Caput Mundi: Nero 1 – L’inferno è Vuoto | Recensione

Pubblicato il 29 Ottobre 2018 alle 11:00

Caput Mundi riparte con una seconda stagione incentrata sul “lupacchiotto” Nero e dove incontreremo vecchi alleati, nuovi amici e una sana dose di ultraviolenza nelle strade di una Roma oscura e decadente.

Caput Mundi – I Mostri di Roma è stato uno dei successi della passata stagione editoriale grazie alla lungimiranza di Editoriale Cosmo e ad un gruppo di giovani, ma esperti anzi espertissimi, sceneggiatori che hanno sviluppato in maniera personale un concept di Roberto Recchioni.

Già annunciata ancora prima che terminasse la prima stagione, debutta la seconda stagione Caput Mundi – I Mostri di Roma: Nero ovvero tre nuovi episodi, in uscita in edicola e fumetteria da novembre 2018 a gennaio 2019, che avranno come protagonista proprio Nero, il lupo protagonista della prima stagione.

Il primo numero di Caput Mundi – I Mostri di Roma: Nero si apre con la stessa pacatezza con cui si era chiusa la prima stagione: un’orgia selvaggia in un salotto della Roma bene viene bruscamente interrotta da una commando che compie una strage. Gli uomini sono alla ricerca di qualcosa… una penna USB che il padrone di casa nasconde nella borsetta di una delle ragazze che partecipano alla “festa”.

Il “colpo” è commissionato dalla Mummia. Ma il signore del crimine di Roma non era morto un anno prima sotto le macerie di San Pietro?

Ritroviamo Nero, ora si fa chiamare Davide, e lavora come muratore in un cantiere tenendo a bada i suoi istinti durante le notti di luna piena. Quando per puro caso il suo capo viene aggredito nel cantiere per una estorsione, gli scagnozzi mandati ad intimidirlo fanno il nome della Mummia e Nero capisce che è il momento di tornare in città dove il panorama criminale sembra cambiato e in cui nuovi attori, come l’elusivo Teschio, agiscono indisturbati.

La Mummia però scopre ben presto che la pennetta USB è stata trafugata e i napoletani con cui si è alleato iniziano a fare pressioni su di lui. Si scatena così una caccia alla donna che trova riparo nel rifugio di Lamia, una vecchia conoscenza di Nero. Lì lo stesso Nero deciderà di spedire la ragazza a Milano e capire se effettivamente la Mummia è viva e quali sono i suoi piani ma non prima di rivelare che la sua “condizione” è stata in qualche modo manipolata dalla Mummia stessa durante la battaglia finale a San Pietro.

Intanto proprio la Mummia, stancatosi dei suoi alleati napoletani, vuole ottenere questa dannata penna USB – dal contenuto ancora oscuro – decidendo quindi di convocare Nero e rivelargli la sua identità…

La ragazza, e la penna USB, sono arrivate a Milano nel frattempo dove sono prese in custodia da un’altra nostra vecchia conoscenza…

Intervistati qualche settimana fa i due autori di Caput Mundi – I Mostri di Roma: Nero, ovvero i “soliti noti” Dario Sicchio e Michele Monteleone, avevano promesso una serie che sarebbe ritornata in un modo o nell’altro a quelle radici che affondavano nel nuovo neorealismo italiano ed è così è infatti con parecchi richiami a quel tipo di narrazione nella sua forma spiccatamente cinematografica con evidenti echi ad esempio al cult Lo Chiamavano Jeeg, nella caratterizzazione del villain, ma anche per certe atmosfere che evidenziano una divisione fra “il mondo di sopra” e “il mondo di sotto”.

Questo primo numero intitolato L’Inferno è Vuoto introduce vecchi e nuovi personaggi pigiando a tavoletta sull’acceleratore sin dalle battute iniziali ma risultando al contempo un albo denso di spunti interessanti non solo dal punto meramente narrativo. I due autori infatti non mancano di inserire una voce “sociale” sullo sfondo delle vicende di questi “mostri”: due candidati sindaci che si combattono fra buonsenso e populismo per la guida di una città che, come tristemente ci hanno fatto notare i fatti di cronaca più recente, è la fotografia di una realtà, di una Italia, decadente.

Affilatissima è la parte grafica dell’albo. Se Pierluigi Minotti illustra due sequenze speciali con il solito tratto espressionistico, spigoloso e carico di neri, la vera sorpresa è Francesco Mobili che unisce una eccellente cura anatomica con un particolare dinamismo nelle scene d’azione che si traduce in una tensione fra una impostazione tipicamente italiana della tavola e la sua “estremizzazione” americana con qualche doppia spread e un uso delle inquadrature mai banale e sempre attento ad esaltare quel dinamismo citato poco fa. Il tratto è pulito e preciso e ricorda i lavori di mostri sacri come Roi, Montanari & Grassani e Casertano.

Da segnalare, oltre la consueta ottima cura carto-tecnica dell’albo Editoriale Cosmo, anche l’ottimo lavoro in fase di lettering di Maria Letizia Mirabella e la stratosferica cover di Marco Mastrazzo, artista ormai lanciatissimo e che si sta guadagnando una fetta di estimatori sempre più grande.

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