Natale a 5 Stelle di Marco Risi | Recensione

Pubblicato il 8 Dicembre 2018 alle 20:00

E’ disponibile da oggi il primo cine-panettone prodotto da Netflix.

Natale a 5 Stelle va a collocarsi ben al di là dei semplicistici concetti di “bello” o “brutto”, di “fatto bene” o “fatto male”: il film di Marco Risi, infatti, indipendentemente da ciò che è e ciò che trasmette (ben poco) rimarrà comunque impresso nella storia del cinema italiano, e per sempre potrà fregiarsi del titolo di “primo cine-panettone prodotto da Netflix“. La fascinazione che circonda il progetto, però, può benissimo fermarsi a questa considerazione analitica, dato che ogni tipo di considerazione effettuata da un punto di vista cinematografico non può che essere desolante.

Scritto come consuetudine dai fratelli Vanzina (Carlo, recentemente scomparso, è stato sostituito alla regia da Risi), il nuovo cine-panettone ripropone i soliti equivoci e sketch situazionisti, che ormai sono sorprendenti solo ed esclusivamente per i personaggi coinvolti e mai per gli attori, né tanto meno per il pubblico che di quei personaggi sta seguendo la storia. Il populismo trionfa in ogni fotogramma, con gli autori che accontentano tutti gli spettatori attaccando la politica italiana in ogni sua forma, senza mai schierarsi a favore di una fazione o dell’altra e restando sempre dalla parte del pubblico pagante. La storia è, naturalmente, banale quando lucidata al massimo della sua forma, totalmente assente quando invece batte la fiacca.

Il Natale si sta avvicinando, come ogni anno, e per queste vacanze del 2018 una delegazione di politici italiani, capeggiata dal nostro Premier (Massimo Ghini), viene invitata in Ungheria per una visita ufficiale. Oltre agli impegni politici di rito, il Premier ha tutta l’intenzione di sfruttare il viaggio come una sorta di vacanza, allo scopo di trascorrere, ovviamente di nascosto, qualche ora in lieta compagnia della giovane onorevole dell’opposizione (Martina Stella), con la quale ha segretamente una storia.

Tutto sembra procedere per il meglio fino a quando i due maldestri amanti si ritrovano con un misterioso cadavere appeso alla finestra della suite del lussuoso hotel dove sono stati sistemati. Per evitare di essere implicati nello scandalo che scoppierebbe qualora quella storia diventasse pubblica, i due si affidano all’aiuto del prezioso portaborse del Premier (Ricky Memphis).

La vacanza pagata dai contribuenti per i due si trasforma quindi in un’avventura difficile e tutt’altro che rilassante, piena di improvvisi imprevisti, voltagabbana e ripetuti colpi di scena, che dovrebbero essere tali ma che in realtà non lo sono mai.

In piena tradizione del cinema anni degli anni ’50 – ’60, anche qui la narrazione semplicistica si appoggia sul cast, con gli interpreti che si fanno carico di innalzare e dare linfa alla sceneggiatura e alle situazioni che presenta. Purtroppo ciò non avviene, con nulla di veramente nuovo che viene mostrato sotto il sole (d’Ungheria). Nonostante pretenda anche di raccontarci il panorama politico attuale, se pur chiaramente da un punto di vista farsesco, Natale a 5 Stelle sembra continuamente un film vecchio, soprattutto in modi di fare ed atteggiamenti: la descrizione del rapporto uomo-donna non sembra mai appartenere neanche a questo secolo, figuriamoci al 2018, col maschio costantemente o voglioso o geloso e la femmina, sia santa che peccatrice un po’ vergine e un po’ provocante, non è mai persona ma sempre trofeo da mettere in mostra, possibilmente svestita, da bramare e conquistare.

Che siano i tropi di questo sotto-genere della commedia italiana siamo tutti d’accordo, ma ciò non ne garantisce l’efficacia alle porte del 2019.

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