Boruto: morte e libero arbitrio

Pubblicato il 13 Gennaio 2019 alle 18:30

Nell’ultimo episodio di Boruto: Naruto Next Generations, del quale potete trovare qui la mia recensione, è stato nuovamente affrontato lo spinoso tema del libero arbitrio nelle creature sintetiche (per un approfondimento sul tempo, vi invito a dare un’occhiata a questo mio articolo), e questa volta si è potuto dare finalmente una risposta univoca all’annosa domanda che riguarda la possibilità che questi esseri siano dotati di pensieri, personalità, caratteri e volontà propri del tutto unici.

Onoki e Boruto sono riusciti a tornare al Villaggio della Roccia. Grande fu lo stupore dell’ex Terzo Tsuchikage alla vista di quanto stesse accadendo nella sua casa, per proteggere la quale sta rischiando ora, invece, di distruggere per sempre. In questa circostanza, Onoki si è trovato per la prima volta faccia a faccia con la sua creatura primigenia dopo l’ammutinamento e il successivo colpo di Stato effettuato dagli Akuta a causa del quale, adesso, la Roccia è sotto una dittatura militare.

Il discorso e il successivo e conseguente scontro fra Kuu e Onoki, insieme ad altri elementi mostrati durante l’episodio, hanno confermato ciò che Boruto ha sempre sostenuto: queste creature non sono semplici gusci vuoti, ma possiedono una identità e perfino un’anima.

3. KUU VS. ONOKI

Una volta trovatosi di fronte a Kuu, fin dalle prime battute è evidente che qualcosa non va: mentre il primo sintetico creato da Onoki e il suo team sostiene di essere il portavoce delle volontà del suo Creatore, essendo un suo clone, agli occhi del vecchio Onoki è invece più che evidente che le cose non stiano affatto così: l’ex Terzo Tsuchikage non potrebbe mai accettare di sacrificare delle vite umane per prolungare le esistenze delle proprie creature, ma Kuu ha già allestito tutto il necessario per compiere questo sacrificio umano.

Con pensieri così diametralmente opposti, è chiaro che Kuu non sia più vincolato al proprio Creatore e che, dunque, abbia sempre avuto (o comunque abbia sviluppato) una propria identità specifica e unica.

Ciò è dimostrato anche dal fatto che, per quanto lui e gli Akuta siano stati creati per proteggere gli essere umani, il pensiero di ucciderne qualcuno per il proprio tornaconto non lo turba affatto; quest’ultimo dettaglio farà pensare a Kuu e ai suoi seguaci di essere privi di sentimenti, a dispetto di quanto si ostini a dire Boruto, ma a una analisi un po’ più approfondita è invece esso stesso una prova della loro natura così simile alla nostra: solo una creatura davvero viva può essere dotata dell’istinto di sopravvivenza.

VOLTATE PAGINA PER UNA BREVE ANALISI DEL COMBATTIMENTO FRA I GENIN DI KONOHA E I SINTETICI RIBELLI DI IWAGAKURE!

2. GENIN VS. KOKUYO

Cuore dell’episodio è lo scontro fra i giovani Ninja del Villaggio della Foglia e i sintetici ammutinati del Villaggio della Roccia, e anche in questo caso tutto ciò che abbiamo potuto vedere costituisce una prova inconfutabile del fatto che queste creature siano esattamente come noi, il che ancora una volta solleva la questione morale introdotta dal maturo figlio del Settimo Hokage: avendo sentimenti, idee e identità propri esattamente come gli esseri umani, se morissero in battaglia non sarebbe come mandare a morire dei Ninja?

