La Brutta Gente – Recensione

Pubblicato il 7 Febbraio 2012 alle 10:58

Trent’anni di lotte sindacali dagli albori, nella Francia rurale visto dall’ottica privilegiata di due testimoni, questo è “La Brutta Gente” di Étienne Davodeau

La Brutta Gente

Autori: Étienne Davodeau
Casa editrice: Qpress
Provenienza: Francia
Prezzo: € 22,90 Euro
Data di pubblicazione: 2010

Trent’anni di lotte sindacali dagli albori, nella Francia rurale degli Anni ’50, fino agli Anni ’80 con l’elezione del presidente François Miterrand, passando per le piccole e grandi trasformazioni sociali, politiche e anche religiose dei nostri cugini d’Oltralpe; dalla formazione dei primi gruppi cattolici sportivi, che nascevano dall’esigenza di venire incontro ai giovani operai che andavano popolando le nuove fabbriche, alla costituzione dei primi sindacati all’interno delle stesse che avrebbero dato il via a numerose lotte in difesa dei diritti dei lavoratori, arrivando a toccare la formazione umana, culturale e sociale di intere generazioni.

Il tutto visto dall’ottica privilegiata di due testimoni che hanno vissuto in prima persona questi decenni di trasformazione, individuale ancora prima che collettiva, ovvero i genitori stessi dell’autore; principali protagonisti con la loro storia vera di vita vissuta, l’autore ne ha attinto grandemente per documentare la sua opera, soprattutto prendendovi lo spunto decisamente originale e felice.

La brutta gente del titolo è un riferimento agli abitanti della regione francese del Mauges, situata nell’Ovest francese, gente chiusa e schiva il cui carattere nei secoli gli è valso l’appellativo di Mauvalses Gens (appunto “brutta gente”), la cui contrazione dà il nome della regione, Mauges; di qui l’autore inizia il racconto veramente mirabile dei suoi genitori, Marie-Jo e Maurice, e delle loro radici a cavallo tra la Chiesa e la campagna che iniziava a trasformarsi e a dare spazio alle industrie e alle fabbriche.

Una storia che al di là del tema, forse a tutta prima di non così immediato interesse come si potrebbe pensare, è invece narrato in maniera coinvolgente e entusiasmante, attingendo dalla memoria (storica) prima dei suoi genitori e poi anche di altri protagonisti della loro vita (preti cattolici, sindacalisti); Davodeau ripercorre quasi trent’anni di storia dei sindacati francesi, ma anche trent’anni di cambiamenti politici, religiosi (il Concilio Vaticano II del 1962, la contrarietà alla contraccezione artificiale nel 1968 da parte della Chiesa) e quindi di mutamento nella consapevolezza sociale, mescolando abilmente le vicissitudini dei suoi famigliari con quelle del suo Paese.

Introducendo anche se stesso nella narrazione, mentre discute in prima persona di alcuni passaggi con gli altri protagonisti, ottiene un quadro compiuto e appassionante, un vero e proprio reportage puntualmente documentato passo dopo passo; talvolta forse eccessivamente prolisso (in taluni momenti le diverse sigle politiche e sindacali e le numerose note storiche rasentano il parossismo), eccessi dovuti sicuramente alla passione viscerale verso quanto stava scrivendo, non cade mai però nel pedante e soprattutto nell’eccessivamente pesante o noioso (anzi!).

L’opera arriva inoltre col favore di una notevole mole di premi, Premio del Pubblico e Premio per la Miglior Sceneggiatura (come per l’opera precedente Rurale!) al festival di Angoulême, il Grand Prix de la Critique (assegnato ogni anno dall’associazione francese ACBD ovvero dei Critici e Giornalisti di Bande Dessinée) e il Premio France Info per il fumetto di attualità e di reportage; a questi va aggiunta una rassegna stampa (nostrana) dai toni perfettamente in sintonia, certamente positiva, facilmente reperibile sul sito della Qpress (www.qpress.info), dove potete risalire agli articoli entusiastici di Fumo di China, Linus e Provincia Oggi tra gli altri.

La storia, densa e complessa di Étienne Davodeau, questi premi e questa grande attenzione in effetti se li merita tutti, oltre che per l’estrema cura complessiva anche per la forza dei contenuti e la passione che trasuda da ogni pagina, tanto da far sentire il lettore direttamente coinvolto in prima persona nelle diverse vicissitudini; buonissima anche la parte grafica, che con un tratto essenziale e molto espressivo completa il disegno d’insieme, molto efficace nel cogliere gli stati d’animo anche più celati dei diversi protagonisti.

Ottima la confezione e la stampa come è consuetudine della casa editrice (addirittura in questo caso sembrerebbe superiore a quella originale francese), 184 pagine in carta patinata opaca con brossura e rilegatura a filo refe per 22,90 Euro, un prezzo tutto sommato abbastanza accettabile vista la qualità dell’edizione (senza contare i contenuti), soprattutto confrontando il rapporto qualità/numero di pagine/prezzo delle altre proposte sempre della Qpress.

Voto: 8

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