ndr)?
Non decido direttamente io la pubblicazione delle stagioni, ovviamente, però ho pensato la stessa cosa. Col rinvio del film i produttori hanno sicuramente pensato di cogliere l’occasione per rendere disponibili i nuovi episodi. Io sono molto entusiasta all’idea, non vedo l’ora che la gente li veda.

Cosa ci puoi dire riguardo all’animazione usata in Jurassic World Nuove Avventure? Le sfide che avete affrontato e le differenze fra prima e seconda stagione, magari in termini di miglioramenti tecnici?
La prima stagione è stata molto gratificante da realizzare, ora con la stagione 2 abbiamo cercato di migliorarci sotto tutti gli aspetti, da quello narrativo della sceneggiatura fino a quello tecnico dell’azione e dell’animazione. Gli animatori hanno preso familiarità con le attrezzature, ci sono nuovi dinosauri in arrivo, nuove parti dell’isola non ancora esplorate nel ciclo inaugurale. È come quando scrivi: più conosci questi personaggi più tutti i reparti ci si appassionano: i disegnatori, gli storyboard artist, i registi, i tecnici del suono e così via, tutti si approcciano in modo più familiare agli strumenti a propria disposizione. Ci stiamo avvicinando decisamente all’obbiettivo in questi nuovi episodi.

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Cosa è stato più difficile da animare, gli umani o i dinosauri?
Dovresti chiederlo a Dan Godinez regista della CGI (ride). Amo il livello di dettagli raggiunto dalla nostra animazione: i dinosauri si muovono di fatto come animali, e anche l’animazione facciale degli umani funziona, se si riesce ad esprimere qualcosa con uno sguardo invece che con una riga di dialogo vuol dire che lo stiamo facendo bene. Diventa tutto più coinvolgente e sembra tutto più reale.

Gli adulti non sono quasi per nulla presenti o sono comunque poco rilevanti in Jurassic World Nuove Avventure. I protagonisti sono i ragazzini. Come mai questa scelta? Forse un omaggio a cult come Stand By Me, E.T. o I Goonies?
Avevamo sicuramente in mente quei riferimenti cinematografici insieme ad altri nel creare il serial e i personaggi, ma soprattutto ci è sembrata una scelta naturale dato che parliamo di una serie animata (quindi rivolta ad un pubblico principalmente giovane, ndr). Nei film della saga i bambini e ragazzini sono dei personaggi di contorno, devono essere salvati dagli adulti, che siano il Dottor Grant, Ellie Sattler, Owen o Claire; la premessa qui invece è “cosa succederebbe se gli adulti non ci fossero e i ragazzini potessero fare affidamento solo su loro stessi e l’uno sull’altro?” Tutto porta al messaggio di fondo del serial, che è “Siamo più forti se siamo insieme, se facciamo squadra”. Qui i protagonisti non riescono a farcela nonostante siano ragazzini ma proprio perché lo sono. Gli amici diventano per loro la famiglia e quindi “sostituiscono” gli adulti sull’isola.

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L’amicizia è uno dei temi fondamentali nella serie. Cosa puoi dirci delle tematiche principali affrontate?
Quando ho accettato questo lavoro, la prima cosa che ho detto è stata: “I dinosauri saranno lì, e la gente si sintonizzerà per vederli, ma dobbiamo andare oltre questo per mantenere il pubblico. Se vogliamo fare più episodi e più stagioni dobbiamo avere come protagonisti dei personaggi che piacciano al pubblico, che si possa relazionare con loro, per cui si faccia il tifo”. È una writers room piena di persone intelligenti e piene di passione, ed è stato bellissimo vedere l’evoluzione di questi ragazzini e i loro rapporti sulla carta prima ancora che sullo schermo. È di questo che parla la serie, le relazioni, hanno bisogno l’uno dell’altra così come noi tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri.

Nella writers room sarà nata anche l’idea di rendere variegate le etnie e le culture dei protagonisti, immagino.
È così che è il mondo, no? Non è solo di un solo colore, gender, o altro. Non è giusto che ogni ragazzino e ragazzina in giro per il mondo abbia la possibilità di vedere qualcuno che gli assomigli in una serie animata come questa? Poi l’importante sono i caratteri e l’evoluzione dei personaggi, che sono indipendenti dall’etnia e dalla cultura. Così tutti possono immedesimarsi nei protagonisti e possiamo essere lo specchio animato del nostro mondo. (Un bellissimo messaggio soprattutto per i piccoli spettatori, ndr)

Pensi che l’animazione sia il futuro dell’intrattenimento dato che permette maggior sperimentazione?
Io scrivo per l’animazione da molto tempo oramai (ride). L’animazione non è un genere ma un mezzo per raccontare storie in fondo. Sicuramente permette una maggior sperimentazione e come stiamo scoprendo in questo periodo permette di lavorare più facilmente da casa e a distanza. Con i nuovi protocolli e le produzioni interrotte, l’animazione non si è fermata. Sono bastate un paio di settimane per capire il da farsi con la pandemia in corso. Ci sono poi moltissimi serial animati interessanti e originali in giro e si sta continuamente alzando l’asticella del livello qualitativo dei prodotti realizzati. È eccitante vedere dove potremo andare.

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Quindi è stato più “facile” con la pandemia realizzare questa seconda stagione essendo animata e non live action?
Abbiamo lavorato tutti da casa eccetto alcuni animatori e responsabili degli effetti visivi e delle luci, perché c’era bisogno dei computer potenti degli studios, DreamWorks da subito ha escogitato un piano di lavorazione e noi altri abbiamo continuato ad avere le riunioni della writers room su zoom, come stiamo facendo adesso in quest’intervista. È stato incredibile e appagante vedere come subito tutta la crew abbia risposto positivamente e non si sia fermata effettivamente un attimo, nonostante quello che stava e sta succedendo tuttora intorno a noi. Proprio come i ragazzini sull’isola, ci siamo dovuti adattare alla nuova situazione e abbiamo dovuto superare gli ostacoli, ma sono orgoglioso di come ognuno di noi abbia fatto la propria parte.

Qual è la scelta di cui sei più orgoglioso riguardo alla seconda stagione, magari l’evoluzione di un personaggio in particolare?
In realtà amo tutti i personaggi e tutte le loro evoluzioni, cerchiamo sempre di dare il giusto spazio ad ognuno di loro. La prima stagione era fondamentalmente una corsa continua, mentre nella seconda stagione ci prendiamo insieme ai protagonisti un momento per respirare, non troppo lungo certo, ci sono pur sempre i dinosauri in giro (ride). La scelta più appagante forse è stata quella di abbinare due personaggi che di primo acchito non si pensava potessero “evolversi” insieme. Per me uno dei “ridimensionamenti” (se così possiamo chiamarli) in fase di scrittura è stato il fatto che nella prima stagione eravamo molto legati al mondo del primo film di Jurassic World. Lì non avevamo potuto mostrare il T-Rex, con la seconda stagione abbiamo avuto l’opportunità di sfruttarlo e ne sono felicissimo!

Ci sono già dei piani per una terza stagione o per quante stagioni vorreste – ascolti permettendo – portare avanti Jurassic World Nuove Avventure?
Questa non è una decisione che spetta a me, ma quello che posso dire è che noi sceneggiatori e anche gli animatori pensiamo ci siano altre storie da raccontare per questi personaggi, e siamo curiosi di vedere la loro ulteriore evoluzione, come speriamo saranno curiosi anche gli spettatori a casa. Dita incrociate!

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