Cages di Dave McKean – Recensione

Pubblicato il 2 Luglio 2012 alle 10:53

Arriva il capolavoro di Dave McKean in un lussuoso volume targato Magic Press: Cages! Fatevi rapire dalle complesse e labirintiche vicissitudini di un pittore, di uno scrittore tormentato e di altri stravaganti personaggi, delineate da uno dei maestri indiscussi del fumetto contemporaneo!

Cages

Autore: Dave McKean (testi e disegni)

Casa Editrice: Magic Press

Provenienza: USA

Genere: Fantasy

Prezzo: € 35,00, pp. 496, b/n e col.

Data di pubblicazione: settembre 2011

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Quando la DC Comics negli ormai lontani anni ottanta iniziò a pubblicare Sandman dimostrò notevole coraggio, dal momento che le avvincenti avventure del Dio dei Sogni narrate dal geniale Neil Gaiman erano inusuali per gli standard d’oltreoceano. Ma la particolarità del comic-book era simboleggiata anche dalle splendide copertine realizzate, con un esaltante misto di pittura, effetti computerizzati, fotografie e materiale di vario tipo, da Dave McKean. E furono le cover dell’artista inglese a catturare l’attenzione dei frequentatori dei comics-shop, contribuendo quindi al successo commerciale della testata.

McKean aveva già collaborato con Neil Gaiman e i due avevano ideato la graphic novel Violent Cases e la miniserie Black Orchid, ottenendo un buon riscontro di critica e di pubblico; e la fama di McKean aumentò quando illustrò Arkham Asylum di Grant Morrison, entrando dunque nel gotha dei più importanti creativi occidentali. E McKean è da considerare un creativo a tutto tondo: non ha solo pubblicato fumetti; ha realizzato copertine di dischi, illustrazioni per romanzi, cartoni animati, cortometraggi e film come Mirror Mask e Luna. Inoltre, non va trascurata la sua attività pittorica che gli ha permesso di esporre i suoi quadri nelle più prestigiose gallerie europee e statunitensi.

Insomma, McKean è un artista a trecentosessanta gradi e Cages, da molti considerato il suo capolavoro, lo dimostra. La maxiserie lo vede come autore completo e dal punto di vista editoriale ha avuto un’esistenza travagliata. Pubblicato originariamente dalla Tundra, passò in seguito alla Kitchen Sink per poi giungere alla Dark Horse. Magic Press ha tradotto quest’ultima edizione, peraltro corredata da materiale aggiuntivo assente nelle precedenti versioni. E va subito chiarito che, a mio parere, Cages non può mancare nella biblioteca di un estimatore dei fumetti degno di questo nome.

L’opera in sé è complessa, introspettiva e intimista nei toni e nelle atmosfere e richiede un’attenta lettura. Leo, uno dei protagonisti principali di Cages, è un pittore che per una serie di circostanze si trasferisce in un condominio popolato da tipi bizzarri: una padrona di casa che ripete sempre le stesse cose e ha problemi di udito; una ragazza interessata alla botanica; un musicista nero che ha uno strano rapporto con gli strumenti musicali e con gli oggetti; una donna che attende il marito scomparso da anni e che si sfoga parlando con un pappagallo; e, tra gli altri, uno scrittore che si rivelerà l’elemento cardine della story-line.

Costui è tormentato da sinistri individui che periodicamente irrompono nel suo appartamento e lo privano di oggetti che per lui rivestono notevole valore affettivo. Si intuisce che tutto ruota intorno a un romanzo da lui pubblicato che ha suscitato violente controversie, forse perché con esso l’autore ha rivelato verità inconcepibili. Ma il puzzle narrativo è vasto e coinvolge un intimidente gatto nero e persino Dio sarà della partita. Lui, in effetti, potrebbe essere l’artefice di una serie di situazioni che da banali e quotidiane divengono, man mano che la trama si dipana, sempre più visionarie e surreali.

Cages è composto di dialoghi e racconti. Di storie tra loro intrecciate che si moltiplicano dando vita ad altre storie (e sarà interessante cercare di individuare i parallelismi esistenti) e McKean utilizza una straordinaria miscellanea di stili letterari: dallo stream of consciousness, per esempio, al post-modernismo (varie sequenze fanno pensare alla narrativa di Paul Auster). E non mancano gli influssi della fiaba, del fantasy, del noir e delle allegorie. Le tematiche affrontate sono importanti: McKean riflette sul senso dell’esistenza e sul significato delle cose e compie sofisticate analisi sulla natura del linguaggio e sulla pericolosità dell’atto creativo (i riferimenti alla pittura, alla composizione musicale e alla scrittura sono onnipresenti). Tale analisi è svolta con testi di canzoni, poesie, stralci di diari e romanzi.

Se Cages è valido per ciò che concerne la sceneggiatura, dal punto di vista grafico il discorso non cambia. In questo caso, McKean usa poco la tecnica pittorica che lo ha reso celebre e che comunque non è assente; tuttavia, buona parte del libro è realizzata con il pennino e McKean, tramite l’uso elaborato degli inchiostri, realizza tavole di grande bellezza formale, caratterizzate da una griglia rigida di nove vignette (ma abbondano le variazioni). E ci sono pure sequenze fotografiche. Prevale il bianco e nero ma nei momenti in cui i personaggi sperimentano squarci di realtà parallele o hanno particolari intuizioni irrompe il colore. Nel complesso, quindi, Cages risulta visivamente imprevedibile e tale dettaglio gli conferisce ulteriore fascino.

Sono consapevole di non essere riuscito a spiegare degnamente con le parole la portata innovativa di questo volume e posso solo consigliare a tutti di concedere una chance a Cages, in modo che possano rendersi conto di persona della sua validità. L’edizione Magic Press va segnalata per l’ottima cura editoriale, la qualità di stampa e la riuscita traduzione. Da non perdere.


Voto: 8,5

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