Prima di parlare di Kokuyo, però, vorrei spendere un paio di parole per questa affascinante signorina:

In un breve dialogo con i ragazzi, Boruto, a cui davvero non sfugge mai nulla, nota un importante dettaglio: il desiderio dell’unico essere sintetico di sesso femminile di collezionare oggetti a sua detta belli non solo è un vezzo tipicamente femminile, ma indica che attraverso il possesso di questi oggetti voglia imitare gli esseri umani, dei quali questa creature invidiano il possesso di un cuore, che vedono come lo scrigno dei sentimenti (e anche questa visione è puramente umana). Non avendone uno, credono, di conseguenza, di non provare alcun sentimento. Ma non è affatto così.

Durante lo scontro con Kokuyo, risoltosi grazie al lavoro di squadra del nuovo trio Ino-Skika-Cho, i ragazzi ben presto si ritroveranno alle strette, così l’astuto Shikadai suggerirà al suo amico e compagno Inojin di usare sul nemico “l’altra sua tecnica”: si tratta del Capovolgimento Spirituale, tecnica segreta della famiglia Yamanaka.

Come spiegherà in seguito sempre il nostro Shikadai, il jutsu consiste nel prendere momentaneamente possesso dell’anima del bersaglio, il che significa che, nell’eventualità che Kokuyo non dovesse avere un’anima, la tecnica risulterà in un clamoroso fallimento, esponendo i tre ragazzi a un pericolo grandissimo.

Inoltre, Inojin non è un grande esperto nell’utilizzo di un jutsu che conosce così poco, e per questo non può garantire di poterla mantenere per troppo tempo, senza contare che durante il Capovolgimento Spirituale l’ultilizzatore resta incosciente, e quindi incredibilmente vulnerabile. Ma ormai non c’è più tempo per pensare, e quest’ultima carta è tutto ciò che resta a questi coraggiosi ragazzi.

Ebbene, con grande stupore sia da parte dei Genin di Konoha che dello stesso Kokuyo, il Capovolgimento Spirituale ha effetto su di lui, il che dimostra che anche un essere artificiale come lui possiede un’anima.

Ma c’è una prova del fatto che perfino gli Akuta, le creature più semplici che costituiscono la fanteria, per così dire, di questo esercito, siano dotati di un’anima.

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1. IL COMMOVENTE SACRIFICIO DEL PICCOLO AKKUN

Il comportamento di Akkun in questa puntata ha dimostrato, dal primo all’ultimo fotogramma in cui lo possiamo vedere sullo schermo, di possedere una propria identità nonostante sia non soltanto solo un Akuta (e vi ricordo che la parola 芥, “Akuta”, in giapponese significa “spazzatura”), ma perfino difettoso. Ora, potremmo anche pensare che non tutti gli Akuta siano come lui e che, invece, sia proprio il fatto di provare sentimenti la causa del motivo per cui è considerato un esemplare imperfetto, ma resta comunque il fatto che, qualunque sia la motivazione, Akkun prova dei sentimenti sinceri verso Inojin.

Quando Akkun e Inojin si separano, il piccolo Akuta mal riuscito si mette subito alla ricerca del suo nuovo amico e, quando lo trova, non esita un solo istante a scagliarsi contro Kokuyo per proteggerlo. Questo naturalmente scatena su di lui un potente attacco da parte di quella creatura che le è superiore nella gerarchia ideata da Onoki, ma che ora per Akkun è un nemico: il piccolo si ammutina a sua volta contro un esponente della fazione ammutinata di Iwagakure, con un esito molto facilmente immaginabile…

Il colpo infertogli da Kokuyo è talmente potente da ucciderlo in un brevissimo lasso di tempo, durante il quale Akkun accarezza teneramente il volto del suo amico Inojin e ne pronuncia dolcemente il nome. Si tratta di una sequenza davvero molto toccante che culmina con la morte del piccolo fra le braccia dell’altrettanto piccolo Inojin, il quale a parole sostiene che per lui sia un bene essersi liberato di quell’impiastro, in una ricerca di forza e freddezza tipica di suo padre Sai, ma che invece sfocia in un pianto disperato, rivelando che il giovane Ninja è anche figlio della ben più sentimentale Ino:

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