Fullmetal Alchemist Live Action | Recensione

Pubblicato il 21 Febbraio 2018 alle 15:00

La storia dei fratelli alchimisti Edward e Alphonse Elric creata da Hiromu Arakawa e raccontata nel suo manga Fullmetal Alchermist trova in questo live action la sua trasmutazione in opera cinematografica, ma il risultato sembra non rispettare il principio dello scambio equivalente.

Fullmetal Alchemist è stato serializzato sulla rivista di proprietà di Square Enix Monthly Shōnen Gangan fra il 2001 e il 2010.

Il suo successo è stato tale da tradursi in una prima serie anime omonima andata in onda fra il 2004 e il 2009, dunque prima ancora che la storia venisse pubblicata integralmente, il che spiega come mai da un certo punto in poi la trama si discosti moltissimo dal lavoro originale. La serie trova la sua naturale conclusione nel film di animazione del 2005 Il conquistatore di Shamballa.

Per questo, fra il 2009 e il 2010 vide la luce una serie animata che segue molto fedelmente gli eventi del manga, intitolata Fullmetal Alchemist: Brotherhood.

Sono stati realizzati anche altri progetti collegati al manga, fra cui light novel e videogiochi, e questo film in live action è solo l’ultima trasposizione dal punto di vista cronologico di una storia ricca, complessa, profonda, commovente e crudele.

  • L’alchimia non è magia. È scienza

Nel mondo di Fullmetal Alchemist, che ricorda un po’ il ‘900, assieme alla scienza come la conosciamo convive l’alchimia, considerata anch’essa a tutti gli effetti una scienza. Per poter eseguire correttamente una trasmutazione, l’alchimista ha bisogno dei materiali di base di cui è costituito l’oggetto che si vuole trasmutare e di un cerchio alchemico, un circolo recante al suo interno dei simboli alchemici.

L’alchimia però funziona soltanto se si rispetta il cosiddetto “principio dello scambio equivalente”, in base al quale è d’obbligo scambiare una certa quantità di una sostanza con un’altra dello stesso valore.

I due principali protagonisti della storia sono Edward e Alphonse Elric, due fratelli che si dilettano con l’alchimia fin da bambini e che ora sono alla disperata ricerca della Pietra Filosofale, un oggetto talmente potente da permetter a chi ne fa uso di ignorare il principio dello scambio equivalente. 

A mettere i bastoni fra le ruote dei giovani fratelli Elric ci sono i principali antagonisti della storia, gli Homunculus, creature simili agli esseri umani, ma dalla natura misteriosa. Gli Homunculus sembrano anche essere immortali.

In questo mondo, esiste anche un corpo militare apposito, gli Alchimisti di Stato, nel quali Ed entrerà giovanissimo, a soli 12 anni. Ogni alchimista ha diritto a un soprannome, e per Ed viene scelto “Alchimista d’Acciaio”, per via degli arti artificiali di cui dispone, ovvero il braccio destro e la gamba sinistra (in questo mondo, tali strumenti vengono chiamati “Automail”). Ed ha inoltre un’altra particolarità: riesce a praticare l’alchimia senza utilizzare il cerchio alchemico.

  • Dal manga al film

Come potete vedere anche solo dal breve trailer qui in alto, gli effetti speciali del live action di Fullmetal Alchemist sono realizzati con cura e in maniera molto realistica.

La regia segue i protagonisti delle varie scene per trasmette il senso della frenesia delle azioni, quando necessario. I costumi e l’armatura di Al sono davvero molto fedeli all’opera originale, anche se una menzione a parte meritano le acconciature, alcune delle quali dall’aspetto decisamente posticcio.

Per quanto riguarda le ambientazioni, poiché quelle dell’anime ricordano le architetture italiane, si è scelto di filmare la maggior parte delle scene a Volterra, in Toscana.

Se l’aspetto e l’impatto visivi sono buoni, i problemi sorgono se si analizza il film dal punto di vista narrativo. Il live action in esame, disponibile dal 19 febbraio 2018 su Netflix, riprende la storia originale, anche se modulandola in maniera differente: alcuni eventi e personaggi sono completamente assenti (ad esempio, vengono mostrati solo 3 Homunculus), altri, di cui si viene a conoscenza solo verso la fine del manga o dell’anime, vengono presentati immediatamente, mentre altri ancora sono talmente condensati da risultare di difficile comprensione da parte di chi non conosca il manga o l’anime.

La forza di Fullmetal Alchemist sta non solo nella caratterizzazione dei personaggi, ma anche negli eventi narrati, nella logica che muove un mondo per certi versi molto familiare, e per altri decisamente molto lontano dal nostro. L’opera originale ha anche spunti comici molto divertenti, in netto contrasto con la durezza e la forza di alcuni eventi.

In alcuni momenti, poi, il coinvolgimento emotivo è totale, e le emozioni provate dai protagonisti sono quasi tangibili. Inoltre, gli intrecci sono a volte complessi, ricchi di colpi di scena inaspettati, facendo di Fullmetal Alchemist qualcosa di più un semplice shonen di combattimento.

Tutto questo trova invece nel live action una trasposizione piuttosto misera: la repentinità con cui sono trattati alcuni temi e la totale assenza della trattazione di altri ne impedisce quasi una corretta comprensione. Il problema principale del film è dunque il tentativo di condensare in circa 2 ore e mezza un’opera molto ricca, davvero troppo per essere raccontata in maniera esaustiva in così poco tempo.

Il finale aperto del film potrebbe far pensare che in futuro la storia di Ed e Al verrà ulteriormente approfondita in un secondo live action, ma per il momento questo primo film non è che un pallido riflesso della grandezza dell’opera da cui è tratto, il che è deludente, soprattutto vista la cura impiegata per l’aspetto più meramente estetico del film, tutto sommato piuttosto fedele all’originale.

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